Prologo

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Abbassi la guardia un istante, ed è in quel momento che ti fottono.

Varcai la soglia, la stessa che avevo attraversato mille volte, ma questa volta qualcosa era diverso. Un nodo mi serrava la gola, un misto di rabbia, paura e quella gelida consapevolezza che annienta ogni razionalità.

"Olympia è sparita," dichiarai in affanno.

Mio padre si voltò, e il suo sguardo cambiò in un istante, passando dalla sua solita calma glaciale ad un'oscurità impenetrabile. Fece un passo verso di me, ma non si fermò. Mi colpì con una spallata che non sembrava nemmeno intenzionale, eppure mi lasciò intorpidita, come se mi incolpasse.

L'avevo lasciata sola in camera sua, una manciata di minuti. Ero scesa al piano inferiore convinta che qualcuno avesse suonato il campanello ed invece una volta aperta mi guardai intorno e non c'era nessuno .

Mi strinsi la spalla indolenzita e lasciai che un paio di lacrime, fredde e furtive, mi attraversassero il viso. Dieci secondi , li contai in fretta e poi ... poi tornai in me , imperturbabile e indifferente . Questo era tutto ciò che mi era concesso, dieci secondi, purché nessuno lo notasse .

Uscendo, il vento pungente mi colpì in pieno volto. Era la sesta volta che facevo il giro del quartiere con la vana speranza di trovarla. Volevo solo sentirmi utile.

Raggiunsi la costa quasi correndo, i piedi mi affondavano nella sabbia mentre il respiro si faceva sempre più irregolare. Crollai in ginocchio davanti all'oceano, le onde irrequiete che si infrangevano contro la riva sembravano rispecchiare il caos che mi sentivo dentro. Persino il cielo sopra di me si preparava alla tempesta.

"Stai bene?" La sua voce piombò come un tuono in quel silenzio. Non risposi subito. Sapevo che non avrei saputo mentire a lui, specialmente sentendolo parlare amorevolmente quando era tutt'altro che un uomo gentile. Quando mi alzai e incontrai il suo sguardo i miei occhi tradivano le lacrime che avevo cercato di rinnegare.
Attesi l'arrivo di una battuta inappropriata oppure qualcosa del tipo, ti stai solo dimostrando debole, invece nulla del genere uscì dalla sua bocca. Mi avvicinò senza un briciolo di emozione sul volto, si prese tutto il mio dolore e lo tenne per sé stringendomi tra le sue braccia. Nessuna resistenza , poggiai la testa sul suo petto e mi nascosi dietro di lui  .

"Lasciati andare" sussurrò . 
Sapeva  quanto odiassi avere compagnia nei miei momenti di sconforto, quando mi rendevo più vulnerabile. Eppure mai un gesto eccessivo, malizia o secondo fine, diceva quello che andava detto e faceva quello che andava fatto. Aveva la capacità di calmarmi solo con la sua presenza. Ero certa che ai suoi occhi nemmeno le mie lacrime lo avrebbero spaventato. Lui aveva sempre visto oltre le apparenze, le mie mille apparenze.

Quando il battito del mio cuore riprese regolare, non ci fu bisogno di dire altro, lo guardai riconoscente facendogli segno di andarsene prima che qualcuno lo vedesse. Nessuno doveva sapere che era nei paraggi, o peggio, che eravamo ancora in contatto dopo quanto successo. Non sapevo cosa lo legasse a me così profondamente, cosa lo avesse portato a questa lealtà ostinata, ma sapevo che era lì, che ci sarebbe sempre stato e mi bastava .

Poison - glory and goreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora