magia nera

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"non me ne frega un cazzo! sai quanto tempo della mia vita ho sprecato per andar dietro ad uno stronzo, psicopatico, ingrato come te? te ne stai li, a fissarmi, quando io sto urlando quel che non mi va più bene, e nel mentre gioisci pure con i tuoi soliti ghigni da persona disturbata quale sei! ho provato in tutti i modi, con tutte le mie forze, con ogni briciolo della mia anima a portarti qui, affianco a me, di nuovo, ma continui a cambiare strada, i tuoi pensieri non combaciano più con i miei, il tuo modo di vivere é un lerciume, continui a bere e bere e bere sperando che quest'angoscia passi, ma il tuo essere inutile non passerà mai lee minho! mai!"

era tutto ovattato nella sua testa. le parole del suo ex ragazzo rimbombavano in quel bagno, quel che era divertente é che non riusciva a capire neanche un solo schiamazzo. han jisung doveva fare meglio di così, ormai era tra le nuvole, un viaggio senza destinazione o meta per un viziato del cazzo come lee minho. fottutamente lee minho.

se solo non gli ronzasse il pensiero del ragazzo misterioso con aura cupa e interessante, aveva preso di mira un altro figlio di papà col quale divertirsi, perché giocare con la vita della gente manipolandola e facendola sua, era il suo passatempo preferito. il piacer di avere qualsiasi cosa in pugno, qualsiasi persona avesse sotto mano, lo faceva impazzire, e kim seungmin era la sua prossima preda.

c'era una cosa che lee minho non si curava di sapere: kim seungmin era qualsiasi cosa, fuorché una preda.

se ne accorse tanto dopo il loro primo incontro. minho gli ronzava attorno, facendo di tutto per attirare la sua attenzione. stava fallendo miseramente. gli individui come lui seungmin li inzuppava nel caffellatte. le persone aveva imparato a squadrarle: esseri effimeri e lussuriosi, pacati e chiassosi, disposti a dare tutto il loro impegno e la loro dignità pur di essere amati, e non capiva questo concetto: perché voler a tutti i costi essere amati se alla fine l'amore é un costrutto sociale così deludente, insipido, cieco. era tutto fuorché razionale, un sentimento gonfio e ripugnante, a tratti invadente e disastroso. aveva visto molto a riguardo: suicidi per amore, follia per amore, ma seungmin non era schiavo di questo sistema a zolle, semmai definiva chiunque gli si avvicinasse una zolla: sulla quale poter scavare, rastrellare, piantare e poi calpestare con nessun rimorso o rimpianto, soltanto un luna park che alla fine del giro divertente ti saluta con la voglia di volerlo fare ancora.

una giostra, gli individui erano tante mini giostre con le quali divertirsi e dimenticarsene una volta tornati a casa.

"ebbene, cos'hai da fissare? ti piaccio?" minho era attonito, il più piccolo gli aveva fatto passare ogni voglia e sapore che avesse sul giocare con la gente, perché non aveva mai vissuto sentimento così grande. aveva finalmente trovato qualcuno che abbassasse il suo ego fino a sgretolarlo e a desiderare qualsiasi altra cosa se non benessere fisico, aveva cambiato idea sul prosciugare interamente una persona, si pentì di tutti i noccioli scartati e di tutte le lacrime che era disposto a bere pur di avere un minuto di ilarità e benestare.

era perlopiù ammaliato da cotanta intelligenza e distorsione del mondo, gli era sempre stato riferito oltretutto: "prima o poi troverai altro col potere di metterti in ginocchio e pregare per un riscontro, consenso, approvazione" ma lui ha sempre buttato al vento queste sciocche parole sicuro di se stesso, perché per lui, come per seungmin, l'individuo era inutile e debole tra le braccia dell'amore, convinto che ognuno potesse far da se, regali, apprezzamenti, incoraggiamenti dinanzi ad uno specchio, un sorriso, una pacca sulla spalla, e via nella grande gabbia del globo.

minho pareva spacciato. in quella stanza, la sua stanza, si era buttato a capofitto bagnato causa temporale, con lacrime amare che si confondevano con l'acqua piovana che scendeva copiosamente dai suoi capelli zuppi, a pregare per un qualcosa in più, a sperare ci fosse, ad ammettere a se stesso di essersi innamorato follemente, a scusarsi col cielo per esser stato un essere spregevole, perché soltanto a pensare ai così tanti cuori spezzati con i quali aveva giocato a baseball gli veniva da sboccare. perché adesso aveva capito che quello ad essere lanciato in aria e colpito fosse lui.

il karma, una diceria, un mito, una stregoneria antica, era reale.

seungmin non provava niente se non compassione nei confronti del ragazzo in ginocchio davanti a se, e rabbia per il suo tappeto fine, bianco e peloso ormai zuppo per un'azione infantile.
"che sei? un bambino?" le uniche parole a cui potesse aspirare adesso. gli uscì anche un ghigno, ripensando al bambino che solo qualche mese fa era sicuro avesse questa cosa, perché non era una relazione, né un rapporto amichevole, né una conoscenza, né un saluto, in pugno. oltretutto veniva da ridere allo squallore che aveva davanti.

solo un gioco, si stava giocando, non é così lee minho? ti sei innamorato? hai voglia di chiudere qui? quello che cerchi non posso offrirtelo, non so neanche cosa significhi addormentarsi assieme sorridendo e facendo carezze sugli avambracci; non so cosa voglia dire essere in amore; non so cosa si provi in una relazione, e tu mi chiedi cotanta cosa grande? sei davvero un bambino. era solo ego il tuo, grande e gonfio come un pallone da basket, ma la durezza di un pallone da basket non l'avevi mica, eri più simile ad un super santos, solo apparenza che si sgonfia al minimo chiodo preso in strada.

credevo fossi più di un ammasso di indumenti bagnati sul mio tappeto a chieder pietà e un bacio di rassicurazione e capitolo chiuso per aprirne un altro. mi sbagliavo. non puoi darmi l'intrattenimento che mi serve, il tuo nocciolo va scartato: troppo maturo per cercare di martellarlo, oramai rischia di creparsi con una volata di vento, o é già crepato, lee minho? il tuo cuore é in frantumi? povera anima, triste e solitaria. hai commesso un errore più grande di te, ti sta scivolando tutto tra le mani, e quel che mi fa più rabbia sai cos'é, lee minho? é che solo ora stavi iniziando a darmi del vero intrattenimento. pensavo durassi di più, ma ormai sei solamente una clessidra arrivata all'ultimo granello, incapace di girarsi per la troppa usura e troppo stanca per cercare qualcuno disposto a girarti.

era stremato, a pezzi, col cuore che pareva affaticato anche solo per fare il suo lavoro, aveva l'impressione che l'ossigeno al cervello non riusciva ad arrivarci per i troppi pensieri accatastati. solo dispiacere. se ne stava li, davanti alla porta d'ingresso dell'alta fortezza kim, senza riuscire a fare un altro passo.

era davvero quella la pena da sopportare? era come se qualcuno l'avesse trafitto con un ascia allo stomaco, come se l'avessero riempito di aghi sul cuore, come se l'avessero fatto a pezzi e poi messo sottovuoto. era deluso da se stesso, come poteva aver fatto provare tanto dolore a chiunque si fosse avvicinato? non immaginava facesse un male atroce, tanto male al cuore, quello che provava non era solo malessere mentale quanto quello fisico. non riusciva ad alzare gli arti come se l'avessero legato ad un grande blocco di cemento per poi buttarlo in mare, senza nessuna possibilità o speranza di riuscire a risalire, non riusciva a nuotare più nel suo cuore desolato, si accasciò al sol pensiero di non riuscire a respirare di nuovo.

pensava davvero si stesse logorando, era nel bel mezzo di un terremoto di magnitudo dieci e lui era il palazzo con le fondamenta più instabili del vicinato.

però una grazia a kim seungmin la doveva: aveva spolverato i suoi sentimenti, riuscendoli a mettere in bella vista come si fa con la ceramica sulle mensole. non pensava potesse mai arrivare a questo. lee minho si accorse di riuscire ad amare incondizionatamente, senza freni, riuscendo a dare ogni briciola del suo corpo in frantumi.

lee minho capì che il dolore era solo una conseguenza della grande magia di quel sentimento che lo pugnalava tanto.

lee minho era innamorato, grato a se stesso di esserlo, finalmente.

fine.
230920

𝟐𝐦𝐢𝐧 preda Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora