02:30.

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Sapete qual è il brutto di doversi trasferire in un'altra città all'improvviso? Essere da sola.
Completamente da sola.
Ci sei solo tu e la tua disperazione per i tuoi stupidi esami universitari.

Ci sono i telefoni, è vero, ma vuoi mettere con l'abbraccio di tua mamma o di tuo padre?
Mi manca il mio Veneto.

Desidererei essere nella mia cameretta adesso, a dormire accucciata al mio orso di peluche che ho personalmente chiamato FOFFO.
Perché? Non lo so, mi faceva ridere.

Ora è settembre, ho appena dato la sessione e ho preso il mio solito 29, posso impegnarmi quanto voglio ma in quell' edificio io sarò sempre un 29.
Ma dov'è che sbaglio?
La mia carriera scolastica è sempre stata sorprendente, modestamente sono molto intelligente.

Per vivere qui a Roma, oltre a studiare, per vivere devo avere del denaro sufficiente e per questo ho trovato un lavoro part-time da MC Donald.
Mi piace come lavoretto, certo è molto impegnativo ma non è molto stressante o noioso (la maggior parte delle volte).

L'unica cosa negativa è che i miei orari sono serali, e gli straordinari addirittura notturni.
Adesso vi chiederete "qual è il problema?".
Il problema sono i mezzi per arrivare e tornare dalla location.

Alle 02:30 di notte,quando stacco dal notturno, prendo il tram per tornare a casa. Maledetta me che non ho ancora la patente.

A quell'ora, qui a Roma la maggior parte delle persone è più che fatta o ubriaca, e una ragazzina di 23 anni, esile e piccola come me, è una preda perfetta.

Ho sempre tanto timore di prendere questo maledetto tram da sola, perché in situazioni di emergenza non saprei come fare, devo stare attenta.
Mi tocca.

Stasera sento la stanchezza più di tutte le altre volte, quando faccio cassa e la porto dal direttore, vado a cambiarmi per mettere qualcosa di finalmente fresco.

Allora metto il mio pantaloncino di jeans e la mia maglietta a maniche corte rossa e via.
Corsa alla stazione per prendere il 23 e finalmente sono dentro.
Di solito ci metto una mezz'ora qui dentro per tutto il tragitto, non mi lamento.

Come previsto, la gente che c'è qui dentro non è delle migliori, fortuna che c'è un posto a sedere libero, le mie gambe chiedono pietà, è dalle 18:00 di oggi pomeriggio che faccio avanti e dietro in cassa.

Appoggio la testa sul finestrino dietro di me e mi tengo lo zaino adagiato sulle coscie magre.
Di fianco a me c'è un tizio con capelli lunghi, che se ne sta con gli occhi chiusi e le cuffiette nelle orecchie.
Sembra essere molto rilassato, beato lui.

Tamburella con le dita smaltate bordeaux sul ginocchio avvolto dal jeans skinny grigio che sembra stargli divinamente. È vestito in maniera particolare, ha pendenti a cerchio, camicia con fantasia stravagante, un giubbotto in camoscio marroncino abbinato ai suoi mocassini, ha una cintura verde tutto meno che sobria...ma è uscito da un set cinematografico? Stanno girando un film gipsy e non lo sapevo?

Passo un po' di minuti ad osservarlo e per fortuna cambio visuale prima che si volti a guardarmi.
Sono in condizioni sicuramente pessime.
Lo so. Dopo 6 ore di lavoro di certo non posso essere Monica Bellucci.

A una delle 6 fermate, il tram si riempie abbastanza perché è la zona centro, quindi molti si ritirano e altri non so, fatti loro.

Mentre aspetto impazientemente il mio arrivo a casa, un uomo su una sessantina d'anni, ubriaco lercio a giudicare dagli occhi rossi e la maglia sporca di birra, inizia a guardarmi insistentemente.

Cerco di non pensarci anche se comincio a sentire i battiti accelerare, non ne voglio cominciare una questione pubblica perché andrebbe a finire che è colpa mia perché "SEI TU CHE LO PROVOCHI CON LE GAMBE SCOPERTE", in Italia funziona così.

𝒚𝒐𝒖𝒓 𝒉𝒂𝒏𝒅 𝒐𝒏 𝒎𝒚 𝒔𝒉𝒐𝒖𝒍𝒅𝒆𝒓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora