2. Skylar

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Avete presente quando tutto va per il verso giusto? Quando siete fuori con il grande amore della vostra vita a fare una passeggiata tra i fiori colorati? Quando arrivate a un punto della vita in cui siete profondamente realizzati, sia sul piano emotivo che lavorativo, e vi sentite così felici da far schifo? Ecco. Adesso leggete ogni cosa al contrario, perché questo stile di vita tutto "rose e fiori" non mi appartiene. Sono Skylar Le Blanche e quella che state per scoprire è la mia storia. Mi rincresce avvertirvi che potrebbe non essere adatta per tutti e lo capisco da un lato, perché ci si aspetta di leggere la classica favoletta della principessa che incontra il suo principe azzurro, in cui i due si innamorano ed è subito: vissero per sempre felici e contenti. Vi svelo un segreto, il romanticismo non scorre nelle mie vene! Dicono che sia venuta al mondo in un giorno di pioggia tempestosa, forse è per questo motivo che amo i temporali, preferendoli addirittura alle calde e tranquille giornate di sole. Pensate che sia strana? Beh, aspettate a trarre delle conclusioni affrettate perché ancora non mi conoscete. So essere ancora più strana! Non a caso, circa ventuno anni fa, i miei genitori scelsero di donarmi uno dei nomi più bizzarri al mondo. Però su questo aspetto non ho colpe, ero troppo piccola e indifesa all'epoca per obiettare tale scelta. Piccola e indifesa... Non credo esista una sensazione peggiore di quella. La provo tuttora, mentre osservo per l'ennesima volta il referto medico che spiega la mia attuale condizione clinica. Recidive carcinoma polmonare destro inoperabile. Questa è la prima frase che mi è saltata immediatamente all'occhio nel preciso istante in cui, due settimane fa, ho aperto il referto. Una dicitura scritta in grassetto e circondata da altre migliaia di frasi futili, per quanto mi riguarda, dato che il succo dell'intero documento è racchiuso in quelle cinque parole. «Signorina Le Blanche, è dura anche per me, ma ho l'obbligo di informarla che la terapia sperimentale che in questi tre mesi le abbiamo somministrato non ha avuto l'effetto desiderato. Nei nuovi esami risulta ancora una volta la presenza di una massa inoperabile. Mi rincresce raccomandarla di godersi più che può tutto il tempo che le resta perché, ahimè, non è tanto». Questo mi disse il dottor Aaron Thorne, l'oncologo di fiducia, quando mi consegnò la cartella clinica. Durante i tre mesi d'estate si è impegnato con tutto se stesso a seguire passo dopo passo il mio caso complicato, accertandosi di eseguire ogni procedura nel migliore dei modi e provando anche l'impossibile, nel vano tentativo di sconfiggere quel demone succhia-aria che giace appollaiato sul mio polmone destro. Ma ha vinto comunque lui, il mostro che mi toglierà anche l'ultimo respiro. Ricordo ancora la voce tremante del medico e il modo in cui i suoi occhi diventarono rossi e lucidi, mentre mi comunicava il suo insuccesso nel salvare una giovane donna che della vita si era goduto ben poco. È normale, potreste pensare, è pur sempre un essere umano. Già. Ed è proprio per questo motivo che i miei famigliari e i miei più cari amici sono all'oscuro del mio malessere. Amo la mia famiglia, l'ho sempre amata e amo l'amore che lega i miei genitori. Condividono da oltre vent'anni una tipologia di sentimento che per me rappresenta l'eccezione: un amore sincero, profondo e leale che non conosce tradimento né peccato. In poche parole, la dimostrazione d'amore che ai giorni odierni è quasi del tutto estinta. Ma più di ogni altra cosa, amo mio fratello Logan. Il mio piccolo Stitch dai folti e scuri capelli ricci che, con la sua nascita, ha portato luce nella mia vita. È due anni più piccolo di me, ma è come se non ci fosse alcuna differenza di età tra noi. La nostra complicità supera di gran lunga ogni limite. Siamo da sempre l'uno il pezzo mancante dell'altra. Come potrebbe reggere il peso di questa notizia? Lo distruggerei se solo gli raccontassi che la mia corsa sta per finire. Come potrei io, sorella maggiore, infliggere tale dolore alla parte più vitale del mio essere? In molti di sicuro non capiranno questa mia decisione. Qualcuno dirà che sono ingiusta, altri che non sono sincera e ci sarà anche qualcun altro che insinuerà il fatto che non tenga abbastanza a loro da renderli partecipi di questa esperienza. Non so realmente come andrà a finire, nessuno lo sa, non si può mica prevedere il futuro! Ma una cosa la so per certo. Non trascinerei mai giù con me, in quel tunnel oscuro, le persone che amo. L'anziana signora che è seduta accanto a me mi guarda con pena. Di sicuro avrà ficcanasato in faccende che non la riguardano, come del resto ogni persona della sua età fa per abitudine. La pena. Ecco l'altro aspetto, correlato a ogni forma di malattia, che vorrei evitare come la peste. Farò il possibile per vivere il tempo che mi resta nella normalità più assoluta. Mi godrò ogni cosa e farò ciò che ho sempre desiderato, a partire dal primo obiettivo citato nella lista: fare la volontaria nei paesi più a rischio. Sì, se ve lo state chiedendo, la risposta è sì! Ho stilato una lista di cose da fare prima di lasciarci le penne. È banale, lo so, ma cercate di capire, la mia vita ha sempre seguito i piani che io stessa ho programmato nel minimo dettaglio! Fino a tre mesi fa, intendiamoci. «Si avvisano i gentili passeggeri che l'aereo sta per atterrare e che siamo giunti a destinazione». Gli altoparlanti rendono robotica la voce dell'assistente di volo. Sono ormai due settimane che affronto continui viaggi, atterrando nei vari paesi definiti red zone a causa del tasso elevato di guerre. Come ultima destinazione ho scelto la Nigeria. Una volta scesa dall'aereo, getto il referto appallottolato nel primo cesto dei rifiuti che incontro sul mio cammino dopo di che raggiungo l'accampamento dei miei colleghi, un gruppo di volontari che persegue il mio stesso obiettivo: aiutare i bisognosi senza ricevere nulla in cambio. Abbiamo deciso di creare un'associazione no profit, chiamata "SSGK, gli eroi no profit". Ovviamente quel nome ridicolo non è stato partorito dalla mia mente strana. Ci tenevo a chiarirlo. Va bene unire le iniziali dei nostri nomi, ma aggiungerci l'appellativo: gli eroi no profit... «Ehi, Sky! Siamo qui!» Ed ecco che spunta fuori dalla tenda la testa bionda di Gary, il più simpatico e pimpante del gruppo, seguito da Steeve. Quest'ultimo è stato soprannominato il nerd perché tende a stare in disparte e tollera solo la compagnia del suo pc. Infine c'è Kate, la ragazza più timida e premurosa che abbia mai conosciuto, sempre pronta a dare tutta se stessa per aiutare il prossimo. Li conosco solo da due settimane, ma ho già ben chiari i loro profili caratteriali, i loro timori più grandi e le cotte amorose che si ostinano a tenere nascoste. Ma con me non esiste mistero che regga. Sono sempre stata brava a studiare le persone, cercare di scoprire qualcosa in più sul loro conto entrando, in senso metaforico, nelle loro menti è uno dei miei passatempi preferiti e difficilmente il mio sesto senso sbaglia. «Ciao ragazzi!» Ricambio il cinque di Gary, che ben presto si trasforma in un leggero colpo di spalla, e sorrido agli altri due. Steeve arrossisce e ritorna in tenda senza dire una singola parola, mentre Kate tortura le sue povere unghie già mangiucchiate. Ho avuto modo di capire, osservandola, che compie tale gesto quando è imbarazza per qualcosa in particolare. Mi giro nella direzione opposta e... come mi aspettavo, accanto al nostro accampamento c'è di nuovo quello dei militari. Sono qui per difendere il paese dai vari attacchi terroristici ai quali è frequentemente sottoposto. Per carità, ammiro il loro coraggio e la determinazione a far del bene a costo di mettere a rischio la propria vita ogni giorno, ma proprio non riesco a tollerare i loro sguardi che diventano famelici alla vista di una donna. Subisco i loro fastidiosi fischi, seguiti da battutine poco caste e da inopportune e insistenti occhiate da due settimane ormai. Mentre mi avvicino uno di loro, mi pare si chiami Ronny, ghigna in modo malizioso e fa un cenno col capo al suo amico per avvertirlo del mio arrivo. Mio Dio! Proprio non lo sopporto! È un arrogante maschilista affermato che ha tentato di avvicinarsi a me svariate volte, ma senza avere successo. A gente come lui ho da donare solo l'indifferenza, ed è perfino troppo! Potessi farlo, non gli donerei nemmeno quella. Ce n'è solo uno, tra i membri del plotone, che ha attirato la mia curiosità. Non conosco il suo nome, ma è davvero un bel ragazzo. Non è molto alto, ma ha due stupendi occhi verdi abbinati a folti e ricci capelli castani. È dal primo giorno che si limita a osservarmi da lontano mentre curo i feriti, gioco con i bambini del posto o mi occupo di dar da mangiare alle persone disabili. Non ha mai osato avvicinarsi, nemmeno per un semplice ciao. Sarà una persona riservata, sulle sue, ma il suo essere diverso dagli altri mi attira molto. Dopo cinque ore di volontariato, ne passano altre due di chiacchierata generale con Gary. L'argomento cardine è il suo interesse verso una ragazza speciale, ma irraggiungibile. Non ha pronunciato apertamente il suo nome, ma non occorre che lo faccia. Ho capito chi è dal primo giorno! Dato che tutti dormono, decido di uscire dalla tenda e godermi il silenzio della notte seduta di fronte al fuoco. Starei ore intere a fissare la danza creata da quelle fiamme arancio, alimentate dalla legna, e ad ascoltare quel leggero crepitare. Mi conduce in una sorta di trance fatta di pensieri legati ai momenti passati. Mi manca mio fratello, non vedo l'ora che passi questa notte per poter salire su un aereo e raggiungere la mia città natale, Bellwood. È una cittadina situata nel cuore del New Jersey ricca di locali notturni, ma anche diurni, in cui divertirsi. Ma non solo. È caratterizzata anche da molti monumenti storici, culturali e vaste distese di curata vegetazione che, voi comuni mortali, amate definire parchi. Ogni anno, per trascorrere diversamente i tre mesi d'estate, io e Logan sceglievamo a turno una meta da raggiungere per poterci divertire oltre ogni limite, prima di ritornare nella solita routine giornaliera. Ma quest'anno è andata diversamente, sono partita senza nemmeno avvertirlo. Sentivo che qualcosa in me non andava più bene, ma era già troppo tardi. Per chi non lo sapesse, il tumore al polmone nelle fasi iniziali è del tutto asintomatico, dunque si sviluppa con facilità e nel momento in cui la vittima se ne rende conto, nella maggior parte dei casi, incluso il mio, la situazione è ormai irreversibile. Da quel che ho capito, silenzioso ma letale come una bomba a orologeria, quel mostro vive dentro di me da quasi due anni. Verso i primi di marzo, ho iniziato a presentare una tosse persistente; un'irrimediabile spossatezza, nonostante i prolungati riposi che ero solita regalarmi, e un improvviso calo ponderale. Ma ciò che ha fatto scattare il mio campanello d'allarme è stato il mio svegliarmi in una notte qualsiasi, ma indimenticabile, in quasi totale apnea. Dopo varie analisi venne rilevata la presenza di una massa sul mio polmone destro che si ingrandì con il passare dei mesi. Non ci sono metastasi, il che potrebbe essere un buon segno, ma è comunque inoperabile. Morale della favola? Sono fottuta. «Pensierosa?» Questa domanda improvvisa mi fa trasalire. Mi volto nella sua direzione e... Merda, è quel ragazzo! Finalmente si è deciso ad avvicinarsi, mi chiedevo quanto tempo avrebbe ancora atteso. «Sì, ho sempre amato estraniarmi dal mondo reale per entrare nel mio, caratterizzato da pensieri tortuosi, gelidi inverni e tempeste costanti», rispondo senza distogliere lo sguardo dal suo. Chiunque sarebbe scappato dopo questa agghiacciante confessione carica di pessimismo, ma lui no. Sorride abbassando il capo, successivamente si sfila la giacca mimetica e la posiziona sulle mie spalle. Accidenti, questa premura ora inizia a destabilizzarmi! Sento il ritmo cardiaco aumentare, ma la causa credo sia l'eccessiva quantità d'alcool che ho ingerito per sopportare la logorrea di Gary. Sì, mi consola scaricare la colpa al Bourbon e non al profumo sexy di questo tizio che sentirò addosso fino all'indomani. «Spero non ti dispiaccia», dice, mentre si siede accanto a me. Troppo vicino per i miei gusti, considerando il fatto che le nostre spalle finiscono per sfiorarsi. Doppia merda! «Notando la tua pelle d'oca, ho pensato che magari potesse servirti». Abbasso lo sguardo sulle mie braccia e solo ora mi rendo conto di avere la pelle d'oca. Quei sottili e scuri peli sono eretti come aghi a spillo per via dell'abbassamento della temperatura. «Oh. Beh, ti ringrazio...», strizzo le labbra perché non so come continuare il discorso, né come chiamarlo, dato che non conosco il suo nome. «Graham. Mi chiamo Graham», dice allargando il suo sorriso, il che è una tortura perché è di una bellezza disarmante, per non parlare dell'intensità del verde che caratterizza i suoi occhi. Visto da vicino è ancora più carino di quanto sembrasse. Ricambio il sorriso, ma non sono certa che sia venuto fuori nella forma sperata. Di sicuro avrà assunto le sembianze di un'orribile smorfia. La cosa strana, però, è che mi faccio questi stupidi complessi. Da quando mi importa il parere delle persone? Quello di un ragazzo poi... devo essere davvero ubriaca! «Arrivati a questo punto dovresti dirmi il tuo di nome». «Mmh... perché ci tieni tanto a sapere come mi chiamo?» Sono curiosa di sentire la sua risposta. Graham aggrotta le sopracciglia e mi guarda come se venissi da un altro pianeta. «Beh stiamo dialogando, la presentazione dovrebbe essere il primo passo verso la conoscenza tra due persone. E poi...» Cazzo non fermarti proprio sul più bello! «E poi?», lo invito a continuare mostrandomi tranquilla, mentre dentro fremo. «Ci tengo a conoscere il nome che i tuoi genitori, guardandoti, hanno deciso di donarti». Ecco. Colpita e affondata! La sua risposta mi spiazza completamente. Sarà che non sono abituata a questo genere di cose, o forse... nah! Skylar, smettila di farti strane idee. Tu non sei una persona aperta ai sentimenti, semplicemente perché non ti puoi permettere questo lusso. Tra poco sarai cibo per insetti, inoltre, tu e questo ragazzo appartenete a due realtà opposte. Come ti viene in mente di cedere per un solo attimo a questa pericolosissima tentazione? E dopo questo breve momento di riflessione con l'altra parte del mio essere, quella stronza e spietata, decido di farle prendere il sopravvento. Scoppio in una fragorosa risata, rovinando quel profondo istante in cui i nostri sguardi si sono intrecciati creando una connessione. «Cavolo, allora se quella bizzarra scelta è stata fatta solo guardandomi, all'epoca dovevo per forza assomigliare a un alieno!» Graham ride, mentre scuote il capo divertito. No, ragazzo, forse non ci siamo capiti. Non devi stare al mio gioco, ho appena rovinato il tuo tentativo di entrare nelle mie grazie. Devi contrattaccare, non farmi sentire una totale stupida! «Non credo sia più brutto del mio, il tuo nome». Il mio sopracciglio si inarca in automatico. È forse diventata una gara su quale dei due sia il nome più orripilante? «Scommettiamo?», chiedo di getto e il suo sguardo si accende. Ora potrei fare o dire qualsiasi cosa, tanto da domani non lo rivedrò più. «Cosa?», risponde alla mia domanda con un'altra, mentre i nostri sguardi bruciano più del fuoco che abbiamo di fronte e, come per magia, non ho più la pelle d'oca. Vuoi giocare, Graham? Giochiamo allora! Sono una maestra in questo! «Se vinco io... mi concederai il tuo perfetto corpo da militare». La sua espressione muta in un nano secondo, prima in uno stato di totale confusione e sorpresa poi diventa una smorfia, preceduta da un attacco di tosse improvviso. Gente, non ho mai visto nulla di così tanto divertente! «Tutto bene, Graham?», chiedo con finta innocenza. Lo sento schiarirsi la voce e nel contempo si affretta ad annuire. «Mai stato meglio!», esclama. «E... se vinco io?» «E se vinci tu... sarò io a concederti un giro su questo corpo da volontaria». Dopo la mia risposta tra di noi cala un silenzio tombale. Di solito amo il silenzio, ma questo non è proprio il momento di astenersi dal parlare, fratello! «Mmh...» Oh. Mio. Dio! Sta seriamente riflettendo sul da farsi? «Offerta allettante, ma... quale sarebbe la differenza allora?» Ehi, sveglia amico! Ti sto appena donando la mia prima volta, anche se ancora non lo sai, davvero ti importa di questo? Proprio adesso? Chiunque avrebbe accettato senza esitare un solo attimo! Questo ragazzo mi innervosisce, ma in senso positivo. «Nessuna, ma almeno potremmo trarre entrambi dei benefici nell'avere dei nomi di merda!» Ora è lui a ridere di gusto. Si copre il volto con entrambe le mani e poi passa a torturare i suoi capelli. Sembrano così morbidi, vorrei tanto testarne la consistenza. Ma adesso non mi sembra il caso, dunque blocco i miei impulsi. «Ragazza, lo devo ammettere...», dice dopo un po', ritornando a guardarmi con quegli occhi stupendi, «ne ho ricevute di proposte in tutta la mia vita, ma questa le supera tutte. È originale!» Ovviamente! Cosa ti aspettavi? «Sono io a essere originale». «Anche modesta, a quanto pare...», sussurra, ma riesco comunque a sentirlo. «So essere molte cose... contemporaneamente». So anche essere persuasiva, ma non c'è bisogno che tu lo sappia adesso, perché te ne accorgerai. «Allora?» «Allora... devi ancora dirmi il tuo nome». Alzo gli occhi al cielo e sospiro profondamente. Credevo fossero solo le ragazze a tirarsela, non i ragazzi. Come cambia in fretta il mondo! «D'accordo, hai vinto, ma se ridi ti ammazzo!», lo avverto, rivolgendogli un sorrisetto falso, seguito poi da uno sguardo truce. Graham alza le mani in segno di resa, prima di fare croce sul cuore. «Mi chiamo Skylar!», sbotto con rabbia. «Skylar...» Pronunciato dalla sua voce calda, leggermente roca e scandito dalle sue carnose labbra sembra quasi un suono accettabile. «Beh, direi proprio che ti ho battuta, Skylar!» Skylar e Graham... proprio una strana combinazione. Chissà se Jodie, una componente della sorellanza di cui faccio parte e ne sono anche