SÂNGE VECHI

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Maria odiava le grandi città, e Bucarest non faceva eccezione. Camminando tra le spente palazzine costruite nell'ultimo mezzo secolo, contrastate dalla presenza di edifici più antichi e belli, si sentiva veramente fuori contesto. Non riusciva a comprendere in alcun modo come i due stili potessero convivere, ma soprattutto come qualcuno potesse convivere costantemente con quella frenesia opprimente e onnipresente.

Era nata nel 1724, da una famiglia di Bazna, un minuscolo paese della Transilvania. Unica femmina dei tre figli di Marku Codreanu e Madalina Ghita, aveva vissuto con la sua famiglia fino a diciannove anni, quando aveva conosciuto e sposato un altro giovane del paese. Quando aveva ventiquattro anni, una piccola epidemia di tubercolosi aveva colpito e ucciso gran parte della popolazione, inclusa la famiglia e il marito. Lei era finita in punto di morte, quando alla sua porta si era presentata Doamna Olympia Stanescu, vedova di un nobiluomo di Brașov. La donna aveva morso la ragazza, rivelando la sua natura vampiresca ma salvandole la vita.

Da allora, Maria era entrata nel giro delle Sânge Vechi, girando di continuo per far perdere le sue tracce e tornando nel suo paese natale di rado, quando ormai la sua generazione era morta da tempo e di lei non ne aveva più memoria nessuno. Durante gli anni, le vampire avevano ricoperto vari incarichi, dai più deprecabili ai più nobili. Nell'ultimo secolo, dopo essere sopravvissute alla seconda guerra mondiale e aver servito sia i nazisti che i sovietici, erano state reclutate come spie da Gheorghe Gheorghiu-Dej, presidente della neonata Repubblica Popolare Romena, e poi da Nicolae Ceauṣescu, dittatore dell'allora Repubblica Socialista di Romania, che permise loro di eliminare oppositori politici e di vampirizzare un numero consistente di donne, aumentando le loro fila. Riuscì, assieme a gran parte dell'organizzazione, a emigrare temporaneamente in Svizzera, per sfuggire alla rivoluzione romena del 1989. Quelle rimaste che non riuscirono a nascondersi in tempo furono giustiziate. Tornate in patria nel 1993, si misero nuovamente a disposizione dello Stato, stavolta con l'obiettivo di riabilitare il loro nome, mettendosi a tutela delle prostitute romene, combattendo lo sfruttamento, il favoreggiamento e tutta un'altra serie di problematiche sociali legate ad esso. Ufficialmente non esistevano, ma tra la popolazione romena le voci sull'esistenza delle Sânge Vechi correvano da decenni. Con l'avvento di Internet, il mito aveva avuto risonanza mondiale, ma riportando sempre notizie fantomatiche o false.

Ora, Maria camminava nei pressi di Piazza della Rivoluzione. Era stata lì innumerevoli volte, nel corso dei decenni. In quel luogo, i romeni accorrevano per ascoltare i discorsi del Conducător. In mezzo, era stato eretto un obelisco in memoria delle vittime della rivoluzione. Maria controllava da una posizione favorevole se tra la folla ci fossero malintenzionati e, ove necessario, ne provvedeva alla caccia e alla neutralizzazione.

Si fermò proprio nei pressi del monumento, guardandosi intorno.

Il sole era tramontato da poco. Abitanti di Bucarest e turisti affollavano ancora le strade. C'era chi tornava a casa, chi andava a mangiare fuori, e chi passeggiava tranquillamente. La vita scorreva frenetica.

«Lasciare Costanza è brutto. Lasciare Costanza per andare a Bucarest è anche peggio.»

Stela Olaru era una delle donne reclutate durante la mietitura autorizzata da Ceauṣescu. Bionda, occhi da gatta e fisico atletico, aveva raggiunto da poco i quarantacinque anni al momento della trasformazione. Maria l'aveva reclutata a Costanza, salvandola da un marito violento. Accettò di unirsi a loro per ricambiare il favore, ma soprattutto aiutare altre donne che fossero nella stessa situazione.

Maria si girò, sorridendo.

«Come ha preso Florenta Cinca la richiesta di Doamna Olympia di mandarti a farmi da assistente?» chiese.