Tell me you said no

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Era stata una serata estenuante, una nottata a dir poco mortale per i proprietari dei piccoli negozi in Whickber Street. Chi poteva immaginare che una pacifica riunione si sarebbe trasformata in una lotta contro gli inferi per il possesso di un Arcangelo? E, soprattutto, chi lo avrebbe ricordato davvero?

Dovette arrivare l'alba per far sì che in quella dannata libreria tornasse la pace che Crowley tanto desiderava. Diamine, era così eccitato all'idea che fosse tutto finito e che, finalmente, potesse stare un po' da solo con il suo Angelo.
Gabriele era andato via, erano tutti andati via, compreso Aziraphale, il quale era stato portato fuori dal Metatron per discutere di qualcosa.
Sul momento Crowley non gli diede chissà quanto peso, fin troppo entusiasta all'idea di poterlo portare al Ritz e potersi godere una giornata con lui dopo quei giorni infiniti di agonia per colpa di Gabriele e delle due fazioni.
Riordinò tutto, sistemò il tappeto sul portale per il paradiso, rimise a posto gli scaffali e i vari libri lanciati contro i demoni nello scarso tentativo di difendersi.

Più passava il tempo, però, più iniziava ad insidiarsi in lui il pensiero che qualcosa non andasse. E se Aziraphale fosse in pericolo? E se il Metatron volesse eliminarlo? E se, e se, e se... La testa del demone stava esplodendo nell'attesa che quei due tornassero, sperando che tornassero entrambi e non solo quel maledetto Angelo supremo.

La chiacchierata con Maggie e Nina non era servita minimamente a farlo stare meglio.
Dannati umani. Per loro era semplice parlare, date le loro aspettative di vita. Vivevano all'incirca novant'anni e si innamoravano diverse volte nel corso di quegli anni. Era semplice per loro dirgli di essere sé stesso, di essere sincero con l'angelo.
Crowley non avrebbe mai accettato a pieno un rifiuto, non era pronto a farlo, non poteva permettersi di farlo. Aveva trascorso gli ultimi (tutta la vita, in realtà) sei millenni della sua esistenza a guardarlo da lontano come se fosse solo un sogno irraggiungibile, come se fosse l'unico motivo per continuare a sopportare di vivere tra Inferno e Terra e non provocare semplicemente stragi e disperazione in giro. Odiava profondamente essersi innamorato di lui. Cazzo, aveva addirittura salvato degli stupidi animali e tre ragazzini fastidiosi perché quell'angelo gli aveva detto di farlo, nonostante lui avesse piena libertà delle proprie azioni.

Gli attimi passavano e finalmente vide Aziraphale ritornare nella libreria. Crowley sentì come se il suo cuore - fisicamente inesistente - avesse saltato un battito e gli si fosse bloccato in gola.
Raccolse tutta la calma che aveva in corpo ed aprì la bocca per parlare, venendo interrotto dall'angelo che gli chiese, per l'ennesima volta, di rimandare un discorso che avrebbe dovuto fare seimila anni prima.
Il demone accettò controvoglia, Aziraphale era troppo gioioso per permettersi di rifiutare e rovinare quella felicità angelica che tanto amava vedere sul suo volto.

Dio, il suo volto. Crowley lo vedeva in continuazione e, in continuazione, se ne innamorava ogni volta di più. Era così gentile, così carino ai suoi occhi. Aveva sempre un sorriso stampato in volto, oppure un broncio fin troppo adorabile da odiare. Per questo motivo si sentì morire quando l'angelo iniziò a parlare con entusiasmo del piano che lo avrebbe portato a prendere il posto di Gabriele. Davvero avrebbe posto il Paradiso sopra il loro legame? Davvero avrebbe preferito l'idea di un falso Crowley angelo, piuttosto che il vero Crowley che aveva imparato a conoscere in quei millenni?
Stentava a credere che Aziraphale potesse sul serio essere così superficiale nei suoi confronti. Si sentì ferito nel profondo per la prima volta in millenni interi.

Lo ascoltava con uno sguardo cupo mentre l'angelo non riusciva neanche a contenere la gioia dentro di sé.

«Dimmi che hai detto di no.»

«Dimmi che hai detto di no...» Ripeté, questa volta quasi come una supplica. Sentì qualcosa spezzarsi dentro di lui mentre sentiva di nuovo la voce di Aziraphale che lo invitava a tornare con lui in Paradiso. A quel punto capì che non c'era molto da dirgli. Si buttò. Si buttò completamente nel buio e si dichiarò a modo suo, pregandolo di restare con lui, di non tornare da quegli idioti, di non assecondare quel perfido bugiardo del Metatron.
Quei minuti passati a discutere pesarono sulle spalle del demone come ore, giorni interi a sentirsi completamente impotente di fronte alla realtà dei fatti.