il capo, sarebbe in grado di creare un hashtag con la combinazione dei nostri due bizzarri nomi, come è solita fare con ogni coppia che shippa. Un momento. Ma perché diavolo penso ancora a queste cose stupide? Basta credere negli unicorni, Skylar, non l'hai mai fatto e di certo non inizierai adesso! «Desideri ancora parlare?» Mi avvicino al suo viso e lo sento trattenere il respiro. No, non fare così! Respira più che puoi, respira per entrambi! Il suo sguardo si sposta dai miei occhi alle mie labbra, il suo vano tentativo di trattenere i reali impulsi mi eccita da morire. «Perché in caso contrario... potresti già riscattare il tuo premio». Vi starete di sicuro chiedendo il perché io voglia buttare così la mia prima volta, facendo del sesso occasionale con un ragazzo che non vedrò mai più. Beh, cos'altro dovrei fare, se non divertirmi ogni giorno, fino a che il mio cuore non cederà e nei miei polmoni non resterà più un filo d'aria? Dovrei forse crogiolarmi nella mia stessa disperazione? Mai! L'essere debole è un'altra caratteristica che non mi appartiene. Il suo respiro diventa pesante quando la mia mano si posa sul suo addome coperto da una maglia bianca senza maniche, super aderente. Riesco a sentire ogni suo muscolo contrarsi sotto il mio tocco. «Skylar, non dobbiamo per forza...» Il suo blaterare finisce per trasformarsi in un sonoro gemito, nell'esatto momento in cui la mia mano scivola oltre l'apertura dei suoi pantaloni mimetici. Ops. Incidente di percorso. Sono vergine, ma non inesperta nei preliminari e nella seduzione. «So che lo vuoi...», sussurro, mordendogli il lobo dell'orecchio destro. Continuo a dargli piacere nonostante il suo amichetto, perennemente nascosto da ogni fonte di luce, sia già pronto per proseguire oltre. È quasi al limite e... come già mi aspettavo, mi blocca. «Fermati!», esclama con il respiro ansante. Il suo viso è imperlato di sudore che brilla sotto il riflesso lunare. «Non qui!» «Perché?», chiedo infastidita. «Io non ho problemi a farlo in pubblico, ma non voglio che gli altri ti vedano completamente esposta». Sorpresa, sbatto le palpebre più volte. Ma chi sei tu? Da dove vieni? E perché mi fai questo strano effetto? «Io credo che tu faccia finta di essere così spontanea. Perché ti nascondi sotto questa maschera?», cerca di penetrare nella mia corazza. Okay, adesso però stiamo oltrepassando un limite pericoloso. Quella che psicanalizza sono io, non tu, ragazzo! «Io invece credo che sia tu a non avere il coraggio di strapparmi i vestiti di dosso e cogliere l'occasione di fare del buon sesso fino allo sfinimento!» Il suo sguardo diventa più scuro della notte fonda. Merda, fa quasi paura. Regola numero uno: per spingere un ragazzo al limite basta colpire la sua virilità e il gioco è fatto! «D'accordo!», esclama con rabbia, alzandosi da terra. «Vuoi che ti scopi? Nessun problema, ma resta il fatto che non succederà qui!» Mio dio, quando si arrabbia è ancora più sexy. Trattengo il labbro inferiore tra i denti, mentre sostengo il suo sguardo. «Beh? Vieni, o hai cambiato idea?» Mi alzo anch'io e nel farlo i nostri visi si ritrovano incredibilmente vicini, così tanto che il suo naso finisce per sfiorare il mio. Quanto vorrei baciarlo in questo momento, ma sembrerei una sottomessa che cade ai suoi piedi e non va bene. Meglio il contrario. Deve sempre essere il contrario! «Io, cambiare idea? Mai!» Lo guardo negli occhi e vi leggo solo nervosismo e desiderio di smentire le mie convinzioni sul suo conto. Ti ho in pugno, tesoruccio bello!

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 14, 2023 ⏰

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