«Merda» Imprecò.«La prego! Apra le porte!»
Niente,perse l'autobus;oramai,Francesca,avrebbe dovuto sapere,dopo 3 anni di liceo a che ora arrivava il bus sotto casa sua.
Sospirò.
Prese il cellulare dalla tasca dei suoi skinny jeans a vita alta e guardò l'ora:erano le 7.26,pregava solamente che arrivasse presto un altro autobus. Si mise le cuffiette nelle orecchie e fece partire "American Idiot" dei Green Day, alzò il volume al massimo: si doveva distrarre.
Francesca era una bella ragazza sia dentro che fuori.
Francesca aveva un piercing sul labbro inferiore,un tatuaggio sulla mano sinistra che raffigurava una croce ,i capelli decolorati di grigio,gli occhi blu come il mare d'estate e azzurro ghiaccio d'inverno anche se si notavano poco per colpa degli occhiali neri appoggiati su un nasino piccolo e dritto,le sue labbra formavano un cuore rosso acceso,il viso tondo che,nonostante i suoi 16 anni,la faceva sembrare ancora una bambina.
Francesca aveva un carattere particolare,o meglio strano: come dicevano i compagni di classe o troppo asociale come dicevano sua madre e suo padre,ma a lei non importava tanto,non più almeno. Francesca era acida,ma dolce,dolce con le persone che se lo meritavano,lei era forte,ma non lo sapeva neanche lei da dove prendeva la forza,da dove tirava fuori il meglio dal peggio,non lo sapeva nessuno. Quando parlava di andarsene o di realizzare il suo sogno,le vedevi quella luce negli occhi che vedi in pochi e lì,capivi che era speciale. Francesca era depressa,almeno così pensava,no,in verità non sapeva neanche lei come stava,quindi,spesso,era contenta se le persone non glielo chiedevano.
Era una tipa di nome Francesca,che,proprio come il significato del suo nome,voleva essere libera. Era la tizia che potevi trovare sulla spiaggia di inverno a fumare una sigaretta e a disegnare,era una ragazza,ma una femmina con le palle e contro palle e non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno,non più.
Era sempre così,ogni giorno. Le corse per arrivare puntuali a scuola,la merenda dimenticata a casa,le lezioni troppo lunghe e le ricreazioni troppo brevi.
A Francesca sembrava come se la sua vita fosse programmata sempre nello stesso modo. Niente temporali improvvisi,niente colpi di fulmine,niente di niente. Solo scuola,famiglia,amici e compiti e professori che si aspettano sempre qualcosa di più da te.
Era a conoscenza che nei peggiori dei casi non avrebbe realizzato il suo sogno di partire per New York e sarebbe rimasta in Italia,magari a Firenze,e avrebbe fatto lì l'università.Poi avrebbe trovato un lavoro,un marito e avrebbe messo su famiglia,come siamo tutti destinati a fare. Non era ingenua,sapeva,sapeva benissimo che la vita che avrebbe voluto fare non era facile da raggiungere.
«Signorina Bianchi vuole rispondere lei alla mia domanda?»
In quel momento Francesca si rese conto di aver gli occhi di tutti puntati su di lei. Non aveva sentito la domanda precedente del professor Finga e sinceramente non le importava molto di cosa accadeva nel XIII secolo.
«Ehm,io veramente non.. »
«Era colpa della crisi economica» Le suggerì la ragazza accanto a lei e così Francesca ripeté le stesse parole.
«Sì,mh è giusto però mi raccomando stia più attenta la prossima volta»
Suonò la campanella di quella che era stata l'ultima lezione di storia prima delle vacanze di natale.
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Noi possiamo volare
ChickLit- Vedi? Ora siamo qui,seduti a osservare le onde che si infrangono sullo scoglio sotto di noi,a far niente. Non facciamo niente. Rimuginiamo su cose già avvenute e su cose che potrebbero accadere,aspettiamo invece di agire. Cazzo,io voglio agire. Vo...