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Il silenzio regnava su Brașov. La città dormiva, ricaricando le batterie per poter affrontare una nuova giornata. A quell'ora, in quella che era considerata la capitale culturale della Transilvania, in quel freddo venerdì notte di ottobre, tra le casette variopinte, non si trovava più nessuno in giro, se non un gatto randagio, a cui probabilmente non andava nemmeno a genio il muoversi in un'atmosfera tanto affascinante quanto spettrale.

Il felino, mosso dalla necessità di trovare un riparo, si aggirava nei pressi della Biserica Neagră*. Chissà, magari sarebbe riuscito a trovare un cantuccio dove rifugiarsi e passare il resto della notte all'ombra dell'edificio.

Mentre svolgeva la sua ricerca, la quiete venne interrotta da un rumore di tacchi in movimento.

Si fermò, alzando lo sguardo con terrore. Qualche momento dopo, un altro rumore simile gli fece quasi eco.

La donna che stava arrivando a grandi passi era una figura esile vestita con una giacca di pelle slacciata, che le scopriva la camicia bianca. A coprire le sue gambe, un paio di jeans neri. I capelli color nocciola le saltavano sulle spalle, e le pupille guizzavano alla ricerca di testimoni indesiderati.

Il gatto, non appena la vide, fuggì via. Avrebbe trovato un altro posto dove passare la notte.

La donna si fermò infine a poche decine di metri dalla basilica, gettando una rapida occhiata verso il maestoso edificio. Abbassò lo sguardo, e seguì i movimenti dell'altra donna, vestita identica a lei ma più bassa e con capelli neri mossi, che la raggiungeva.

«Vigilamus noctem**» fece quest'ultima.

«Et iustitiam***» rispose l'altra.

Iniziarono a camminare lungo il perimetro esterno della chiesa, dandosi un'occhiata intorno.

«Ogni tanto vado sul monte Tampa ad osservare la città, per ricordare i vecchi tempi» iniziò la donna dai capelli neri, con tono nostalgico. «Ricordo la Brașov del Cinquecento. E ricordo com'era in origine questa chiesa. Quando nacqui, era stata completata solo da qualche decennio. Nel 1689 venne data alle fiamme. Per questo la chiamano "la chiesa nera". Nel Settecento l'hanno restaurata, e ha perso il suo aspetto originale. Un po' come abbiamo fatto noi vampiri. Non siamo più quelli di una volta. Non veniamo più temuti come allora. La gente aveva paura di uscire di casa una volta calato il sole. Mi piange il cuore vedere Brașov così... allegra e variopinta. Per non parlare di quella pacchiana scritta in salsa hollywoodiana.»

«Con tutto il rispetto, Doamna**** Olympia, non credo che l'urgenza della quale mi ha avvertito sia una sua irrefrenabile voglia di abbandonarsi ai ricordi» tagliò corto la donna dai capelli color nocciola.

Olympia sorrise.

«Sarò anche giovane, esteticamente, ma ho due secoli più di te, Maria Codreanu. È fisiologico, ad una certa età, abbandonarsi sovente al flusso di ricordi» proferì.

Seguirono degli attimi di silenzio, per accertarsi nuovamente che non ci fosse nessuno in ascolto.

«Ad ogni modo, come puoi immaginare, non disturbo la tua quiete per una bazzecola. Le nostre consorelle a Bucarest ci informano di un potenziale... cliente in arrivo».

«Che ci pensino loro, allora» disse Maria, alzando le spalle. «O sta forse suggerendo che tra i nostri ranghi non ci siano più elementi di valore?»

«L'obiettivo è esperto. Si muove spesso, non resta mai a lungo in un luogo. Toccata e fuga. Serve una cacciatrice esperta.»

Infilò la mano in una tasca interna della giacca, tirando fuori una foto e allungandola verso Maria. L'immagine ritraeva un giovane dai capelli neri tirati all'indietro con la lacca.

«Pietro Ceraso. Trentadue anni. Giovane imprenditore di Torino» iniziò la Doamna. «È un volto già noto nei bordelli di tutto l'Est Europa. Non ci sono prostitute da Amsterdam a Mosca che non abbiano sentito parlare almeno una volta di lui.»

«Chi è la committente?»

«Sua moglie è entrata in contatto con la nostra agente in Italia, Lena. Ci ha chiesto di investigare, e di ucciderlo in caso dovessimo coglierlo sul fatto.»

Maria continuò a guardare la foto.

«Non vedo ancora il motivo per cui debba occuparmene io» disse, sfrontata.

«Maria, il nostro ordine sta lentamente svanendo» esclamò Olympia. «Ti ricordo che l'ultima volta che ci è stata permessa una mietitura è stata poco dopo l'arrivo di Ceauṣescu. Tra la rivoluzione, e le morti che si sono susseguite negli ultimi trent'anni, le nostre fila si sono ridotte. Per quanto il governo copra le nostre azioni, nasconda la nostra esistenza, ci finanzi per risolvere i problemi legati alla prostituzione e chiuda un occhio su qualche reclutamento illegittimo, siamo rimaste in poche ad avere un'esperienza secolare. Tu, mia cara, sei una delle Sânge Vechi più antiche rimaste.»

«Ma non l'unica.»

«Tutte le altre sono in missione, o stanno gestendo le nostre basi sparse nei distretti della Romania. E da te non sta succedendo nulla di rilevante. So di chiederti molto nel lasciare il comando alla tua vice, ma si tratta di un lavoro della massima urgenza.»

Maria, quando non veniva spedita in missione, gestiva la base del distretto di Bihor a Oradea, vicino al confine con l'Ungheria, sorvegliando la fascia di confine di sua competenza. La sua vice, Voichita Tavitian, era più giovane di un secolo di lei, e nonostante avesse esperienza, non aveva buone capacità da leader. Le Sânge Vechi stabilivano i ranghi in base all'età, e sebbene Voichita fosse un membro esemplare, riuscendo a non deludere mai la sua superiore, si rendeva perfettamente conto, nonostante il secolo di attività alle spalle, che il comando non faceva per lei. Doveva sempre avere qualcuno sopra a darle ordini.

«Siamo a conoscenza del suo piano di viaggio? Qual è il suo obiettivo?» chiese la Codreanu.

«Arriverà in auto domani sera. Per prima cosa, si fermerà un paio di notti a Bucarest, per seguire una conferenza dedicata a imprenditori italiani. Farà poi una sosta a Sibiu, e infine raggiungerà Timișoara, dove andrà a far visita alla fabbrica che produce componenti per la sua attività. È qui che presumibilmente si intratterrà con qualche prostituta.»

«Suppongo che Timișoara non sarà l'ultima tappa del suo viaggio.»

«Rientrerà in Italia passando per Ungheria e Austria. Dobbiamo fermarlo finché è in Romania. Fuori non saremo tutelati, come ben sai. Deve raggiungere Timișoara e svolgere la sua visita incolume. Solo la sera potrai eliminarlo.»

«Sarà un'operazione in solitaria, oppure avrò assistenza?»

«Sarai in compagnia di Stela Olaru a Bucarest, è già sul posto. Avrai a disposizione alcune donne di Tereza Martinescu a Timișoara. A Sibiu non avrai nessuno, il gruppo di Diona Manea interverrà solo in casi di estrema urgenza. Stanno indagando sul gestore di un bordello clandestino.»

Le due erano quasi tornate al punto di partenza. Avevano praticamente percorso l'intero perimetro esterno della chiesa.

«Chieda a Tereza di mandare le sue sottoposte disponibili a fare domande alle prostitute di Timișoara. Magari qualcuna di loro lo ha come cliente fisso. Io preparerò le mie cose al volo e partirò per Bucarest domani sera» fece Maria.

Olympia annuì soddisfatta. Le due si strinsero la mano.

«Buona caccia, sorella.»



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NOTE

* Basilica Nera.

** "Vigiliamo sulla notte"

*** "E sulla giustizia."

**** Titolo nobiliare in uso tra le nobildonne romene.

***** Sangue Antico.

SÂNGE VECHIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora