“Non sconfiggi la vita
l’ho imparato col tempo
se la capisci può farti contento.”
Seduto su uno scoglio, le gambe rivolte verso il mare, rifletteva. "Dopotutto quella canzone non ha torto” sospirò, “anche se capirla la vita non è così semplice, a dirla tutta credo sia quasi impossibile farlo."
Fissava un punto indistinto del mare, forse guardava le onde che si infrangevano con delicatezza sugli scogli ai suoi piedi o forse osservava le differenti colorazioni che l’acqua assumeva man mano che si faceva profonda. Ma dove fosse rivolto di preciso il suo sguardo non era importante. Quello che contava veramente erano le farfalle che aveva nello stomaco che avevano deciso, di punto in bianco, che la carne umana, la SUA carne non fosse poi tanto male e avevano iniziato a divorarlo dall'interno. Mentre lo sguardo continuava a perdersi all'orizzonte ripensava a quello che era successo due giorni prima. Nello stesso luogo, su quello scoglio, all'imbrunire, aveva sentito il vuoto avvolgergli il petto e il fiato abbandonargli i polmoni. Lei su quello stesso scoglio aveva deciso di porre fine alla loro relazione e lui, due giorni prima si era sentito esattamente come il giovane Icaro. Un attimo prima assaporava l'immensa bellezza del sole e un attimo dopo si ritrovava a precipitare verso l’oscuro mare. I suoi sforzi erano stati vani, lui ci aveva provato ad essere felice ma forse il destino aveva scelto qualcosa di diverso per lui. Aveva scelto la solitudine. Ora su quello scoglio era confuso. Aveva talmente tanti pensieri per la testa che rimbalzavano come le palline del pachinko. Se li avesse trasformati in rumore, questo sarebbe stato pari a quello scaturito al festival di Woodstock del sessantanove. Per circa dieci minuti però, i suoi pensieri si erano concentrati solo sul suicidio, pensò che dopotutto molte persone famose erano morte col suicidio, l’unica differenza era che lui la fama non l’aveva nemmeno sfiorata. Un ottimo esempio era Kurt Cobain, frontman dei Nirvana, certo quando si era sparato con quel fucile, nel suo corpo aveva della cocaina, si era drogato prima di spararsi eppure lui, su quello scoglio, era più che sicuro che il giovane Kurt l’avrebbe fatto comunque. Anche Osamu Dazai era un esempio degno di nota. Aveva tentato il suicidio varie volte prima di riuscire ad uccidersi, insieme all’amante (qualcuno avrebbe potuto pensare che i vari fallimenti fossero un segno ma la perseveranza è una dote, e lui l’aveva fatto. Aveva perseverato fino a raggiungere l’obiettivo). Lui però su quegli scogli non aveva né un fucile, né un amante, né, come Dazai, un fiume in cui gettarsi. Certo per quest’ultimo avrebbe potuto rimediare lanciandosi in mare però, proprio quando era in procinto di farlo, i suoi pensieri erano ritornati confusi e l’idea di ammazzarsi era tornata a rimbalzare insieme agli altri. "Io sono pur sempre il tizio che vorrebbe essere immortale" disse sussurrando fra sé e sé. Poi, cercando di distrarsi e riordinare i pensieri, riprese a canticchiare ma le parole che gli uscirono dalle labbra non lo aiutarono.
“tell me that you love me
even if its fake
cause I don’t fucking care.”Anche quella canzone non gli fu per niente utile al momento. Aveva sicuramente bisogno di rinnovare il suo repertorio musicale. Però a pensarci bene, lui non riusciva a fare come il protagonista della canzone, “come cazzo si fa a non fregarsene nulla delle menzogne in amore?” Non aveva grandi esperienze, a diciotto anni si deve ancora vivere la vita, eppure, non riusciva ad accettare compromessi sull’amore. Amare ed essere amati. Così la pensava. Una sorta di fifty fifty. -Non voglio avere il cuore di una persona se nello stesso momento so che il corpo è fra le braccia di un altro. Non voglio nemmeno avere il corpo di quest’ultima se il suo cuore non batte per me. Voglio dedicarmi con tutto me stesso alla donna che amo, e lo stesso deve fare lei con me. E se a lei non va bene. Se al mondo non va bene. Allora meglio che io rimanga solo a vita. Però caro mondo, destino o chicchessia, vi prego con tutto il cuore, non mandatemi più persone a cui affezionarmi, perché poi sapete ci rimango male e mi ritrovo in situazioni come questa, a pensare al suicidio. Vi prego non fatemi più stritolare il cuore, non so per quanto reggerò ancora. Ormai i pezzi in cui è stato ridotto sono così piccoli che nemmeno l’arte del kintsugi basterà a rimetterlo in sesto.- La leggera brezza gli smuoveva i lunghi capelli sulla faccia coprendogli le lacrime che goccia dopo goccia avevano cominciato a colargli lungo il viso. "Io sono un signor nessuno, un insignificante essere umano. Vivo benissimo nel mio mondo fatto di solitudine e timore verso il prossimo però credo in qualcosa, e quel qualcosa brilla più di Sirio. L’amore. Sembrerà una cosa banale da dire ma io VENERO l’amore come una divinità. Non sono stato il primo a farlo, dopotutto i greci lo chiamavano Eros e i romani Cupido. Sapere di non essere stato l’unico a venerare l’amore mi rallegra e so che quello che sto per dire può sembrare un discorso da egoista ma… Cupido, Eros o chi altro al posto loro, vi prego, vi scongiuro, non giocatemi più questi brutti scherzi, se dovete farvi un paio di risate alle mie spalle, piuttosto che un’altra delusione d’amore, fulminatemi perché altrimenti il mio cuore non reggerebbe davvero. E poi al mondo ci sono miliardi di persone, prendetevela un po’ con loro e nel frattempo continuerò a condurre indisturbato la mia insignificante vita da mortale."