Capitolo 1 Lui e Lei

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Roma. Capitale d'Italia e luogo di molte scuole dedicate a molti dei più grandi autori della storia, fra cui possiamo ricordare Dante Alighieri, Giovanni Boccaccio, Giacomo Leopardi ed anche Alessandro Manzoni. Proprio in questa città vi era un particolare quartiere, il quartiere Prati, dove fra le tante scuole, spiccava il liceo Talete, dove al suo interno, in una stanza dimenticata da tutti gli studenti e secondo gli insegnanti abbandonata del seminterrato, stava per succedere di lì a poco qualcosa di impossibile. Si sta parlando della biblioteca colma fino all'orlo di libri vecchi e polverosi, alcuni risalenti perfino agli anni ottanta, ed è proprio lì che, un ragazzo ed una ragazza, seduti ad un tavolo, stavano litigando. Lei, si chiamava Barbara Pace. Era una studentessa di quarto molto poco popolare ma al contrario parecchio studiosa. Aveva i capelli castani scuri quasi neri raccolti in due cipolle ai lati della testa, mentre sul naso minuto portava dei sottili occhiali da vista dalla montatura blu, ad aiutare i suoi occhi color legno a leggere e studiare meglio. Era una ragazza molto paziente con chiunque le chiedesse aiuto, eccezion fatta per il ragazzo che aveva in quel momento davanti. Questo si chiamava Roberto Guerra, ed al contrario di lei era una capra in tutte le materie tranne educazione fisica ed inglese dove mostrava ottimi risultati. Era uno di quei tipici bulletti scapestrati con il septum al naso due buchi per orecchio ed i capelli tinti di un rosso molto intenso con una grande ricrescita bionda e pettinati verso l'alto a farli somigliare a delle fiamme. Con esso lei divideva una villa bifamiliare da circa quattro anni, e nonostante fossero costretti a stare spesso a stretto contatto, continuavano a non andare d'accordo. Il fatto che fossero in classe insieme e avessero le camere vicine di sicuro non aiutava. Lei si sforzava di essere gentile anche con lui, il quale però spesso la snobbava o trattava male. Quel giorno però, Roberto aveva superato il limite della somma pazienza della ragazza, avendole detto che la letteratura era solo il frutto di uomini drogati che avevano avuto fortuna. Barbara era arrabbiatissima, e tirato fuori il libro dei promessi sposi di sua nonna lo sbatté pesantemente sul tavolo pestandogli le mani. Era un grande libro dalla copertina rigida bianca adornata da delle pietruzze colorate somiglianti a gemme e con il titolo scritto in una bella tinta color oro. -non capisci niente!- sbottò Barbara aprendo alla svelta la pagina d'inizio del capitolo uno, ma proprio in quel momento notò una frase scritta a matita in un angolo, che lei prima di ora non aveva mai visto. Roberto vedendo la sua insolita perplessità si alzò dalla sedia per vedere cosa stesse guardando, e senza pensarci su due volte, lesse le parole seppur alla sua vista messe al contrario e senza un senso logico. - azarat nitrion zinthos- lesse confuso alzando un sopracciglio, ma non appena ebbe terminato, le grandi finestre della biblioteca si aprirono di colpo con una forte folata di vento. Le pagine del libro cominciarono a girare avanti e indietro velocissime mentre i due ragazzi si cercavano di riparare dal vento infilandosi sotto il tavolo, il quale però venne poco dopo scaraventato contro una parete lasciando il libro sospeso a mezz'aria con le pagine che ancora giravano veloci. Barbara d'istinto, sapendo di non pesare quasi nulla e sentendosi sollevare in aria, si aggrappò salda al busto di Roberto congiungendo le mani con fermezza dietro la sua schiena, ma esso nel tentativo di staccarla lasciò andare la libreria alla quale si stava tenendo aggrappato, e così i due, staccati dal pavimento, si ritrovarono ad urlare mentre venivano risucchiati fra le pagine del libro, il quale dopo averli fatti entrare, si chiuse e cadde sul pavimento con un tonfo facendo fermare il vento.

I due stringendosi l'uno all'altra si ritrovarono a precipitare giù dal cielo in mezzo ad un vasto campo aperto attraversato da un fiume le cui sponde erano congiunte in alcuni punti da qualche ponticello, mentre sulla sinistra, spiccava una bella catena montuosa ininterrotta che giungeva fino ad un paesino ed un abbazia che però loro videro solo per qualche istante prima di schiantarsi in mezzo ad un piccolo stagno in mezzo all'erba alta e vicino ad un muretto dove vi erano due uomini ben vestiti e portanti attaccati alle cinture delle spade, con dei grandi cappelli adornati da una piuma ed i capelli raccolti da una retina che scendeva fino ad una spalla e chiusa da una nappa. I due ragazzi uscirono tossendo a gattoni dallo stagno, bagnati fradici e particolarmente confusi. Barbara fu la prima ad alzare gli occhi dal terreno e a notare i due uomini, uno seduto a cavalcioni del muretto e l'altro solo appoggiato su di esso con il fondoschiena e le braccia conserte sul petto. Ella si chiese subito chi potessero essere, dato che l'aspetto ed il modo in cui erano conciati le era familiare, ma quasi subito vide arrivare un uomo anzianotto dal cappello e veste nera che teneva gli occhi sprofondati in un libro decorato sulla copertina da una croce. Roberto in quel momento fece per alzarsi da terra e chiedere informazioni ai due uomini, ma mentre Barbara afferrandolo per i capelli lo tirava per farlo rimanere giù nascosto dalle frasche, i due uomini si alzarono e fermarono l'anziano uomo che stava arrivando, il quale chiudendo il libro di preghiere, per quanto gli si leggesse in faccia che se la stesse facendo sotto dalla paura, salutò i due garbatamente rimanendo pacato. -ma dove siamo? A una festa di carnevale?- bisbigliò Roberto, ma Barbara subito gli tappò la bocca con una mano ordinandogli di fare silenzio. -lei signore, ha intenzione di maritar domani Renzo Tramaglino e Lucia Mondella?- domandò uno dei due uomini portanti la spada, e al sentir nominare quelle persone sgranò gli occhi e pensò 'non ci credo! I bravi e don Abbondio!'. Roberto la osservava senza capire ed intenzionato a chiedere informazioni la sollevò da terra prendendola in braccio ed irruppe nella conversazione che stava avvenendo fra quegli individui vestiti così particolari. -scusate, sapreste dirci dove ci troviamo?- chiese Roberto battendo sulla spalla di uno dei bravi per farsi ascoltare, ma ritrovandosi sotto gli sguardi stupiti dei tre uomini pensò che forse, non era stata proprio un ottima idea. -siete nei pressi di uno degli affluenti del Po che porta a Como. Lasciatemi dire monsignore che lei e la sua bella moglie siete davvero una graziosissima coppia di sposini- rispose dopo qualche secondo il curato facendogli un ampio sorriso. Roberto stava quasi per contraddirlo ma Barbara prese in mano la situazione saltando giù dalle sue braccia, ed afferrandolo per un polso disse -andiamo tesoro. Non disturbiamo questi gentili galantuomini con le nostre ciarle da neo sposini. Arrivederci miei signori e scusateci per il disturbo- per poi cominciare a strattonarlo verso il paese che si vedeva in fondo alla stradina piena di ciottoli, alla sinistra della quale spiccava un abbazia dalle grandi vetrate colorate. I due ragazzi si rintanarono nel giardino di quest'ultima e finalmente Barbara lasciò il polso dell'irritante ragazzo che le era vicino. - mi spieghi dove ci troviamo?- brontolò subito Roberto -non hai sentito quegli uomini? Hanno nominato Renzo Tramaglino e Lucia Mondella- gli rispose secca Barbara con aria sconvolta -e chi sarebbero? Amici tuoi? Oh scusa, dimenticavo che non ne hai!- sbottò il ragazzo, ma lei di rimando gli tirò una sberla dritta in faccia e, presolo per il collare che gli faceva da collana ringhiò - siamo dentro ai "Promessi Sposi". Contento? E questo non è il miglior momento che tu potessi trovare per insultarmi testa bacata. Dobbiamo trovare un luogo dove nasconderci prima che qualcuno ci veda e ci mandi a morire per un qualsivoglia motivo-

I promessi disastriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora