Capitolo 6

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Eccoci finalmente, per mia sfortuna, arrivati all'ultima settimana di agosto.

O meglio, una delle ultime settimana di libertà.

Quando stavo con mamma, nonostante i suoi mille rimproveri, non facevo altro che saltare scuola. Insomma sapevo che per quanto la cosa non le piacesse affatto, non avrebbe mai preso dei "seri" provvedimenti come mandarmi da mio padre.

Sapeva che sarebbe solo andato peggio.

Dopotutto mio padre oltre che il marito non è, né mai sarà capace, di fare nemmeno il padre.
E comunque, oltretutto, mamma sapeva anche che eventualmente non ci avrei pensato due volte e sarei scappata senza troppi problemi.

Il vero problema però si pone adesso che vivo qui con Valentina e Gionata.

Aveva già accennato qualcosa a quest'ultimo quando siamo partiti, ma poi ieri, quando ha chiamato, è stata fin troppo chiara: non posso farmi bocciare anche quest'anno, o mi farà tornare in Sicilia.

Non vuole che "rovini il mio futuro", come se in ogni caso la scuola mi potesse davvero aiutare ad essere qualcuno.

Ma la cosa più importante è che non vuole che io sia un peso per la mamma di Gio.

A sua detta "ha già un figlio testa calda e nullafacente, non ha bisogno della sua fotocopia al femminile". E per quanto possa essere stata dura nei confronti di Gionata, infondo ha ragione per quanto riguarda l'essere solo un ulteriore peso per Vale.

Aveva già tanti problemi prima che io arrivassi, non voglio esserne uno nuovo.

«Morettina mia, scommetto che non hai da fare oltre che fare la ciminiera, quindi che ne dici se vieni in studio con me oggi? Non hai idea di quello che stiamo combinando io e quel pazzo di Charlie.» mi chiede Gio euforico, entrando nella mia stanza e buttandosi a peso morto sul letto.

Butto fuori il fumo e continuo a guardare il soffitto, pensando alla sua richiesta.

Non vedo Paolo da un po' e ultimamente il mio amico non fa altro che gioire per questo stupendo progetto a cui stanno lavorando e di cui io ho ascoltato solo poche tracce.

Forse non sarebbe poi così male andare con lui.

Annuisco, buttando la cicca ormai ridotta al solo filtro all'interno del mio posacenere rigorosamente lilla.

Lo feci col das quando ancora andavo alle medie, è una delle poche cose che ho tirato fuori dagli scatoloni che mi ha spedito mamma.

«Va bene, vengo. Ma questa cosa a cui state lavorando dovrà essere davvero una bomba.» rispondo.

«Cazzo si, puoi scommetterci! Sto lavorando anche con altra gente, tipo qualche feat, come i grandi, capisci? Non sono l'unico con sto sogno qua in giro.»

«Indubbiamente il più forte.» affermo sorridendogli e alzandomi dal letto su cui ero sdraiata ormai da ore.

«Ti prego Greta non dire queste cose o contribuirai ad aumentare il suo già enorme ego.» afferma ridendo Valentina, entrando nella stanza con una cesta di vestiti tra le mani.

Io e il mio migliore amico rispondiamo con una sonora risata, dopodiché lui la avverte che stiamo per uscire e che molto probabilmente torneremo tardi.

«Va bene, ma state attenti. Comunque Gre, questi sono tuoi -- afferma indicando i vestiti all'interno della cesta -- sono quelli che ti ha spedito Sabrina.»

Annuisco, chiedendole di poggiarli sul letto e aggiungendo che ci penserò io una volta tornata a casa, subito dopo, non appena ci siamo salutati, io e Gionata usciamo dall'appartamento e successivamente dal palazzo, per poi dirigerci in stazione e prendere la metro.

«Allora ci saranno altri ragazzi oggi da Paolo?» chiedo, una volta salita sul mezzo.

«Solo uno, un tunisino che abita in un paesino qua vicino. Mi pare Baggio.»

Annuisco, guardando uno ad uno gli altri passeggeri.

Magari incontrare di nuovo quel tipo.

È già passato circa un mese dall'ultima volta che l'ho visto al supermercato.

Che poi comunque non ho ancora capito cosa diavolo vuol dire quella frase.

Ma è tipo uno stalker? Cioè cosa vuol dire che ci vedremo presto? Dove? E poi, più di tutto, come faceva ad esserne così sicuro? Insomma che abiti nelle vicinanze lo escludo.

A parte quella volta con Gio all'inizio dell'estate e il mese scorso, non l'ho mai visto.

È anche vero che non esco spesso però passo molto tempo sul bacone a fumare o anche solo a guardare il cielo dalle finestre di casa.

Se davvero fosse di Ciny, prima o poi lo avrei beccato per forza.

«A cosa pensi, bambina?» chiede il ragazzo al mio fianco, spostandomi un ciuffo di capelli che mi ricadeva prima sul viso.

«Nulla che ti piacerebbe sapere. E poi sai che odio quando mi chiami così!» rispondo.

Non voglio dirgli la verità. So che lo farebbe solo arrabbiare e non ne ho per niente voglia, anche se penso che in realtà lui sappia già la risposta.

«Basta con quel piccoletto! E dai Gre. Hai chiuso tipo sei, sette mesi fa con quel coglione di Michele. Perché non te ne stai un po' sulle tue? Poi sembra un emo con quei capelli di merda. Da quando ti piacciono quei tipi là?» dice il mio amico, sconsolato.

«Da mai! E poi non credo sia emo... ha uno stile.... particolare, non lo so. Però è così carino... poi non so se gli ho fatto una buona impressione. Sono letteralmente una frana.» affermo, onesta, per poi sbuffare e abbassare lo sguardo.

«Tu una frana? Ma non è che per caso ti sei finita la scorta d'erba in camera mia per dire ste stronzate? Sei una fregna, una come te, uno come lui se la sogna, per questo vorrei che puntassi a qualcun altro se proprio non vuoi rimanere single.» risponde, scompigliandomi i capelli.

«Passami un'altra volta la mano nei capelli e l'erba in camera tua la butto nel cesso. E comunque, parli come se fosse facile trovare qualcuno stando costantemente chiusa in casa.»

«Vorrà dire che per ora rimarrai sola soletta.» dice sorridendo soddisfatto.

«Inizio a pensare che tu ti stia innamorando di me per come cerchi di tenermi alla larga dai ragazzi.» affermo ridendo.

Non credo proprio che sia così, soprattutto per il fatto che, nonostante Gionata non voglia ammetterlo, ha ancora il cuore intrappolato da quella puttana della sua ex ragazza.

Però se davvero lui fosse innamorato di me, capirei davvero tante cose.

Tipo il suo essere sempre così protettivo, oppure il suo non volermi fare uscire con gli altri ragazzi.

Ricordo che quando iniziai ad uscire con il mio ex, non appena glielo dissi scatenò praticamente l'inferno.

Provò pure a convincere mia madre che non era una buona compagnia e lei per poco non ci credeva. Mi ricordo ancora perfettamente le sue parole "se nemmeno quello là lo ritiene un bravo ragazzo penso proprio che faresti meglio a non uscirci". Ma io ovviamente non gli diedi retta e mi ritrovai solo qualche mese dopo con il cuore spezzato in due per colpa di un tradimento.

Anche lì, Gionata invece di lasciar perdere la situazione con un classico "te lo avevo detto", ci andò sotto casa e lo pestò a sangue.

Per poco non lo faceva fuori e si faceva arrestare.

Nel palazzo di Michele abitava un carabiniere, per cui non appena mi accorsi di quello che stava facendo, passando casualmente da quella strada, lo tirai via il più velocemente possibile.

«Ma ti pare? -- chiede retoricamente, ridendo -- sei la mia sorellina.» risponde sorridendo.

Lo spero seriamente, non so che cosa farei se mai dovesse succedere una cosa del genere.

Non potrei mai e poi mai accettare di perdere Gionata, è letteralmente la cosa migliore che mi sia capitata nella vita, la mia spalla destra, il mio compagno di avventure e disavventure, è tutta la mia famiglia.

«E tu sei il mio fratellone testa di cazzo.» continuo, sorridendo a mia volta.

Regina del block || ShivaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora