Sentivo il corpo intorpidito debole e stanco dalla notte passata in bianco.
Guardai l'orologio sul tavolino di legno con occhi stanchi, una mano tra i capelli per la frustrazione.
6:50. Giusto un po' di tempo per lavarmi.Sospirai profondamente a quel mini film che il cervello si ostenta a mostrarmi ogni mattino su ciò che è accaduto negli ultimi anni. Come la mia vita è diventata completamente oscura da quando non sono riuscita a sfuggire dalla tragedia.
Giù dal letto, aprii le tende mentre il sole era già nell'orizzonte.
La vista sarebbe così bella, se solo ne avessi lo sguardo pieno.
Il Texas era deprimente di recente.
Nuvoloni grigi tutto il pomeriggio, pioggia improvvisa e vento secco, ma non fa troppo freddo per me grazie al mio sangue inglese e alle giornate passate fuori da bambina sotto la neve con mio padre e i nonni.Qui fa freddo, lì si ghiacciava. Mi manca.
Scruto intorno alla mia stanza, osservando il disordine.
C'erano tutte le cartacce delle poche merendine che mangiavo nonostante i raccomandamenti dei miei nonni.
Dicevano che ero rinsecchita in una vecchia prugna e che dovevo mangiare di più, almeno cinque piatti di pasta al giorno.Non penso nemmeno che qualcuno abbia lo stomaco per cinque piatti di pasta, ma al mio bastano le barrette delle snickers.
S'impegnavano anche a dirmi "non è colpa tua".
Certo.
Le loro frasi confortanti facevano solo più male.Andai in bagno evitando di guardare la mia figura attraverso lo specchio che probabilmente era sempre la stessa: pelle spenta e cadaverica, cerchi neri attorno agli occhi, palpebre pesanti, il verde spento quasi melmoso degli occhi, le labbra screpolate e sigillate e il corpo magrolino.
Avevo perso così tanto peso che le mie clavicole facevano capolino attraverso la carne gridando aiuto, per non parlare del terribile mal di testa che mi assaliva ad ogni risveglio.Rimasi sotto la doccia calda per non so quanto tempo.
Forse speravo di lavare via anche i miei pensieri?Scesi al piano di sotto dai nonni con i capelli ancora bagnati legati disordinatamente, vestita con l'uniforme della scuola e giusto un po' di correttore sotto gli occhi.
Trovai mio nonno seduto con il giornale sul poltrone e la nonna nella cucina stretta a farneticare con salsicce, uova e waffles. Abbozzai un sorriso ad entrambi sedendomi con un bicchiere d'acqua.
"Figlia mia che paura!" esclamò mia nonna con un saltello che quasi quasi non faceva un pastrocchio a terra con le uova. "Quante volte ti ho detto di dire due frasi quando scendi, invece di apparire come un fantasma! Mi vuoi uccidere? Su su mangia, che hai poco tempo. Hai preso le medicine, le hai? Va' su mangia bimba mia che non hai tempo"
"Giorno nonna" risposi semplicemente mentre tornava ai fornelli.
"Gregor su su sbrigati a mangiare sbrigati, che devo andare dal fioraio dopo. Mi sono morti i gigli, su su sbrigati."
"Faranno ancora due anni lì mia cara Susan, due mesi e forse anche due anni! Sono ancora belli freschi."
Susan lasciò di nuovo le padelle in maniera drammatica. Nonostante la vecchiaia e gli spessi occhialini sul naso, nonna era una bella donna energica e logorroica con le labbra sottili dipinte di rosso e gli occhi circondati dalla matita nera che faceva risplendere i suoi occhi azzurri più di quanto splendevano già.
"E no! Sono morti, ti dico! Quando entro in casa non ne sento più il profumo, e sono tutti piegati verso il basso con lo stelo marroncino. Sono più che andati! Grace, mangia ti ho detto"
STAI LEGGENDO
Cicatrici del rimpianto🥀
RomanceLei teme il buio. Lui lo governa. Non c'è una rosa o un bacio magico che lo trasformi in un principe. Un re dal cuore freddo e spietato, intrappolato in un castello di sua creazione. Un velo tetro che ricopre la meravigliosa relazione dei due protag...