Prologo

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Ho sempre creduto che l'amore alla mia età fosse un concetto troppo complicato per la maturità dei miei coetanei, o comunque per chi ha sempre visto i suoi genitori felici e innamorati. Questo non è il mio caso.  Non ho mai attribuito quelle due parole al matrimonio dei miei genitori. Si allontanano troppo dalla realtà. Quando dico di invidiare chi ha i genitori separati solitamente la gente mi guarda in modo strano, ma penso che sia normale per chi non ha mai vissuto questo tipo di esperienza. Tornare a casa dopo una giornata straziante con il solo desiderio di buttarsi sul letto e non alzarsi più e non riuscire a farlo per le urla dei miei genitori, questo sì che fa male. Fa male doversi consolare da sola in queste situazioni. Quando ero più giovane piangevo il più delle volte, avevo paura che le grida sfociassero in atti di violenza. Inizialmente era solo paura, poi la paura lasciò spazio alla certezza. Perché cominciarono gli schiaffi, i pugni che rimasero impregnati nella pelle di mia madre con lividi e graffi.
L'amore non è altro che una parola che maschera l'ossessione, la violenza. Come ad esempio i miei genitori: mio padre dopo uno schiaffo portava i fiori a mia madre e le sussurrava un "ti amo" pensando sarebbe stato sufficiente a mettere a posto tutto. Pensando di avere il diritto di rifarlo.
La mia è la storia di una ragazza cresciuta in un ambiente in cui l'amore era una parola inventata appositamente per i bambini, per fargli credere che la vita avesse un lato positivo, per fargli dormire sonni tranquilli. Pensavo fosse così, finché non arrivò lui a cambiare tutte le carte in tavola.

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