Cut my drawing in half

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TW: morte, ma c'è l'happy ending

15 settembre

Oggi è stata una giornata importante per me. Finalmente ho iniziato a studiare quello che più mi piace. Ero stanco di perdermi in formule matematiche, temi di italiano e pensieri strani di persone lontane da me e dal mio quotidiano.

Sono salito sul bus che mi doveva portare nella città più vicina, ché nel mio piccolo paese di questi corsi non se ne fanno. Ed è stato lì che ti ho visto, con i tuoi capelli castani e ricci, anche se non sembra che te ne curi molto, con la tua barbetta che ancora non cresce omogenea e ti lascia alcuni punti lisci, come se anche lei volesse tenerti attaccato a quell'infanzia che tu cerchi di fuggire non radendoti. Te ne stavi col viso fisso a guardare l'esterno, anche se quello che potevi vedere era solo un muro bianco con davanti un palo che indicava la fermata del pullman.

Non era la prima volta che ti vedevo in realtà. Avevo notato la tua figura quest'estate, durante una festa del tuo paese, di quelle in cui si mangia, si beve e i più coraggiosi ballano. Tu eri uno di quei coraggiosi: ti avevo visto volteggiare insieme a una ragazza con i capelli biondi, lunghi e ricci. Per un solo secondo avevo anche pensato che, nel tuo muoverti frenetico, avessi trovato un momento per fissare me, ma avevo allontanato subito quel pensiero malsano: io avevo i capelli sì, ricci, ma corti e scuri; e poi, ero un ragazzo.

Quel tuo essere leggero, però, quel ricordo di te che ballavi senza sosta, mi aveva fatto compagnia per il resto dell'estate, soprattutto quando rimanevo da solo, e c'era solo la fiammella di una candela ad illuminare il peccato che mi sporcava le mani.

E oggi, quando ti ho rivisto, ho quasi desiderato scomparire; mi sono seduto lontano da te perché avevo paura che il solo guardarmi negli occhi avrebbe potuto farti capire quello che avevo fatto con il tuo pensiero nella solitudine della mia stanza. Non volevo che capissi che io sono sbagliato.

Ti ho visto scendere alla mia stessa fermata in città, e poi sei entrato nell'edificio in cui anch'io sarei dovuto entrare. Ma quando ho varcato la soglia del palazzo, non ti ho più visto.

Per un momento ho pensato che anche tu dovessi seguire il corso di pittura con me, e la cosa mi stava terrorizzando.

Mia mamma me lo dice sempre che la verità mi si legge negli occhi, e poi quando sono in un momento di tensione tendo a straparlare; probabilmente, se ti avessi trovato nella mia stessa aula, al momento delle presentazioni avrei detto: "Ciao, io mi do piacere pensando a te". Per mia fortuna, questo non è successo.

L'averti visto sull'autobus mi aveva deconcentrato dalla mia prima lezione in assoluto di pittura: tutto quello che ricordo è che nella prossima lezione inizieremo a parlare di prospettive e di proporzioni.

Al ritorno non c'eri, forse avevi un appuntamento con qualcuno che non era sbagliato come me.



1 ottobre

Sono passate due settimane da quando ho iniziato il corso di pittura e sono contento. Sono contento perché avevo paura che quello che avevo sempre sognato di fare, quello che immaginavo come il lavoro della mia vita, in fin dei conti poi non mi sarebbe tanto piaciuto.

In questa settimana ci stiamo concentrando sul disegnare i paesaggi, per capire la distanza delle cose che ci circondano e la profondità da dare al disegno, di conseguenza. Forse non la cosa più divertente del mondo, io ho sempre preferito disegnare le emozioni della gente, fare dei ritratti di persone che semplicemente vivono la loro giornata, cogliendoli nelle loro espressioni più vere.

In effetti, una cosa che è cambiata c'è: fine settimana scorsa stavi quasi per perdere il pullman, quando sei arrivato l'autista aveva già inserito la marcia e si era allontanato dalla banchina. Sei riuscito ad attirare la sua attenzione in qualche modo e quando sei salito ti sei seduto accanto a me.

Draw me - Diario di un pittore maledettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora