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13 febbraio

San Valentino era una festa stupida.

Manuel lo pensava sin da quando la sua prima fidanzatina all'elementari preferì la rosa di un altro bambino, alla sua semplice margherita di carta.

E ne ebbe la certezza quella mattina a scuola, quando i rappresentanti d'istituto si divertirono a mettere due scatole in ogni piano dell'edificio, in cui scrivere a una persona speciale il proprio messaggio d'amore.

Fu nauseante per lui la calca di gente che si avvicinò a quelle scatole, altrettanto quando Simone lo affiancò consigliandogli di provarci.

«È anonimo, che ti costa?»
«La dignità. Ecco che me costa»

Simone scosse la testa e si avvicinò al tavolo, prendendo in mano la penna e staccando un foglio dalla pila di quelli bianchi.
Ci scrisse sopra qualcosa che l'altro non riuscì a leggere e lo infilò in quelle specie di urne, sorridendo a Manuel con semplicità.

«Visto? Facile»

Eppure il riccio rimase restio su quel gesto, e trascorse quella giornata di scuola come fosse una delle solite e noiosissime.

Pensava che una volta in classe bastasse posare la testa sul banco e nessuno si sarebbe ricordato di quel imminente 14 febbraio, invece le lezioni parevano essere incentrate solo su quello.

Persino l'ora di filosofia, che lui amava e a cui partecipava attivamente e con interesse quasi sempre, si trasformò in una noiosa lezione sulle anime gemelle secondo Platone. Che Manuel avrebbe potuto pure ascoltare con piacere se non ci fossero stati i versetti e gli occhi sognanti delle sue compagne che aspiravano a quel concetto nella vita.

E Simone, che per una volta sembrava pendere dalle labbra filosofiche del padre, che non si perse neppure una parola su quanto detto.



Durante l'intervallo l'agonia non cessò e Manuel si ritrovò alle macchinette ad ascoltare quei discorsi strambi tra le sue compagne e Simone, accanto a lui, che ogni tanto dava loro retta.

«Menomale che sono anonime, non avrei immaginato dichiararmi tramite carta» disse Laura, facendosi scappare un risolino.

«Te pare che stava tutta sta gente coraggiosa cor mittente scritto in bella vista?» sbuffò Chicca, un po' preoccupata che la persona per cui lei aveva scritto il biglietto non ricambiasse.

«Non avrebbe avuto senso» si intromise Simone, girando il suo caffè zuccherato rigorosamente pagato da Manuel - alternavano i giorni così pareva più giusto.

«Ho visto che hai scritto pure tu qualcosa Simo', chi è il fortunato?»

Il corvino ridacchiò, le guance un po' si imporporarono ma lui scosse la testa.

«Non ve lo dirò mai, tanto non ricambierebbe»

«Che ne sai? Magari aspettava questo momento per dichiararsi perché non aveva tutto sto coraggio!»

Manuel ascoltava con attenzione in quel momento, da quando aveva colto l'informazione che il biglietto di quella mattina scritto da Simone non fosse un semplice esempio ma una vera e propria dichiarazione.

«Esagerata Chì» arrossì violentemente il corvino.

Negli ultimi periodi, Simone aveva preso più coscienza di chi fosse. Aveva piano piano acquisito un equilibrio tutto suo, un'autostima di gran lunga migliore ed era felice di poter essere se stesso finalmente, non più soltanto nella sua camera, ma anche tra i banchi di scuola.

Manuel lo aveva visto man mano acquisire una nuova luce, e ne era estremamente felice se non fosse che piano piano, lui stesse sempre scomparendo dinanzi ai suoi occhi data quella grande luminosità. Era come se non riuscisse più a vederlo chiaramente e aveva paura potesse prima o poi scomparire.

Odiando San Valentino Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora