Prologo

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Un rumore lieve di pioggia sopra il pineto, sentieri ricoperti di colori: giallo, arancio, rosso.
Corteccia, come pelle, che protegge il cuore degli alberi dal mondo esterno.
La bambola di pezza seduta, con la schiena contro un tronco, zuppa. Le gocce, dalle nuvole, hanno accarezzato la sua pelle, raffreddato il suo cuore, il suo corpo esile.
Quale uomo sarebbe in grado di abbandonare una bambola? E quale, invece, non raccoglierebbe una bambola abbandonata?
Calpestio nel sottobosco.
Rapido.
La bambola di pezza è immobile, in silenzio, con gli occhi lucidi.
Neanche il vento l'ha ancora spezzata.
Improvvisamente, arancione e bianco; due occhi color fuoco la stanno guardando.
Pace.
Pace in quell'attimo in cui il rumore era cessato e la pioggia era solo un ricordo lontano; l'abbandono era ormai passato.
Ferma; ferme.
La prigioniera e l'anima libera, a pochi passi.
Due essenze opposte dello stesso mondo, piccole sotto gli alti pini.
«Sono sola.» disse la bambola alla volpe, rompendo il silenzio.
Un tuono.
Buio.

Rosso melograno, rosso fuoco Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora