binario due

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Il fischio mi arriva alle orecchie come una voce lontana, un eco che sembra chiamare il mio nome e avvertirmi di correre più veloce.

Accellero il passo, mi sposto prima a destra e poi a sinistra per cercare di superare più in fretta possibile la folla che mi blocca il passaggio con i propri bagagli. Procedono tutti ad un passo regolare, un ritmo sinuoso e meccanico che mi fa percepire tutta la lentezza del mondo. A quest'ora trovi di tutto: gente stanca che si trascina a lavoro, gente esausta che torna a casa, gente che sta sta partendo per una vacanza fuori porta e gente che sta semplicemente aspettando il treno che potrebbe svoltargli la vita. Perchè nessuno corre? Perché non si spostano e non mi lasciano passare?

Un altro fischio, un grido dispettoso che sembra dirmi che non ce la farò.

Percorro le scale, ma senza mai riuscire a correre, ignorando il rumore dei binari che vibrano. Cerco di non pensare all'eventualità peggiore. Non sarei in grado di accettarlo, non può scivolarmi così facilmente dalle dita proprio quando sono così vicina. Non può partire senza di me.

Arrivo alla piattaforma, controllando di sfuggita il numero del binario, e lascio andare un sospiro di sollievo quando vedo il treno ancora fermo. Non è troppo tardi, sono arrivata in tempo.

Sistemo la borsetta sulla spalla e mi incammino verso una porta del convoglio, pronta a salire, quando per qualche irrazionale ragione lancio un'occhiata al cartellone delle partenze.
È il treno per Milano.

Milano? Ma io devo andare a Bologna, non a Milano!
Controllo un'altra volta il numero del binario, e la tranquillità cede il posto all'incredulità.

Sono sul binario 2.

Mi giro per osservare il binario accanto, sul quale un treno azzurro sta iniziando a muoversi. Il Binario 8.

<<Quale razza di imbecille mette il binario due accanto all'otto?!>> sbotto sconvolta, mentre osservo immobile il mio treno allontanarsi dalla stazione.

<<Cazzo!>> mi porto le mani tra i capelli impregnati di umidità, allontanandoli dal viso. Ho perso il treno. Ho perso il mio primo appuntamento.
Ho perso l'occasione.

Il vento fresco di ottobre mi spinge a infilare le mani nelle tasche del cappotto, cercando in esso almeno una piccola parvenza di sollievo. Ma cosa me ne faccio del sollievo fisico, quando la mia testa è tormentata dal fallimento?

Mi trascino lentamente verso la panchina più vicina, lasciandomi cadere a peso morto sull'estremità di essa.
Ho solo vent'anni, è vero, ma la vita mi aveva appena offerto una speranza per la mia ancora inesistente vita amorosa. E io l'ho sprecata.

<<Cosa posso fare?>> mormoro rassegnata, scuotendo la testa.

<<Smetterla di urlare, magari>>

Giro la testa di lato, osservando confusa il ragazzo seduto all'altra estremità della panchina. <<Come?>>

Lui se ne sta seduto scomposto, con le gambe allungate in avanti e le mani nascoste dentro le tasche anteriori della giacca.
Non riesco a vederlo in faccia a causa del cappuccio che gli copre il profilo, ma sono sicura che sia stato lui a parlare.

<<È da cinque minuti che stai frignando, c'è gente che vuole dormire.>>

Ci mancava pure questa. <<Ascolta, non voglio comprare niente e non voglio problemi>>

<<Basta che fai silenzio.>> borbotta lui, stringendosi le braccia al petto. <<E non sono un pusher.>>
Scrollo le spalle, anche se lui non può vedermi. Dall'apparenza lo sembrava.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 25, 2024 ⏰

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