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Adonis



Che forma ha il potere, quando lo tocchi davvero?
Non il potere che si ostenta — quello è per i deboli — ma quello che non ha bisogno di mostrarsi. Quello che ti entra nel sangue e modifica la tua natura.

Me lo ero chiesto spesso, e ogni volta arrivavo alla stessa risposta: il potere vero è silenzioso. Invisibile.

È la capacità di decidere chi vive e chi muore senza dover nemmeno alzare la voce.

È sapere che non hai bisogno di chiedere il permesso.
Solo che io, fino ad a quel momento, quel tipo di potere lo avevo solo sfiorato.

Ma non ero destinato alla parte giusta. Ero nato dalla parte povera e la mia era stata un genere di adolescenza che mi portavo dentro nonostante tutti i complimenti e i risultati.

Le persone comuni comprano un cane da guardia se non si sento al sicuro, installano un allarme.
Io l'avrei comprata la mia sicurezza con un contratto. Con un patto firmato col diavolo.

Non mi sarei più dovuto preoccupare di nulla, il mio passato sarebbe svanito e io sarei diventato qualcuno da cui guardarsi le spalle.

Il cielo grigio filtrava dalle finestre mentre mi vestivo in silenzio, cercando di riordinare i pensieri.

Valerie dormiva ancora, il respiro regolare, come se la notte avesse portato un po' di tregua al caos dentro di lei.

Non avevo dormito molto, e non per colpa del suo pianto o delle sue confessioni. Era quel senso di imminenza che non mi aveva abbandonato nemmeno quando mi ero lasciato Carlyle alle spalle.

Sigillai lo scatolone nel quale avevo inserito tutte le cose che aveva lasciato a casa mia e lo lasciai davanti alla porta.
Non la svegliai, ero certo che al mio ritorno non la avrei trovata.

Arrivai nel suo ufficio poco dopo l'alba.
Nemmeno in un angolo di quel grattacielo era impossibile non sentire l'odore della ricchezza, a partire dal nome placcato in oro all'ingresso.

La sede del Carlyle journal era molto più sporca di quanto la raffinatezza dei suoi interni non desse a vedere .   
Lance era già lì, seduto dietro la sua scrivania come se non avesse mai lasciato quel posto.
Il suo sorriso era l'immagine perfetta del potere: calcolato, feroce, e completamente privo di calore.

"Sei puntuale" disse, alzando lo sguardo dai documenti che aveva davanti.
"Un tratto che apprezzo."

"Non sono qui per fare impressione" risposi, prendendo posto senza aspettare un invito.
"Sono qui per discutere i termini."

Lance inclinò la testa, quasi divertito.

"Termini? Credevo che il tuo senso di giustizia ti avesse già convinto."
Era una battuta quella?
Non sorrisi nemmeno, mi diede solo un ulteriore ragione per concludere velocemente questa conversazione.

"Il senso di giustizia non protegge nessuno," ribattei, freddo.
"Le regole sì. Voglio garanzie."

Lance incrociò le mani davanti a sé, i suoi occhi che mi studiavano con attenzione.
"Sto ascoltando."

"Voglio che le accuse su Harvard siano distrutte. Non devono esistere prove, né tracce. Se venissero fuori, non solo non potrei più rappresentati, ma la tua reputazione verrebbe macchiata proprio come la mia."
lui alzò un sopracciglio e poi mi congedò con una smorfia di indifferenza

"Facile" disse Lance con un sorriso leggero mettendosi comodo. "altro?"

mi apoggai sulla sua scrivania, avvicinandomi a quella sua corazza di onnipotenza .

Poison - glory and goreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora