Isolamento

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Fissavo lo schermo della tv da ore, ormai. I miei occhi erano quasi sanguinanti, ma non riuscivo a scollarmi da quel display luminoso. Il contrasto fra il buio pesto della stanza e le luci della televisione mi aveva offuscato la vista e annebbiato la mente. Mi bruciavano le tempie e mi girava la testa, ma le mie dita continuavano a muoversi quasi meccanicamente e a premere i pulsanti del joystick senza pace.
Il mio cervello neanche riusciva ad andare al passo dei miei movimenti, tanto era affaticato, e nonostante i miei occhi fossero immobili sullo schermo, non riuscivo minimamente a focalizzare lo sguardo su qualcosa di fermo. Ero come drogata.
A cosa stavo giocando, da ore? Ora non ricordo, e sono convinta che neanche allora sapessi quale cd fosse inserito nella console, e quale personaggio controllavo in quell'istante.

Avrei dovuto fermarmi quando potevo, quando ancora ero cosciente di quale fosse il limite. Avrei dovuto fermarmi alle 2 di mattina. Anche prima.
Che ore saranno state, quando non ho retto piú il peso di tutte quelle ore di gioco? Le 9 di mattina?
Le serrande erano chiuse, la porta serrata, le luci spente. Il tempo non lo concepivo piú.
Poteva essere giorno, come poteva essere notte. Non uscivo da quella stanza da giorni, non parlavo con nessuno, da giorni.
Giocavo, dormivo, mangiavo schifezze. Un ciclo continuo.

Ho superato il limite.

Le dita iniziarono a tremare e gli occhi a lacrimare.
Mi accasciai su me stessa con il joystick ancora in mano, mentre il display segnava "GAME OVER".

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