Capitolo unico

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"Coraggio, Marinette. Un piede davanti all'altro. Cammina calma e tranquilla, aggrappati a lui, non ti farà cadere." Continuai a ripetermi da quando ero scesa dalla limousine nera che mi aveva accompagnata alla sfilata dove in mezzo tra i più importanti nomi saranno presentate anche le mie creazioni.
Ormai ero un' affermata stilista e il mio marchio era diventato una garanzia a livello mondiale.
E questo non poteva che farmi stare bene. Apparentemente.
Nella vita non mi manca niente: ho una bella casa, un marito che mi ama alla follia e un buon lavoro, ma allora cos'era quella sensazione di inadeguatezza che mi saliva ogni volta che ci penso?
Guardai a destra e sinistra, molte persone mi salutavano oltre le transenne e nemmeno le conoscevo, mi limitai a sorridere di circostanza e annuire con il capo.
Ma non potevo fermarmi, dietro di me c'erano altri importanti stilisti che solcavano il tappeto rosso.
I miei occhi incontrarono per sbaglio i riflettori posti in alto e la luce mi accecò; strizzai gli occhi e spostai lo sguardo verso il basso fino a che la vista ritornò normale e grazie a dio eravamo arrivati sulla soglia del palazzo.
Io e mio marito entrammo stretti sotto braccio e dopo qualche foto di rito, finalmente raggiungemmo i nostri posti in prima fila.
Gabriel Agreste appena mi vide si alzò e mi salutò con riverenza e rispetto. Credo sia anche un po' geloso del mio successo.
Suo figlio Adrien, seduto accanto a lui, fece lo stesso e mi scoccò anche due baci leggeri sulle guance rosee, forse perché ci conosciamo dai tempi delle superiori.
Gli sorrisi di circostanza, ma fu un sorriso amaro appena vidi avvicinarsi a lui la sua neo sposina Kagami.
Era molto bella e con quel vestito le stava d'incanto.
"Non vi ho fatto nemmeno le congratulazioni. Il viaggio? È andato bene?" Domandai a lei con curiosità, mordendomi la lingua.
"Sì, ci siamo divertiti un sacco, peccato sia durato solo un mese." Rispose entusiasta Kagami stringendo la mano sinistra di Adrien e il mio cuore si fermò quando l'occhio mi cadde sulla fede all'anulare.
"Anche noi abbiamo intenzione di fare lo stesso giro, però in meno giorni. Partiremo tra dieci giorni." Intervenne Luka, mio marito.
"Una seconda luna di miele, insomma." Sorrise Kagami.
Luka mi guardò e mi sorrise, il mio cuore accelerò i battiti.
"Una specie." Dissi io, accomodandomi al mio posto, proprio accanto ad Adrien.
Ancora mi stavo chiedendo chi avesse stilato la lista degli invitati e l'assegnazione dei posti, ma non avevo voglia di pensare alla mia cotta adolescenziale, ciò che desideravo in quel momento era godermi la sfilata e il mio successo. Perché lo sarà. Ne sono sicura...
*
Il mio cuore battè come un tamburo per tutto il tempo, ero emozionata ma anche spaventata per ciò che sarebbe uscito nei giornali l'indomani.
Le mie creazioni vennero applaudite e sentivo bisbigliare dietro di me.
Quando uscì il modello di punta ricevetti i complimenti proprio da Adrien.
Arrossì e avvampai.
"Stupida, Marinette!" Anche con un semplice complimento sapeva come scombussolarmi l'anima.

Terminata la sfilata seguì la festa, dove gli stilisti potevano intrattenersi con i giornalisti e potenziali acquirenti, che io evitai come la peste, ci avrebbe pensato il mio addetto stampa e alle vendite a sbrigare le contrattazioni.
Nel salone era stato allestito anche un ricco buffet, ma quello a cui puntavo era lo champagne, ne bevvi quattro bicchieri di fila e Luka mi rimproverò dicendo che dovevo anche mangiare qualcosa.
Ma non riuscivo a sopportare la vista di Adrien e Kagami insieme.
Anche se la sala era gremita di gente l'occhio cadeva sempre su di loro.
Tutto attorno mi sembrava ovattato e appannato, la vista mi si offuscò per poi ritornare più nitida.
Lo stomaco iniziò a contorcersi e la pelle a trasudare. Dovevo andarmene di lì.
Con la scusa del bagno mi allontanai da Luka e da quella sala che sebbene enorme, iniziava a starmi stretta. Urtai un paio di persone e mi scusai con loro, dovevo avere un aspetto orribile stando a come mi stavano guardando.
Non sapevo cosa mi fosse preso, ma ora che sono lontano dal casino mi sto sentendo meglio, ma ho ancora bisogno del bagno. Devo vomitare.
Ma dov'è?
Tutto intorno a me era buio, solo delle luci fioche illuminavano il corridoio.
I miei passi sono celati dal tappeto pregiato, ma anche quelli della persona dietro di me.
Forse era uno scherzo della mia mente, ma non avevo il coraggio di voltarmi.
Accetterò il mio destino qualunque esso sia, niente potrebbe essere peggio che stare nella stessa sala con Adrien e Kagami.
Ancora mi mancò l'aria e quella sensazione di disagio non mi lasciò stare.
Vorrei urlare e piangere, forse questo spaventerebbe il mio aguzzino.
Scema!
Mi serve un bagno. Urgentemente.
Intanto per nascondermi, poi vedremo.
Aprii la prima porta che trovai sulla mia destra e non era la stanza che cercavo, ma uno studio.
"Merda!"
Ma prima che possa finire la mia imprecazione, la porta dietro di me sbattè contro il muro. Sobbalzai per lo spavento,  mi girai per trovare Adrien.
Lo stomaco tremò, ma tirai  un sospiro di sollievo nell'apprendere che chi mi seguiva non era un pazzo maniaco omicida o stupratore.
Sbattei le palpebre incredula quando la porta si chiuse, lasciando me e Adrien da soli, isolati dal resto del mondo. Lui strinse la mascella e si diresse lentamente verso la porta, il rumore della serratura che di serrò mi rese ancora più nervosa e la morsa allo stomaco divenne più stretta.
Si avvicinò a me e io feci un paio di passi indietro, solo per sentire il tavolo dietro di me. Non posso andare da nessuna parte, sono in trappola come un fottuto topo.

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