Quello che vedete contorcersi sul sedile posteriore del Taxi, sono io: Midorya Izuku.
Vi starete chiedendo il perché di quel sorriso stirato in volto mentre cerco di intavolare una conversazione col tassista che ammazzi il tempo che mi separa dalla mia destinazione.
La risposta è semplice: come ogni volta in cui esco dalla mia comfort-zone e mi decido a fare qualcosa di diverso, giunti a ridosso della suddetta esperienza mi ritrovo ad essere terrorizzato e se potessi annullare tutto non ci penserei su due volte.
Questo perché sono un codardo e un maledetto abitudinario e, come dicono mia madre e le mie due migliori amiche, la mia sedentarietà e la mia attitudine a stare a casa, nella mia stanza a leggere manga o sul divano a guardare anime, mi rendono ogni giorno un passo più vicino a diventare un otaku della peggior specie, di quelli che perdono felicemente contatto con la realtà per rifugiarsi in altri mondi.
Così tutte e tre hanno praticamente premuto il tasto invio al mio posto quando ho inviato la mia candidatura per partecipare al Campus estivo organizzato dalla mia università, aperto solo ed esclusivamente ai 13 studenti con le medie più alte per ciascun corso di laurea.
Ah, si... a quanto pare sono una delle cosiddette "eccellenze" della mia università. Però sia chiaro: non mi considero assolutamente un genio, né uno studente particolarmente brillante, sono solo... bravo a studiare. Ochako e Tsuyu, le mie due amiche, lo sono un po' meno, per questo quando posso do loro una mano. Sempre per questo motivo non sono qui con me.
Sempre per questo motivo vorrei scendere da quest'auto in corsa.
Se faccio fatica a buttarmi in esperienze nuove, ho un problema ancora più grande a farlo da solo. A causa della mia timidezza e delle mie insicurezze non sono particolarmente bravo a socializzare e da oggi, invece, mi ritroverò ad avere a che fare con decine di sconosciuti, sicuramente più intelligenti di me, con cui, per di più, dovrò convivere per tutta la durata delle attività e dei corsi.
E se non piacessi a nessuno?
E se mi rendessi conto che il dislivello tra me e loro è abissale, potrei fare i bagagli e andarmene?
No. È fuori discussione. Il professor Toshinori me lo ha detto chiaramente: una volta dentro, si deve andare fino in fondo. L'università ci paga vitto e alloggio e non sarebbe giusto andarsene dopo aver sottratto il posto a qualcuno sotto di noi in graduatoria. In più mia mamma mi ha detto – bonariamente - che non vuole rivedermi prima di due settimane, cioè fino alla fine del campus. So che, in caso contrario, non mi sbatterebbe mai la porta in faccia ma, al tempo stesso, so quanto ci tenga che io faccia questa esperienza e soprattutto che me la viva al meglio.
Sulla prima parte ci siamo, dato che sono qui, su questo sedile, a stringermi compulsivamente il mio zaino da viaggio al petto, sulla seconda... non mi sento di poter garantire nulla, al momento.
"Dovrebbe essere qui" mi comunica l'autista, ridestandomi dal mio loop di pensieri ansiogeni. Stringo la presa sul tessuto fino a farmi sbiancare le nocche mentre sollevo lo sguardo verso il punto da dove si vede spuntare la villa che mi ospiterà. "Io non posso proseguire oltre con l'auto" mi avvisa.
"V-va bene, grazie" rispondo, "farò l'ultimo tratto a piedi" aggiungo, annuendo con veemenza, per convincere più me stesso che lui.
Dopo avergli pagato la corsa e aver recuperato il mio bagaglio, mi avvio lungo la salita in pietra che, però, si rivela essere, da subito, più tortuosa e infida del previsto.
Poco dopo ho già il fiatone e sento risuonare nella mia testa la voce di Ochako che mi rimbrotta perché, durante le mie giornate, faccio troppo poco movimento. "Ha ragione..." borbotto tra me e me, asciugandomi una gocciolina di sudore con la mano, però a mia discolpa posso dire che siamo in pieno Luglio, fuori ci sono 40 gradi e due ruote su quattro della mia valigia sono rotte. Avrei dovuto aggiustarle tempo addietro, ovviamente, ma ho sempre trovato una scusa per rimandare. E queste sono le conseguenze... Per farmi forza e tenere attivo il cervello cerco di valutare pro e contro della situazione in cui mi trovo. PRO: mi sono portato il cappello. CONTRO: ho messo decisamente troppa roba in valigia. PRO: ho messo le scarpe comode. CONTRO: le mie gambe non ce la fanno più.
Ma soprattutto mi domando perché non si veda un'anima viva.
È vero, avevo paura di incontrare gente nuova, ma l'essere completamente da solo mentre mi avventuro su per questa strada tortuosa, senza alcuna indicazione o anche un solo guardiano al cancello da salutare, non fa che aumentare il mio senso di disagio.
Dopo quella che sembra un'eternità, dopo aver iniziato a pensare di essere, in realtà, finito nel girone infernale destinato ai pigri, e che per la legge del contrappasso mi toccherà continuare a salire per sempre, finalmente raggiungo quello che sembra essere la fine del sentiero.
Di fronte a me si trova il maestoso ingresso di una villa un po' diroccata, grossi pilastri rosa antico avvolti da piante rampicanti le fanno da cornice. Quindi è qui – penso – che mi metto finalmente in gioco. Prendo un grosso respiro e mi avvicino alla porta a vetri, stringendo le dita tremanti attorno alla maniglia. Un altro respiro.
Posso farcela. Devo farcela. Devo farlo per mamma, per Ochako e Tsuyu, ma soprattutto per me. Andrà tutto bene. Staro bene. Tra due settimane, quando varcherò la porta al contrario, sarò felice di essere venuto qui... alla mia... Scuola delle Eccellenze.
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Boku no Tensai Academia
RomanceUn campus estivo. Una villa. 39 ragazzi tra le eccellenze dei propri corsi universitari. Midorya Izuku è terrorizzato dalle nuove esperienze, dall'idea di non reggere il confronto e da quella di non piacere a nessuno. Bakugo Katsuki vuole solo accre...