«Sarebbe troppo tardi a quest' età per vostra figlia di due anni e mezzo. I bambini cominciano a parlare massimo a due anni e che devono essere già in allenamento...dopo non imparano più.» disse con accento napoletano: «Già ho mandato via poco fa un bambino che ha tre anni, per lui è troppo tardi.» concluse con una secca risposta.
Era una signora, dall'età di circa più di una quarantina di anni, dai capelli biondi, ondulati, robusta, dai denti regolari bianchissimi ma agli incisivi aveva due denti d'oro.
Era la specialistica in logopedia/ ortofonista diretta dal capo della De Filippis da Milano.
Mia mamma non demorse: «Possiamo provarci lo stesso? Del resto ha due anni e mezzo...Mia figlia può farcela...»Mia mamma si accorse che non sentivo quando avevo un anno e mezzo perché ancora non parlavo, ma soprattutto non mi giravo quando c'erano dei rumori. Mi avevano anche regalato una pianola ma mi arrabbiavo perché non sapevo che farmene e infatti non lo usai più dopo aver pigiato sui tasti con veemenza senza ottenere risultato.
Presto, quindi mi stancai del gioco e lo mollai.
Allora da lì, la mia famiglia mi fecero degli esami andando dai medici che alla fine confermarono che ero sorda.E ora eccomi a Roma davanti a questa signora, dove hanno detto che era molto brava a insegnare ai bambini sordi di imparare a parlare.
Era di origini napoletane ma trasferita a Roma.«Va bene, possiamo provarci, ma non le assicuro nulla.» rispose la specialista, Rosanna sorridendomi mosttando i due incisivi d'oro che scintillarono alla luce del nneon che illuminava la grande stanza.
Iniziarono allora i avanti e indietro tra Perugia e Roma tutti i lunedì per otto anni esattamente quando ebbi dieci anni nel 1990 smisi.
Era una donna molto severa e a volte anche cattiva ma molto brava.
Ricordo di una vicenda particolare in cui era cattiva.
Siccome per esercitarmi a sentire i suoni e riconoscerli avendo le protesi alle orecchia; dato che non sentivo un suono della marrascas, strumento musicale, allora mi colpì sulla testa dicendomi:
«Ora lo senti eh!»
Era vietato usare la lingua dei segni se volevo imparare a parlare.Con lo stress, andare sempre a Roma, la odiai a tal punto che cominciai ad ammalarmi vomitando di frequente, ed avere mal di occhi.
Infatti ogni volta che vomitavo mi dolevano gli occhi a tal punto che non potevo vedere la luce, anche la più piccola luce, altrimenti iniziavo di nuovo a vomitare. Dovevo restare per alcuni giorni al buio totale a letto con il vomito.
Nessun medico sapeva cosa fosse, e così attribuirono che era una forma di stress, nervoso per via di Roma.Quando smisi di andarci a dieci anni, quel malessere diminui fino a scomparire del tutto.
Di sicuro non lo dimenticherò mai.
E come se non bastasse avevo pure problemi di crescita, che infatti, non mi funzionavano bene gli ormoni e non mi crescevano le ossa ben forti e mi stancavo spesso portandomi sempre sul passeggino. Per curarmi dovevo fare iniezioni tutti i giorni con l'ago piccolo con degli ormoni così si rimetteva a funzionare l'ipofisi e questo durò fino ai quattordici anni. Infatti ero più piccola come altezza rispetto ai miei coetanei delle elementari. Quando avevo sette anni e loro sei (ho cominciato un anno dopo a entrare nelle scuole elementari perché i miei volevano prima che imparassi un po' a parlare) e mi prendevano spesso in braccio dicendomi che somigliavo alla bambola Baby Mia. Una bambola nota in quegli anni 1980 che fu la prima bambola che parlava e aveva capelli color grano come i miei.Mia madre ogni volta dopo essere stati a Roma, durante la settimana mi faceva molto esercizio con il metodo della specialista, con i cartoncini con le figure disegnate e le parole sotto che gli corrispondevano.
Era difficile perché dovevo anche capire il concetto della parola e allora era difficile spiegarmelo ma con espressioni e gesti, anche ogni consonante e vocale.
Così imparai a leggere presto le labbra spontaneamente.Odiavo Roma per tutti quegli sforzi e sacrifici insieme ai miei genitori anche se, per distrarmi, i miei genitori dopo le lezioni dalla logopedista, mi portavano a fare giri di shopping nelle vie del centro di Roma o allo zoo della città. Oppure a mangiare il maialino arrosto nell'Autogrill al ritorno nella nostra città Perugia.
I miei genitori che erano professori di lettere alle scuole medie, dunque avevano il tempo per portarmi a Roma i lunedì e il pomeriggio quando tornavano da scuola mi facevano esercizi.
Tutto questo devo ringraziare molto a mia mamma per la loro molta pazienza e sacrificio.Quando otto anni dopo smisi di andare a Roma perché la specialistica logopedista, Rosanna, se ne tornò a Napoli e quindi feci la promessa tanto mantenuta di tutti questi anni che avrei buttato via il borsone verde in quale conteneva tutta l'attrezzatura per questi esercizi ogni volta che andavamo a Roma. Infatti la buttammo nel fiume Tevere e così la promessa è stata mantenuta!
Nel frattempo che imparavo a esercitarmi, già avevo imparato a leggere molto prima degli altri coetanei a leggere.
Leggevo infatti già le favole a quattro anni e crescendo passai a leggere i giornalini di Topolino fino ai tredici anni.Poi dai quartodici anni fino ai diciannove anni leggevo i libri della collana Junior ragazzi.
Così diventai amante della lettura e dei libri di narrativa.
Grazie alla stimolazione della lettura imparai molti vocaboli nuovi e la sintassi dell'italiano. Anche perché come detto prima, essendo sorda quasi profonda, non sentivo niente, nemmeno con l'aiuto della protesi all'orecchio, sennonché mi davano solo aiuto per sentire voci, brusio, rumori acuti ma niente di più.
Le parole, la musica e il tono della voce non li ho mai sentiti.
Quindi la lettura e le esercitazioni dalla logopedista e dai miei genitori è stato molto fondamentale.
La televisione per me non esisteva, diciamo molto poco, solo per i cartoni anni '80 che mia madre mi raccontava ogni battuta che dicevano nel loro dialogo e anche nei film come Star Wars che mi piaceva seguire che le battute, me li diceva mio padre ma la più brava era mia madre che mi riferiva ogni dettaglio di dialogo che diceva in quel film o cartoni senza aspettare troppo alla fine del cartone e quindi mi sentivo molto partecipe a guardare il programma con lei coinvolgendo nel film.
E' una cosa molto difficile che richiede molta pazienza e voglia. Come mio padre che aveva poca pazienza e faceva troppo riassunto.
Fortunatamente nel 1994 nacquero i sottotitoli ma a quell'epoca ce ne erano molto pochi rispetto ad adesso.
Anche se ancora adesso non ci sono sempre ma solo nei programmi poco interessanti come le telenovela Beautiful.
Tuttavia, seguii per quattro anni Beautiful da quando avevo nove anni.
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Schegge di vita
General Fictionautobiografia di una donna non udente dalla nascita e ipovrdente a causa da una patologia rara: la sindrome di Usher.