L'ospedale di Beacon Hills non era mai piaciuto a Caroline, soprattutto se doveva starsene a bagnarsi i pantaloni con la bava del suo migliore amico Stiles.
Erano lì da giorni ormai, senza mai cambiare posizione o semplicemente cambiare aria.
Seduti sulle seggiole che puntavano perfettamente alla vista del corpo ormai non più addormentato della malcapitata Lydia Martin, la quale era stata assaltata dall' alpha che da mesi tormentava le vite di tutti lì a Beacon Hills.
Benché avessero sconfitto Peter, l'alpha mostruosamente attraente, la sua ombra incombeva ancora sulle loro vite come una nuvola scura che di andarsene non ci aveva
minimamente pensato.
Dopotutto la loro vittoria sul lupo era fin troppo recente per essere già immagazzinata senza alcun dolore.
Il suo pensiero, la sua presenza, era ancora viva sulla pelle dei giovani ragazzi che sere prima avevano dovuto affrontarlo tra graffi, morsi e combattimenti.
Tra sangue e terrori, bruciature e ferite erano riusciti a sconfiggere il più grande dei loro problemi fino a quel giorno nelle loro vite.
In fin dei conti non a tutti i sedicenni capita di far fronte con un branco di lupi mannari, con lune piene che scaturiscono imperterrite voglie di sangue e morte, o semplicemente con un uomo assetato di vendetta da fin troppi anni.
E Caroline capiva bene quel desiderio di vendetta, non giustificando minimamente le azioni del grande lupo ormai morto dissanguato.
Immaginava quanto potesse essere sofferente sapere che la propria famiglia era stata bruciata viva da una donna ancora a piede libero, da una donna che si fingeva innocente sotto gli occhi di tutti, da una donna che aveva maestrato, accurato ogni dettaglio per la riuscita del suo piano.
Malefica, subdola, ma tremendamente furba, Kate Argent aveva avuto ciò che meritava: una morte soffocante, veloce ma colma di precedente dolore.
Una morte la quale sarebbe stata evitata, forse.
Di lì a pochi giorni ci sarebbe stato il suo funerale,odiosi anche quelli, pensava Caroline mentre rifletteva e osservava la faccia tenera dell'amico sottostante.
Dormiente, tranquillo, pareva che niente più lo toccasse.
E di questo Carly ne era più che felice, contenta di poter godere di quella tranquillità a cui non era più abituata.
Contenta di poter vedere i suoi migliori amici più sereni rispetto a prima.
Osservava come Scott si sentisse libero di estraniarsi con Allison, benché i genitori della ragazza le proibissero ogni minimo contatto con il licantropo.
Notava come Stiles fosse più tranquillo da quando la situazione lupo fosse ormai semichiusa, ma sopratutto da quando Lydia si era svegliata.
E il sonno pesante che per giorni lo aveva abbandonato, era la conferma di ciò che la ragazza pensava.
Vederlo sonnecchiare sulle sue gambe era una scena dolce per il suo palato, fin troppo tenera però il suo cuore, il quale proprio non reggeva quella vista, nonostante la saliva che ormai inzuppava i suoi nuovi jeans.
<<Stiles ma che diamine smettila di sbavarmi addosso!>>
Aveva sussurrato Carly al ragazzo comodamente spaparanzatosi sulle sue gambe, come se fossero dei comodissimi cuscini.
Il sonno del ragazzo era troppo profondo per udire anche solo uno spiraglio della voce dell'amica; stanco da quel periodo stressante si stava concedendo una meritata pausa, proprio sugli arti ormai stritolati della povera ragazza.
Aveva la bocca aperta, gli occhi completamente chiusi, e dal naso fuoruscivamo i suoi respiri calmi e lenti, quasi del tutto ritmici.
I capelli cortissimi permettevano alla ragazza di non avere ostacoli per osservare il viso angelico del suo migliore amico.
La pelle lattea le sembrava quella di un bambino, le labbra le sembravano soffici come dei buonissimi muffin alla fragola, ma quell'immaginario tenero terminò non appena il ragazzo cominciò a russare e sbavare sulle sue ginocchia.
<<Miseria..>>
Aveva sussurrato la ragazza ormai immobile, concentrata tuttavia sul palloncino esilarante che Stiles si era portato dietro quel giorno:
Buona ripresa! C'era scritto con quanti più non posso colori su quello sfondo giallo e luccicante, di quella plastica che ormai sapeva d'ospedale.
<<È stato lì tutta la notte?>>
Il padre di Lydia aveva fatto capolino nella sala d'attesa, notando immediatamente la posizione scomoda che il figlio dello sceriffo aveva assunto.
<<È stato lì tutto il weekend..>>
Sussurrò Melissa McCall, madre del famigerato Scott McCall, guardando gli occhi impietositi di Caroline; avrebbe quasi voluto andare a salvarla da quella che le sembrava una tortura.
<<Sei sconcia>>
Aveva poi sussurrato Stiles nel sonno, beccandosi un pesante schiaffo da parte dell'amica, lo stesso che lo fece svegliare dolorante.
<<Ahi! Perché lo hai fatto?>>
Chiese Stiles rimettendosi subito in sesto, sedendosi perfettamente sulla sedia, ma combattendo prima con quello strambo palloncino che si era portato.
<<Perché stavi sognando cose sessuali..>>
Il tono era schifato, quasi disgustato.
A Caroline Collins non piacevano affatto quegli argomenti sconci e chiunque attorno a lei poteva anche solo immaginarlo, data la carnagione paonazza che le fuorusciva ogni qualvolta si intavolasse un discorso simile.
Abitudinario per ragazzi di sedici anni con gli ormoni che defilavano dai loro pori come goccioline di sudore.
<<Ti sei imbarazzata.>>
Aveva sottolineato Stiles con un sorriso sghembo, quasi furbo, andando a marcare il noto disagio dell'amica d'infanzia.
<<Sta zitto.>>
La voce era dura, come il pugno che aveva appena tirato sul braccio del ragazzo.
Benché il minimo dolore che la ragazza dalle nocche forti gli aveva procurato, continuava a sorridere in maniera sghemba mentre si riprendeva da quella dose di sonnolenza che ancora aggirava nel suo corpo come un postumo di sbornia.
<<Sei rossa in faccia.>>
Aveva sussurrato in maniera divertita prima di alzarsi e andare alle macchinette, affamato e con la gola secca per quelle ore di sonno che non si aspettava di avere.
In effetti aveva notato sin da subito ke guance della ragazza divenire più rosse dei capelli della vittima a cui stavano facendo da crocerossine.
I capelli brizzolati, morbidamente riccioluti non avevano nascosto affatto bene il viso piccolo e ormai arrossato.
Lo stesso viso che guardava trucidante il ragazzo cercare monetine nelle sue tasche, mentre sbadigliava stanco dinanzi al vetro delle macchinette di quel corridoio.
<<Tieni.>>
Disse lei poggiandogli nelle mani alcune monetine per poter prendere almeno da mangiare.
In quei giorni i loro pasti si basavano su quei miracolosi aggeggi, che però quella volta finirono per incastrare una delle due merendine al burro d'arachidi che avrebbero voluto inghiottire, fingendo fosse un pasto normale e salutare.
<<Oh non ci credo..>>
Muovevano la macchinetta, affamati e innervositi per quella sfiga aggiunta alla lista delle sfighe che si portavano dietro i due.
<<Aspetta, così..La fai cadere.>>
Non aveva fatto abbastanza in tempo a terminare la frase, ormai la macchinetta era piombata sul pavimento a causa dei movimenti sbagliati, dei pessimi tentativi del ragazzo per riuscire a muovere quella merendina incastrata.
Come sempre aveva fatto di testa sua non ascoltando l'imminente consiglio dell'amica.
Era sempre così appiccicosa con quei suoi consigli e con quelle sue parole, a volte gli pareva di avere una madre pronto a rimproverarlo.
Ma sapeva quanto bene si celasse dietro quelle parole, dietro quei rimproveri da madre assoluta o sorella in crescita.
Dopotutto erano cresciuti insieme, sia Scott che Stiles le permettevano il beneficio del riprovero, nonostante non riuscissero mai ad ascoltarla a pieno.
Continuavano a fare di testa loro, assorbendo si i rimproveri, capendo di meritarseli ma senza far nulla per cambiare atteggiamento.
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Cigarette Daydreams|Stiles Stilinski
Teen FictionCigarette daydream You were only seventeen