Fermò l'auto davanti al cancello, attese che quest'ultimo si aprisse per proseguire lungo il vialetto e infine spense il motore.
I genitori uscirono sul portico per attenderlo.
Gettò loro una rapida occhiata.
La madre, sempre impeccabile e con un sorriso amorevole sul volto. Il padre con espressione indecifrabile, neutra, che non lasciava trasparire nessuna emozione. Uno sguardo serio, autoritario, proprio come era lui.
Si fece coraggio e scese dalla macchina.
«Sei sempre l'ultimo ad arrivare, Colin! Corri nella tua stanza a cambiarti per la cena, questa sera ci saranno gli zii.»
Colin alzò il volto verso la madre e annuì. Nessuna risposta, tanto era inutile.
Non degnò di uno sguardo il padre, come era solito fare, ed entrò in casa.
Quel posto era sempre uguale. Privo di qualsiasi ricordo sereno, un involucro vuoto che non gli dava alcuna sensazione positiva. Al contrario gli metteva un peso addosso che contribuiva ad aumentare il suo malessere.
La sua stanza era situata sempre al secondo piano. L'interno era come lo aveva lasciato lui prima di partire per l'esercito molti anni prima. Era la stanza di un ragazzino ancora pieno di sogni e di buoni propositi, quelli che lui ormai aveva perso da tempo.
Disfò la valigia, stando attento a riporre ogni indumento al proprio posto e piegato perfettamente, poi prese un calmante e lo ingerì prima di dirigersi verso la doccia.
Aveva bisogno di rilassarsi, di pulire via tutti i pensieri negativi che lo avevano investito non appena aveva messo piede in quella casa.
Improvvisamente, una voce nel bagno risuonò.
«Dovevi venire fino in Montana per farti una doccia?»
Era Gary.
«Ti stavo aspettando per lavare la schiena, vieni dentro che ho una sorpresa per te,» rispose.
«Sono arrivato per primo e mi sono dovuto sorbire le ramanzine di mamma e papà. Non credi sia già abbastanza come sofferenza? Non voglio vederti nudo!»
Colin chiuse l'acqua, prese l'asciugamano e lo legò in vita.
«Avresti potuto chiamarmi. Ti avrei risparmiato questo strazio,» rispose uscendo, poi alzò il volto verso il fratello e vide che quest'ultimo lo fissava con occhi sgranati.
Era come se il suo sguardo stesse vagliando ogni singola ferita presente sul suo corpo, ogni cicatrice fresca che ancora lo deturpava.
Colin cercò di sdrammatizzare.
Non voleva la pietà di nessuno, ancora meno la loro.
«Se vuoi un fisico come il mio devi allenarti almeno per otto ore al giorno.»
«Colin, mi dispiace... io, io non...»
«Esci da questo cazzo di bagno, Gary! Sparisci dalla mia vista!» tuonò senza lasciarlo terminare.
Era ben conscio che i fratelli erano in missione al momento del suo incidente, ma non riusciva ugualmente a perdonarli. Se davvero fossero stati preoccupati per lui, avrebbero lasciato la missione chiedendo un permesso straordinario, permesso che l'esercito avrebbe concesso senza fare obiezioni; invece, ligi agli insegnamenti di loro padre, erano rimasti al loro posto proseguendo quello che stavano facendo.
Non si molla, non si rinuncia, non si abbandona.
Queste erano le parole che il padre ripeteva a tutti e tre da quando erano piccoli.
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Colin: I fratelli Moore #1
ChickLitRomanzo contemporaneo autoconclusivo. Il romanzo si trova pubblicato interamente su Amazon a questo link: https://www.amazon.it/dp/B0CBNMDQ9Z I tuoni, la pioggia, gli spari, poi un'esplosione e il buio. Le orecchie che fischiano, i suoi uomini non c...