Bitter kisses as cigarettes

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— 𝑩𝒊𝒕𝒕𝒆𝒓 𝒌𝒊𝒔𝒔𝒆𝒔 𝒂𝒔 𝒄𝒊𝒈𝒂𝒓𝒆𝒕𝒕𝒆𝒔 —

Osservava con sguardo assente la fetta di carne al sangue di fronte a sé, annoiandosi nello spostare con la forchetta i piselli e le patate arrosto da una parte all'altra del piatto e rovinando così quel contorno fino a renderlo una poltiglia non ...

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Osservava con sguardo assente la fetta di carne al sangue di fronte a sé, annoiandosi nello spostare con la forchetta i piselli e le patate arrosto da una parte all'altra del piatto e rovinando così quel contorno fino a renderlo una poltiglia non più commestibile. Nelle sue orecchie ronzava il suono della voce lievemente stridula della ragazza di fronte a lui seduta al suo stesso tavolo. Han Nicole, ventisei anni spaccati, per metà americana da parte della madre, viziata e dall'atteggiamento altezzoso e antipatico.

Parlava, forse anche fin troppo per lui e i suoi gusti. Parlava di nuove collezioni di scarpe firmate, di borse e di futuri viaggi dall'altra parte del mondo che avrebbe voluto fare soltanto per vantarsi con le sue amichette vipere e false come lei. Parlava della loro luna di miele che si sarebbe tenuta a breve e di tutti gli stupidi regali che gli erano stati dati il giorno del loro matrimonio. Per Nicole — a meno che non si trattava di un capo o di una borsa firmata — trovava tutto stupido ed inutile. Una persona sciapa e fin troppo superficiale per uno come lui.

«I signori Cheng ci hanno regalato uno stupido portafrutta d'argento...papino ha sempre detto che erano dei pezzenti, dei tirchi senza scrupoli— Bubino mi stai ascoltando?»

Dio solo sapeva quanto lui detestasse quel soprannome. Tutti lo sapevano e lo avevano capito meno che lei, ma forse perché di intelletto di certo non spiccava.

«Ah ah» rispose distrattamente, reprimendo così il forte istinto di tirare alla ragazza la propria forchetta secca e dritta nella fronte: tra le sopracciglia, dove un neo quasi simile ad un punto nero faceva capolino; un tiro che sarebbe valso quasi cento punti se avesse fatto centro il ragazzo «Continua pure» borbottò poi frugando nel mentre tra le tasche dei suoi pantaloni neri a sigaretta eccessivamente stretti per i suoi gusti — ma perfetti per quella vipera di sua moglie che doveva far sempre bella figura — alla ricerca del proprio amato pacchetto di sigarette e del suo accendino storico: era violetto, un po' scrostrato e arrugginito, con sopra disegnate delle piccole fragoline rosse e rosa. Ci era sentimentalmente attaccato a quel piccolo accendino, e non lo avrebbe cambiato per nessun'altro al mondo.

T e J le iniziali segnate con un pennarello indelebile su una delle coste di esso.

Fece per aprire il pacchetto di sigarette e portarsi una di queste alle labbra quando vide con i propri occhi il corpo della ragazza di fronte a sé sporgesi oltre il tavolo e strappargli la sigaretta in un gesto furtivo per poi nasconderla come se fosse una cosa illegale nella propria borsetta firmata.

«Bubino no» precisò poi mentre le sopracciglia fini e scure si avvicinavano per formare un orribile cipiglio a detta del ragazzo. Non l'aveva mai trovata bella; aveva ben altri gusti e decisamente migliori.

«Scusami e perché non dovrei? È un locale per fumatori e tutti — chi più chi meno — stanno fumando in questo ristorante pacchiano da far schifo»

Run throught the time || ONESHOT ᵗᵃᵉᵏᵒᵒᵏDove le storie prendono vita. Scoprilo ora