Il giovedì delle conferenze mi rimase impresso per due motivi: il primo era lo sguardo che mi aveva riservato il padre di Max quella mattina e il secondo fu una chiamata che Max ricevette il pomeriggio.
I genitori di Max mi avevano accettata e accolta nella famiglia come se ne avessi sempre fatto parte. Victoria mi considerava sua sorella e erano ormai innumerevoli le volte che mi aveva trascinata per negozi, dandomi consigli su che colori indossare, facendomi complimenti sul mio fisico e parlandomi di suo figlio. Era l'unica ragazza della mia età che conoscessi con un figlio: ogni volta osservavo i suoi comportamenti, i suoi sguardi, verso quel bambino, come se fosse l'unica cosa che contasse.
Quel tipo di amore per me era assurdo e impossibile. Non l'avevo mai vissuto sulla mia pelle perché più volte mia madre mi aveva ribadito che non aveva mai avuto istinto materno e che aveva fatto fatica ad accettarmi quando ero nata. Avevo sempre pensato che se fossi rimasta incinta, sarei stata più terrorizzata che felice e avrei soltanto rovinato la vita al mio possibile figlio, anziché essere un esempio. Però, in fondo, avendo vissuto sulla mia pelle cosa volesse dire avere dei genitori assenti, quindi mi confortava sapere che non avrei mai agito come loro, almeno era quello che speravo.
Poi mi ricordavo che in fondo non volevo avere bambini. Era una cosa su cui io e Max non eravamo d'accordo ed era anche l'unica mia opinione che non riuscivo ad argomentare in modo logico, per cui risultavo più una bambina che faceva i capricci dicendo di non volere figli che una donna decisa e sicura delle proprie scelte. Non sapevo perché mi tormentasse troppo questo argomento, ma ero sicura soltanto di non volerne, almeno per ora. E pensai che anche Max avrebbe dovuto capirmi vista la sua famiglia: invece era più che sicuro che sarebbe stato un padre migliore del suo.
Stavamo camminando verso la nostra macchina, nel parcheggio del circuito, quando Max ricevette una telefonata. Rispose, in olandese, e poi con vari monosillabi, prima di farmi segno che si allontanava un attimo.
Rimasi appoggiata alla macchina mentre lo guardavo camminare da una parte all'altra, passandosi una mano tra i capelli e discutendo a voce alta, tant'è che sentii anche io alcune parole. Era molto arrabbiato e non tentò nemmeno di mascherarlo. Solo suo padre era in grado di farlo arrabbiare così, ma non glielo chiesi quando tornò e si appoggiò accanto a me sulla sua macchina.
-Non andiamo a Maastricht la prossima settimana- disse dopo vari respiri profondi. Gli presi piano la mano e gliela accarezzai.
-Okay, va bene-
-Ha detto che non ti vuole vedere, perché sei prima nel campionato e io sono un buono a nulla- si trattava di suo padre, ovviamente.
-Lo sai che non è così-
-Lo so- disse con un filo di voce.Lo abbracciai perché non sapevo cosa dirgli e come comportarmi quando si trattava di suo padre. Era imprevedibile e, nonostante Max mi dicesse il contrario, Jos aveva un importante influenza su di lui, specie quando si trattava di insulti gratuiti, come in questo caso.
-Max, sei un due volte campione del mondo. È un dato di fatto, questo non te lo può contestare nemmeno lui. E hai vinto battendo un sette volte campione del mondo. Poi, se vogliamo dirla tutta, hai preso tutto da tua madre, quindi lui non ha il minimo merito in quello che hai fatto e quello che sei- dissi piano, guardandolo negli occhi.
Scosse il viso, come sempre non convinto, ma sapevo che più stava lontano da lui, più riusciva a separarsi dalle opinioni del padre, quindi forse era un bene non andare a Maastricht.
-Ti ha insultata, per questo mi sono arrabbiato- sorrisi, vedendo le sue guance gonfie e rosse. Era nervoso, ma in quel momento, con lo sguardo basso, sembrava più un bambino.
-Grazie per avermi difeso, ma non ce n'è bisogno. Qualunque cosa lui pensi di me sarà sempre migliore di quello che è lui veramente- dissi e sorrise, per poi stringermi in un altro abbraccio.Sabato, per la prima volta questa stagione, fui costretta al ritiro perché Lewis aveva forato la pancia della mia monoposto. Ovviamente era proprio quello che non doveva succedere in un weekend cruciale come questo.
Ero decisa a dimostrare tutte le mie capacità e domenica arrivai prima proprio per recuperare il disastro del sabato.
La sera precedente io e Max eravamo rimasti a parlare a lungo, distesi a letto, stanchi. Sapevamo entrambi che se la Red Bull avesse cambiato idea, sarebbe accaduto tra questo Gran Premio e quello di Olanda, ma io ero convinta che la loro decisione fosse stata già presa.
Lunedì avrei incontrato i vari team che mi avevano offerto un sedile, per cui il discorso per me era già chiuso. Ma per Max non era così: sembrava che ci tenesse più di me al mio futuro e faceva bene perché sapeva che a volte ero autodistruttiva. Mi ero arresa perché mi avevano trattata male e avevo cambiato idea sul rimanere, eppure, allo stesso tempo, sapevo che la Red Bull era la mia unica possibilità concreta di vincere.
Volevo continuare a sfidare Max ogni weekend a venire perché era la cosa che amavo di più al mondo, ma allo stesso tempo ero io stessa che me lo stavo impedendo non combattendo per quel posto. Ancora una volta lui avrebbe provato a parlare con Christian, quindi forse c'era speranza, visto che non gli aveva detto di smetterla.
Ma sia lui che io sapevamo che era ormai la fine e che avevamo poche possibilità. Era più nervoso del solito e aveva perso la pazienza alcune volte via radio, ma mai si era lasciato andare come alla sera, con me, quando iniziò a inveire contro chiunque, lanciando vestiti per la stanza. Avevo avuto più o meno la stessa reazione in un sacco di occasioni, ma ora ero stanca di combattere, davvero molto, sia fisicamente che mentalmente.
Molte volte saltavo i pasti oppure mangiavo fin troppo e sforavo con il peso, altre volte avevo male alle ossa o alla schiena e mi rifiutavo di alzarmi dal letto, anche se non era una novità. Lo stress mi stava consumando e arrendermi significava stare meglio.
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Battito di ciglia | Max Verstappen
FanfictionIn una realtà dominata da uomini, Agata cerca di farsi strada nel mondo del motorsport. Vuole essere sempre la prima, in tutto, anche in Formula 1, dove i piloti sono più esperti di lei e le difficoltà sembrano insormontabili. Le sfide inizieranno...