Nella stanza regnava un gran caos, tutti parlavano mentre il Re osservava la scena stanco. Vanno a finire sempre nello stesso modo, pensò. Tutti cercavano di farsi sentire e il volume crebbe rapidamente.
Era un giorno soleggiato ma come spesso accadeva, arido e senza un soffio di vento.
"Voglio trattare la pace!" Tuonò il Re Brandal Wilfer rivolgendosi ai rappresentanti del popolo che continuavano a discutere animatamente e nella sala calò il silenzio. Brandal era solitamente un uomo mite e gentile, vederlo così arrabbiato prese di sorpresa tutti.
Brandal era un Re autoritario ma giusto e adorava il suo popolo ma non la sua terra. Era un vero Re, aveva a cuore infatti le sorti del suo popolo, e cercava sempre di accontentarlo. Aveva una testa piccola e tagliente, un corpo grosso e muscoloso, il viso era semplice, con un certo fascino. Aveva capelli di un rosso spento ma brizzolati e vividi occhi neri come la pece. Si diceva che negli occhi di un Re si potesse vedere il futuro, ma Brandal non era molto superstizioso e dava poca importanza alle legende; ascoltava molto di più i suoi maestri e la sua ragione. Una particolarità che solo le persone più intime al Re conoscevano era una cicatrice sulla spalla destra. Ricordava bene come se l'era procurata. Quando aveva otto anni a lui e a suo fratello Qildom piaceva giocare con la spada, ma ai ragazzi così piccoli era proibito. Allora una notte presero due spade di ferro, quelle utilizzate durante gli addestramenti e si misero a giocare. Volevano solo provare come si sentisse un uomo con una spada vera in mano. Ma mentre Brandal raccoglieva la spada da terra il fratello scagliò un fendente e lui si ritrovò sanguinante a terra, con la paglia del fienile in bocca. Il fratello spaventato tornò subito nella sua camera e non chiamò soccorso. Brandal svenne nelle stalle e solo la mattina dopo un maestro curò le sue ferite, ma era troppo tardi e rimase un enorme cicatrice. Se il fratello avesse chiamato aiuto, la cicatrice non ci sarebbe stata, dato che le spade per l'addestramento non erano particolarmente affilate. Quando la ferita era esposta alle radiazioni del sole bruciava ancora come il primo giorno. Personalmente il Re non credeva in L'Hor, il Dio della penisola di Fuoco ma in quanto Re doveva far credere di essere fedele a Dio. "Wooldbrune ha già un esercito di oltre 10'000 uomini..." ma il Re interruppe Viser, suo figlio, con un cenno della mano. Viser era sempre a favore della guerra. 'Di sicuro non ha preso da me!' Pensava sempre il Re. "Noi abbiamo più uomini." Rispose con tono secco 'con le nostre scorte di carbone e con i nostri maghi possiamo far nascere un drago. Quanto vorrei vederne uno' pensò tra se il Re. Viser figlio di Brandal con capelli rossi come il padre e occhi più sul rossi della madre si alzò di scatto. " Andrò io a trattare la pace, non c'è uomo più scaltro di me!" Viser era alto ed esile dagli agili movimenti che lo rendeva un ottimo spadaccino. Viser era un ragazzo irresponsabile ma coraggioso; il padre non lo avrebbe mai messo in pericolo per una cosa così rischiosa per chiunque, ma gli serviva una persona fidata. Il Re scosse la testa in segno di disapprovazione. "Mi servi qui, sei il mio primogenito ed erede al 'Trono di Vulkan', ci andrà Armond. Il mio obbiettivo è la pace, gli venderò anche del 'carbone di Val' ma in cambio si dovranno sottomettere." Concluse seccamente il Re.
" Se non c'è altro vorrei andare a riposare." Disse con tono stanco e pacato.
"Cosa te lo fa pensare che accetteranno?" chiese allora Viser con tono di sfida, come se si stesse rivolgendo a suo padre, non al suo Re.
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Vulkan
FantasyVulkan è un romanzo fantasy ispirato alle cronache del ghiaccio e del fuoco, ma totalmente inedito per quando riguarda le storie e i personaggi, ma non posso negare che ho preso spunto da quella fantastica saga. E' una storia molto avvincente, con l...