Un sottile strato di polvere grigia danza nell'aria rarefatta mentre cammino attraverso le rovine della zona fuori Jackson. Il suolo frastagliato coperto di erbacce è la prova vivente di quanto fossero state devastanti le fasi iniziali dell'epidemia. Le strade una volta animate erano ormai deserte, e i resti di ciò che una volta era una città pulsante si stagliavano come monumenti all'umanità perduta.
Tengo stretto il mio zaino logorato, contenente tutto ciò che avevo: un paio di coltelli modificati con pezzi di vetro e chiodi arrugginiti, qualche medicina, un po' di cibo, una borraccia e il mio prezioso libro di disegni. Quei fogli di carta ormai ingialliti erano il mio rifugio mentale in questo mondo distopico, dove il Cordyceps aveva preso tutto ciò che avevo conosciuto e lo aveva trasformato in qualcosa di oscuro e pericoloso.
"Forse non c'è niente da vedere qui..." mormoro tra me e me mentre scavalcavo con cautela un cumulo di macerie.
"Solo rovina e ricordi di un passato che non tornerà mai più."
La luce del sole filtra attraverso le finestre rotte, proiettando ombre spettrali sulle pareti scrostate degli edifici circostanti. Mentre procedo silenziosamente, il mio orecchio è teso per il minimo suono, consapevole che in un mondo dove ogni movimento può essere un pericolo mortale, l'attenzione è la mia arma migliore.
Una folla di corvi si alzò improvvisamente in volo, rompendo il silenzio con il loro gracchiare gutturale. Mi fermo, pronta a tirar fuori il mio coltello in un istante.
"Stupidi uccelli del cazzo..." mormoro, riprendendo la mia marcia.
"Mi state facendo saltare il cuore in gola" continuo stringendo forte il manico.
Attraverso una vecchia stazione di servizio, probabilmente affiancata da un motel: i segni dell'epidemia erano ovunque. Strisce di nastro adesivo giallo e nero segnavano gli edifici infetti, mentre i manifesti governativi promettevano "sicurezza" e "cura". Le luci.
Speranze amare scomparvero rapidamente mentre il virus si diffuse incontrollabilmente. Le parole e i racconti di Joel si fanno strada tra i miei pensieri, lui ha visto nascere tutto.
All'improvviso, un rumore furtivo attraversa l'aria, un sibilo che provocò un brivido lungo la mia schiena. Scrutai con gli occhi pieni di cautela.
"Chi è là?", la mia voce era bassa ma carica di fermezza.
Un leggero movimento, appena percettibile, catturò la mia attenzione. Una figura alta e incappucciata, emerge dalle ombre come un fantasma. I miei sensi erano in allerta massima, pronta a combattere o fuggire.
"Non voglio problemi," dissi, cercando di mantenere il tono calmo nonostante l'adrenalina che mi riempiva le vene.
La figura si fece avanti, rivelando un volto giovane e pallido.
"Sono solo di passaggio, non-non- scus-..." la paura si impossessa del corpo del ragazzo alla vista del mio coltello pronto.
Fissai la persona per un momento, cercando di valutarne l'intenzione.
"Sei da solo?" chiesi infine.
L'individuo annuì, e mi venne in mente quanto io stessa mi trovai in una situazione simile.
"Non c'è altro spazio da noi, prova a Boston..."
La verità è che la mia missione non prevedeva il rientro di una persona in più a Jackson, a parte me. Le direttive di Tommy erano ben precise. Perlustrazione ordinaria.
Tommy poteva impegnarsi un po' di più per questa mia missione: da sola, a piedi, a poche miglia di distanza dal nostro centro abitato, per cosa? Sembra quasi una penitenza, la mia. Come se non si fossero altre zone che aspettano il saccheggiamento o la pulizia degli infetti.
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The Last of Us
AdventureLa storia è ispirata al videogioco "The Last of Us". Spoiler sul gioco, sia parte I che parte II. Tutti i diritti sono riservati. Attenzione ai contenuti espliciti.