Quando era sul punto di andar via decise finalmente di agire. "Ora o mai più" fu ciò che di più vicino c'è a ciò che passava per la sua mente in quel momento. Camminò verso l'angelo a passo spedito e prese la sua giacca tra le mani con fermezza, tirandolo a sé nel loro primo bacio.
Differentemente da come ci si poteva aspettare, Crowley aveva fantasticato a volte su quel presunto "primo bacio" e, di certo, non se lo aspettava così rigido, così forzato, così disperato. Lo baciò per bisogno, per disperato bisogno di sentirlo vicino a sé anche se per qualche secondo, anche se si sarebbe fatto odiare.

Quel bacio gli bruciava, gli bruciava terribilmente, sia fisicamente che psicologicamente. Avrebbe accettato anche di sentire quel dolore in eterno se questo significava poterlo avere nella sua vita e poterlo baciare ancora e ancora.

Sentì la mano dell'angelo tremare ed indugiare sulla sua schiena, non sapendo neanche lui cosa volesse effettivamente fare. Per un solo attimo quella benedetta mano si posò sulla schiena del demone, facendo accendere in lui un barlume di speranza che, purtroppo, ebbe vita breve.
Il bacio finì solo quando Crowley decise di staccarsi. Lo guardò in silenzio e lo maledì anche in quel momento. Quel dannato Angelo non aveva né il coraggio di rifiutarlo né di accettare i suoi sentimenti.

"Ti perdono" era davvero la frase giusta da dire in quel momento? Aziraphale voleva davvero passare la sua eterna esistenza con Crowley ma avrebbe preferito farsi odiare che farlo soffrire per la sua assenza. Era combattuto, diviso interiormente tra l'accettare di essere innamorato di un demone, e il forte desiderio di rendere il Paradiso un posto migliore.
A quanto pare, però, stava pensando fin troppo, tanto che Crowley decise di girare i tacchi e allontanarsi.
Fu solo quando aprì la porta che sentì una voce alle sue spalle, costringendosi a girarsi con tutte le sue forze; non aveva intenzione di piangere davanti a lui, Dio solo sa quanta forza di volontà ci volle a rimandare quel pianto fottutamente liberatorio che ormai aspettava da fin troppo tempo.

«Io- io dirò di no.»

Crowley lo guardò. I suoi occhi si spalancarono leggermente ma, ovviamente, Aziraphale non poté notarlo a causa delle lenti scure che li tenevano nascosti dal mondo. Lasciò che la porta si chiudesse dietro di lui e fece un passo verso l'angelo, temendo di aver sentito male.
Continuò a guardarlo, studiando la sua espressione. Non l'aveva mai visto così... Agitato? Era davvero la parola giusta? Aveva gli occhi verso il cielo, quel poco che bastava per incollarli in quelli di Crowley, le sopracciglia aggrottate e le labbra che tremavano leggermente nella speranza di capire cosa sentisse.
Lo aveva visto arrabbiato, felice, estremamente gioioso, infastidito e addirittura orgoglioso ma non lo aveva mai visto così.

«Come, scusa?»

«Non accetterò, Crowley! Non voglio tentare di migliorare il Paradiso per offrirti una vita migliore lì, rischiando di perdere quella che abbiamo costruito qui, rischiando di perdere te!» Rispose l'angelo palesemente in preda al panico, anche se cercava di nasconderlo e fingendosi semplicemente felice di star esprimendo i suoi sentimenti.
Crowley continuò a guardarlo, senza staccare gli occhi da lui per un momento, non battendo neanche le palpebre. Lentamente tolse di nuovo gli occhiali per poterlo guardare negli occhi ed accertarsi che fosse sincero. Di solito non metteva in dubbio le parole di Aziraphale, sapeva che non era semplicemente capace di mentire ma voleva ugualmente guardare quegli occhi azzurri ed avere quella benedetta certezza che l'angelo lo amava, lo amava abbastanza da mettere in secondo piano il paradiso per lui.

Il demone sorrise, questa volta in modo sincero, non sarcasticamente come faceva di solito. Si avvicinò a lui e lo cinse in un abbraccio, sentendo immediatamente la testa dell'amico, se ancora così poteva essere definito, sul suo petto. Chiusero gli occhi per qualche attimo, avevano il diritto di godersi quel piccolo momento insieme dopo che entrambi avevano temuto mortalmente che sarebbe stato l'ultimo.

Fuori dalla libreria, in quell'esatto istante, passò una figura. Li guardò inespressivo e proseguì la sua rotta verso il varco per il paradiso. Il Metatron aveva certamente perso una delle tante idee che aveva in mente per poter dividere quei due. L'apocalisse sarebbe arrivata non appena una delle sue idee avrebbe funzionato.
C'era una cosa che sottovalutava: quell'angelo aveva troppa fiducia nei suoi piani e poca conoscenza del rapporto effettivo che legava Aziraphale e Crowley, abbastanza da credere di poterli dividere in eterno.

Dimmi che hai detto di no - Aziracrow (one-shot) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora