CHAPTER 1

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Faceva freddo

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Faceva freddo. La pioggia era incessante e schizzava dappertutto. Era pieno autunno e il cielo coperto di veli grigi rifletteva sulle pozze raccolte negli angoli dei marciapiedi. Era stata una pessima idea uscire con le parigine quel giorno, ma almeno ero dotata di un lungo cappotto nero realizzato con un tessuto di dubbia provenienza accompagnato da grandi bottoni e un cinturino che divideva il busto con la vita. Al collo ero strozzata da una sciarpa bianca che, per fortuna oserei dire, mi copriva il volto fino al naso impedendo così all'acqua di penetrare e rovinare il mio bellissimo trucco. Stavo aspettando il bus al solito orario nella mia solita e noiosa postazione. Il cielo sembrava stesse per cadere per quanto fossero basse le nuvole e la situazione non era tra le più favorevoli per un inizio scolastico. La pensilina del bus parava di più al di fuori di essa e fui costretta ad aprire l'ombrello che però servì a poco perché per fortuna, alle 6:30 puntuali, il bus arrivò. Chiusi velocemente la mia unica risorsa di riparo ed entrai immediatamente nel bus senza nemmeno sbatterla e mi misi subito a cercare un posto.Il bus non era pieno e non avevo bisogno di fare la caccia al posto manco fosse una questione di vita. Il finestrino alla sinistra sui posti alti del mezzo pubblico mi stava chiamando e dopo un po' cedetti al suo richiamo. Mi misi gli auricolari senza nemmeno guardare chi c'era sul bus, non che m'interessasse particolarmente cercare di relazionarmi con persone il primo giorno di scuola MA soprattutto con persone in un bus pubblico. I filamenti dei miei capelli neri come la pece decisero di esplodere a causa dell'umidità e la fermezza della sciarpa non aiutò nel tenerli dritti. Mi reputo da sempre una persona molto maniaca dell'ordine estetico e personale quindi per me era una tragedia se succedeva una cosa del genere. Senza scrupoli, presi immediatamente il mio specchietto e con le dita altrettanto umide cercai di mettere i miei demoni neri in riga spazzolandoli con le unghie. Passarono 34 minuti circa e scesi dal bus con la pioggia che sembrava avesse ascoltato il mio grido di aiuto. In poche parole si calmò un attimo ed ebbi la possibilità di camminare senza che l'ombrello si ribaltasse al contrario. Presi il mio telefono e controllai l'orario.
"mhhh ottimo direi" dissi a bassa voce. Ero in anticipo di 15 minuti e ciò mi rese felice perché avevo l'opportunità di girare un po' in città prima di entrare effettivamente nella mia nuova scuola. È una cosa obbligatoria per me a quanto pare, mia mamma mi iscrisse qui ancor prima di morire. Sinceramente non ho mai capito perché tra mille abili studenti e stregoni hanno scelto di prendere un umana comune come me per di più nerd e quasi hikikomori, probabilmente era solo perché riuscivo a vedere le maledizioni. Fatto sta che presi la cosa come un nuovo inizio e così, decisi di fare un giro in città. Era a 100 metri nemmeno dall'istituto ed era piuttosto affollata per essere una giornata di incessante tortuta bagnata. Seguii il mio istinto (senza cercare di perdermi) e mi portò in una scia di caffè gassosa forte quanto la pioggia di quello stesso giorno, decisi di capire da dove proveniva e dopo 2 minuti trovai la mia gallina dalle uova d'oro. Ero in anticipo e quelle luci calde in una giornata così buia e fredda mi attirarono come la luce attira le falene. Entrai nella caffetteria senza nemmeno leggere il nome e venni avvolta da un tepore così accogliente che in confronto il calore della stufa in una notte gelida era solo arietta. Il posto era molto accogliente e rustico, le vetrate permettevano una vista mozzafiato della pioggia che cadeva mentre il legno del parquet rifletteva con le luci giallastre e calde del bar, i tavolini erano molto umili senza contare le grandissime poltrone stile bar americano in faccia alle vetrate.
"salve, potrei avere un cappuccino large per favore?" chiesi gentilmente alla barista che mi rispose con la stessa moneta, dopodiché mi sedetti in uno dei primi tavoli che vidi aspettando il mio ordine e lasciando il pagamento già sul tavolo pronto per essere ritirato.
"Ecco a lei signorina, le porto lo scontrino?" mi chiese la dolce ragazza
"Oh no si figuri! Grazie mille" le risposi.
Mi annuì e tornò al suo posto. Indossava una divisa molto carina e le donava pure, soprattutto con i colori del bar. Mentre sorseggiavo il mio cappuccino la osservai di più e mi resi conto che era composta da una camicia beige, un classico pantalone nero ed un grembiule nero con il logo del bar. Quel momento era perfetto per iniziare al meglio una giornata, fatto sta che non poteva durare per sempre. Dopo aver terminato il mio toccasana, Presi le mie cose e iniziai ad incamminarmi verso l'istituto che mi accolse a cancelli aperti. Era un istituto molto carino ed accogliente ma allo stesso tempo mi risultava freddo come il ghiaccio, semplicemente perché non conoscevo nè vedevo nessuno. Era un posto molto carino che risaltava sicuramente all'occhio dei passanti visto che era un college stile giappo tradizionale in piena capitale giapponese (per l'appunto).
Vidi in lontananza una ragazza con i capelli a caschetto castani e, non vedendo altre forme di vita, mi avvicinai a lei per chiederle informazioni.
"salve mi scusi signora lei sa per caso dov'è la-" dissi con un tono gentile ma il momento stesso in cui si voltò mi interruppi di blocco.
"ohh cara se mi dai della signora mi sento vecchiaa" disse la misteriosa ragazza mentre emanava un espressione drammatica quanto ironica. Subito dopo mi guardò e si mise a ridere delicatamente.
"sto scherzando tranquilla, stavi dicendo?" tenne lo sguardo su di me aspettando risposta ma più la guardavo e più notavo la sua bellezza. Aveva un neo sulla guancia, gli occhi grandi come quelli di una gatta e delle labbra rosa carne delicate quanto attraenti. Era veramente bellissima, ma non potevo lasciarla in asso in quel modo.
"o-oh si emh, volevo sapere dov'era la sezione del terzo anno" le dissi e mi guardò molto incuriosita.
"oh.. È la mia. Come mai sei nuova? Cioè... sei stata bocciata o sei appena arrivata?" mi chiese mentre masticava la stecca di un lecca lecca e mi gironzolava in torno per capire cosa avessi di sbagliato.
"oh umhh in realtà sono stata mandata qui per conto di mia madre che ha insisto tanto quindi.. Non so perché io sia finita già nel terzo anno" le dissi sinceramente e la sua risposta fu un lungo contatto visivo con uno sguardo curioso.
"non fa nulla, i sensei di questa accademia sanno sempre quello che fanno. Seguimi, ci andiamo insieme" disse la bruna prendendomi a braccetto con confidenza pacata.
"Come ti chiami corvina?" disse mentre mi trascinò leggermente per far si che io la seguissi.
"ohh Mi chiamo Yuri! Tanto piacere e grazie per l'aiuto"
" Mhhh mi piace come nome! Raccontami un po' di te se ti va". Disse mentre camminavamo entrambe freneticamente con la speranza di trovare la classe.
"Oh beh.. Non sono una persona interessantissima, posso solo dirti che amo i gatti e la musica" le risposi
"io e te andremo d'accordo allora~" mi disse sorridendo.
Non so perché ma sentivo di potermi fidare in qualche modo di lei.

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Ps: HEYOO cari lettori, Grazie per aver letto questo primo capitolino e spero vivamente che la storia possa piacervi. Interpretatela pure come meglio credere, se un x reader o solo fanfiction cioè.. Sentitevi liberi di interpretarla come preferite e spero che possa prendervi quanto incuriosirvi! Ho grandi aspettative e motivazioni nel continuarla quindi cercherò di essere attiva e continuarla in fretta. Sarà una piccola interpretazione romantica del backstory di Geto cercando di mettere in risalto molto anche il lato psicologico secondo il suo e anche mio punto di vista sulla sua storia, quindi mi baserò sulla versione originale dei fatti (più o meno) con la sola nota romantica per emozionare di più voi lettori che probabilmente come me simpate malissimo HAHA ♡

Black ewes // A Geto Suguru Fanfiction Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora