camminavamo nei treni la notte

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L'ultimo giorno di vacanza è sempre dolceamaro, soprattutto quando si parla di vacanze estive. I bei ricordi e i momenti felici dipingono l'animo di un velo dorato che però non brilla come dovrebbe, offuscato dalla consapevolezza che presto si dovrà ritornare alla monotonia.

Manuel ha sempre odiato l'amarezza di questi momenti, fin da quando era piccolo e la fine delle vacanze coincideva col ritorno tra i banchi della sua minuscola scuola elementare.

Ancora ricorda il dolore quasi fisico che provava nell'abbandonare il sole e la salsedine delle sue amate spiagge in favore dell'aula polverosa, il cui unico adorno erano una lavagna di ardesia, una cattedra e dieci piccoli banchi. Tutto così opprimente, tutto così soffocante.

Il suo paese contava tremila abitanti, ad essere generosi. Manuel lo amava molto in estate, quando la sabbia dorata gli copriva i piedi e il sale gli abitava i capelli, molto meno in inverno, quando diventava evidente che quel mondo fosse troppo piccolo per accoglierlo.

Era sempre stato un bambino irrequieto, l'opposto di sua sorella minore Viola, da sempre dolce e delicata come il fiore di cui porta il nome. A Manuel il paese era sempre stato stretto, era un bambino con sogni ben più grandi di lui e sapeva che da quel posto se ne sarebbe andato il prima possibile.

E così a quindici anni aveva iniziato a lavorare e a risparmiare per rendere il suo sogno realtà, e a diciannove, fresco di maturità, era salito su un treno con un biglietto di sola andata. Destinazione: Roma.

A Roma Manuel aveva studiato filosofia, la sua passione alle superiori, e si era laureato a pieni voti. Da lì, la scelta di insegnare era nata quasi spontaneamente: nell'insegnamento ha trovato una passione e una missione.

All'alba dei trent'anni, insomma, Manuel può dire di essere un uomo realizzato. Ha lavorato duramente per far avverare i propri sogni e non c'è nulla che potrebbe chiedere di più dalla vita.

Beh, in realtà forse c'è qualcosa che gli manca, come sua madre ama ricordargli ogni volta che torna al paese per le vacanze. Concentrandosi così tanto sui propri obiettivi, Manuel non ha mai avuto troppo tempo per l'amore.

Non lo ha mai cercato, un po' per mancanza di tempo e un po' perché crede che queste cose debbano venire da sole, e questa cosa a sua madre non è mai andata completamente giù. Sua sorella, che è più piccola di lui di tre anni, si è recentemente sposata con l'uomo che ama da tutta una vita, e dal loro matrimonio sua madre non fa altro che ricordargli che anche lui dovrebbe trovarsi qualcuno. Ogni tanto Manuel si chiede se non abbia ragione, ma poi si ripete che se le cose devono succedere succedono, e che se l'universo vorrà gli farà trovare la persona giusta.

È questo ciò che si ripete anche ora, mentre sale sul treno che lo riporterà a Roma e alla sua vita di tutti i giorni. Anita, salutandolo, gli ha sussurrato che spera di vederlo tornare per Natale in compagnia, e lui deve ripetersi che non è così necessario per convincersene. Forse inizia ad essere vecchio e la solitudine diventa più difficile da sopportare.

Il treno diretto a Roma è pieno di gente. È normale: è fine agosto e molti ritornano a casa dopo le vacanze. Altrettanti, come Manuel, lasciano la loro prima casa per tornare in quella che li accoglie da qualche anno. L'atmosfera in tutte le carrozze è malinconica, proprio come lo è il ritorno alla quotidianità.

Manuel percorre tutta la seconda classe trascinandosi dietro la propria valigia, alla ricerca di un posto a sedere. Deve arrivare fino alla prima carrozza per trovare quattro posti liberi. Mette il proprio bagaglio sulla cappelliera e si siede in uno dei sedili, lasciandosi trascinare via dalla malinconia.

Si rende conto di essersi addormentato quando sente qualcuno toccargli una spalla. Un po' scocciato per essere stato svegliato si toglie una cuffietta e si volta infastidito a vedere chi lo abbia disturbato.

Nei treni la notte || SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora