A primo impatto i fratelli e gemelli Balestra sembrano identici. Qualcuno non attento ai dettagli direbbe che i loro visi siano quanto più di simile al mondo, a partire dai capelli ricci e castani scuri, agli occhi liquidi color miele e il sorriso tenero e dolce, con un piccolo spazio tra i due incisivi.
Come ho detto, sembrano, perché caratterialmente sono l'uno l'opposto dell'altro.
Per farvi capire meglio, sono un po' come lo yin e lo yang.
Lo yin è Jacopo, il maggiore soltanto per pochi minuti. Ciò non vuol dire che lui emani un'energia negativa come nell'antica filosofia cinese anzi, diciamo che questo paragone è dettato dal suo essere particolarmente impulsivo.
Jacopo è ciò che viene definito la testa calda o pecora nera della famiglia Balestra. Per ogni guaio - o marachella da bambino - che si veniva a creare, la prima persona che andavano a cercare era sempre lui.
Non perché fosse una persona cattiva o un bulletto qualsiasi, ma perché aveva una specie di talento nel mettersi nei guai, a volte persino divertendosi per non farla pesare troppo ai genitori che avrebbero dovuto ripagare i suoi danni.
Non era uno studente perfetto al liceo linguistico che frequentava, non gli piaceva passare tempo sui libri e fortunatamente, grazie alla sua memoria fotografica, riusciva a raggiungere la sufficienza in quasi tutte le materie. Nonostante avesse una preferenza per le materie umanistiche come filosofia ma ovviamente anche motoria.
Era una miccia incontrollabile che tantomeno i genitori riuscivano del tutto a controllare, per cui ormai avevano quasi perso le speranze.
Dall'altra parte però, i genitori potevano consolarsi con Simone, quell'anima tanto fragile e dolce del fratello.
Simone era tutt'altro che istintivo. Lui ragionava e prima di agire ci pensava minimo venti volte, pensando alle conseguenze di tutto.
Era un genio nelle materie scientifiche lui, tanto che usava la matematica quasi come valvola di sfogo in momenti in cui i pensieri che rimuginavano in testa erano troppi da non riuscire a controllarli.
Al contrario del fratello poi, aveva una vita sociale minima. Ciò vuol dire che ad una festa in discoteca tra fiumi di alcool e musica scadente, Simone preferiva di gran lunga un libro o un film, anche vecchiotti, nel suo caldo e accogliente letto.
Jacopo aveva tante conoscenze, Simone pochi amici ma buoni.
Jacopo aveva una ragazza, Sofia, che per la testa matta che aveva, era riuscito a tenersela stretta da tre anni ormai. Simone invece, aveva appena capito che con le ragazze, non avrebbe mai potuto essere sé stesso in quel modo.
Ma nonostante queste grandi differenze, i fratelli Balestra si volevano un bene dell'anima. Piuttosto si sarebbe uccisi l'uno per l'altro.
Certo, per Simone risultava più difficile difendere Jacopo, semplicemente per il carattere introverso e impacciato che si ritrovava. Ma appena qualcuno osava sfiorarlo a parole o gesti, Jacopo scattava e non ce n'era più per nessuno.
Mille volte Simone gli aveva detto che per difenderlo non serviva la violenza ma quelle parole da una parte entravano nell'orecchio di Jacopo e dall'altra uscivano.
«Ci devono solo riprovare a dirte quello che t'hanno detto mo, glie taglio le gambe a tutt'e due»
Nonostante tutto però, come già detto, i due avevano un rapporto che andava al di là di tutti i rapporti e caratteri che caratterizzava loro e la gente che li circondava.
Quel caldo pomeriggio di giugno, Jacopo aveva deciso di andare in piscina, nella solita in cui andavano persino da piccoli, assieme a Sofia e Simone; le uniche persone che conosceva lui che non avevano debiti estivi da recuperare a settembre.