Nel pacifico e tranquillo villaggio di Dungannon gli abitanti, per lo più contadini, vivevano una vita semplice e spensierata, con forti radici verso la loro terra, le tradizioni e un forte senso di appartenenza alla comunità. Le persone si aiutavano a vicenda in quasi tutti i settori e momenti della giornata: se un contadino non riusciva a produrre un raccolto sufficiente, gli altri si impegnavano per spartire un po' dei loro avanzi. Se a causa di un forte temporale o una folata di vento il tetto o le pareti di una casa si rovinavano, i lavoratori manuali si mettevano a disposizione per riparare il tutto, affinché la gente riuscisse a vivere nelle giuste condizioni e in pace. Insomma, Dungannon era completamente sconosciuta alla vita che invece si respirava nelle immense città del Regno di Eldrheima, e il fatto che fosse praticamente sconosciuta alle orecchie degli abitanti di altre città o a malapena trovabile sulla carta del Regno, rendeva il mite villaggio un paradiso terrestre, una gemma nascosta. Le persone si incontravano al mercato per chiacchierare e sentire le ultime novità, spesso raccontate sottoforma di pettegolezzi o voci giunte da mercanti, e spesso riguardavano ad eventi successi, o presunti tali, all'interno delle grandi città. All'esterno del villaggio, disposto a cerchio e costruito intorno ad una grande piazza di ciottoli, si estendevano in maniera quasi infinita i campi da coltivare e la natura incontaminata, dominata da animali selvatici, bestie magiche e spesso anche da mostri docili, abituati alla compagnia della "stramba" gente di Dungannon. E tra queste stradine, percorse principalmente da giovani, anziani contadini o mercanti al galoppo, due giovani ragazzi correvano lungo una discesa situata vicino alla collina che portava al villaggio, una strada ripida e piuttosto pericolosa se non si prestava la giusta attenzione, o la si percorreva correndo.
Correvano a più non posso, mentre i loro capelli e vestiti venivano cullati dall'incontaminato e puro vento di campagna, che faceva volare via dai loro abiti tutta la terra e i granelli di sabbia che avevano indosso. Tenevano in mano delle spade di legno intagliate alla bella e meglio, probabilmente artigianali e fabbricate dai due baldi giovani, a giudicare la scarsa qualità del prodotto. E mentre continuavano la loro corsa, i contadini che lavoravano ai campi iniziarono a salutarli con gioia e brio:
- Guardate un po' chi sta sfrecciando giù dal sentiero, i nostri Finnian e Arne! Anche oggi andate ad allenarvi con la spada?
Domandò un arzillo nonnino dal volto paffuto e simpatico.
- Non sarebbe più utile se ci aiutassero con il raccolto?
Chiese un uomo dal volto imbronciato e dall'aria invidiosa.
- Ma no! Oggi è il loro giorno libero, ed ho sentito dire che manca poco al rituale di investitura delle nuove reclute! Devono allenarsi e tenersi in forma per il grande evento!
Replicò una giovane donna, mentre infilava la lattuga in un cesto di vimini.
In campagna non è affatto raro trovare giovani con il sogno o l'ambizione di divenire cavalieri, specie in una zona come Eldrheima, dove la tradizione e il lungo legame con la famiglia reale e le leggende delle eroiche gesta compiute da antichi cavalieri sono le fondamenta che ha permesso al regno degli umani di espandersi. Pochi, tuttavia, sono coloro in grado di raggiungere tale obiettivo, e spesso l'enorme differenza di stile di vita porta i paesani a fare rientro al loro villaggio, non in grado di reggere la frenetica vita di città.
Arne, un ragazzo dai corti capelli neri a punta, assieme all'amico d'infanzia e fratello adottivo Finnian, coltivava il sogno di molti: divenire cavaliere presso la famiglia reale dei Sinzendorf e difendere il regno da ogni tipologia di pericolo. In realtà il suo sogno era ben più modesto, già divenire cavaliere per lui era più che sufficiente, niente sogni di gloria di alcun tipo, una modesta vita volta a difendere gli abitanti. Durante i giorni liberi, quando non dava una mano ai campi o all'allevamento del bestiame, Arne si allenava assieme a Finnian sottoponendosi a vari esercizi fisici: dalla corsa per allenare il fiati e la resistenza, passando all'esercitazione con la spada in diversi ambienti e sotto determinate condizioni climatiche e ambientali, in modo da risultare pronto allo scontro in qualsiasi momento. Ovviamente, trattandosi di allenamenti relativamente semplici e utilizzati da aspiranti cavalieri, per giunta inesperti e non avvezzi al mondo degli scontri e dell'arte della spada, i risultati erano quelli che erano. Ma la costanza con cui si esercitavano e la dedizione che ci mettevano non erano secondi a nessuno, qualità che a lungo andare potevano iniziare ad incidere molto. Il ragazzo, che oltre ai rarissimi capelli neri possedeva degli inconfondibili occhi di un colore molto simile all'oro, indossava una tunica azzurra di cuoio usurata dal tempo, dei lunghi pantaloni beige riparati di recente (come visibile dalla toppa ricucita), degli stivali alti ed un sacchetto portaoggetti di pelle legato in vita. Una volta finita la corsa in discesa giù per la collina, i due fecero una piccola sosta in vista dell'allenamento con la spada:
- Uff, che fatica! Non importa quante volte io faccia questa discesa, le mie energie e il mio fiato sembrano non adattarsi mai!
Esclamò Finnian, mentre sistemava le ciocche dei suoi lisci capelli biondi.
Il suo amico invece sembrava piuttosto rilassato e fresco di spirito, accennando solamente a qualche respiro affannoso e un po' di sudore che grondava dalla fronte, dovuto anche dalla giornata di sole e dalla calura che colpiva Dungannon.
- Pensi che questo allenamento basterà per diventare cavaliere? Io onestamente nutro un po' di dubbi, dopotutto a quelli della Famiglia Reale già non importa nulla di noi paesani, figurati cosa ne pensano di ragazzini bravi solo a non sprecare il proprio fiato!
Sospirò tra sé e sé Finnian, con una vena a metà tra il disilluso e il realista.
Arne rimase impassibile e non disse nulla per qualche secondo, giusto il tempo necessario per riprendere il fiato:
- E anche se non dovesse bastare? La cerimonia dell'Ordine dei Nuovi Cavalieri si tiene ogni quattro anni, e noi ne abbiamo solamente quindici! Se le cose non dovessero andare per il verso giusto, possiamo sempre riprovare tra quattro anni!
Replicò l'amico, sorridendo.
Il ragazzo dai capelli biondi si lasciò sfuggire una risata piuttosto sgradevole da udire, ritornando poi sulle parole del fratello adottivo:
- Arne, proprio tu parli di voler aspettare? Non sei forse quello che tra noi due desidera lasciare Dungannon il prima possibile?
Arne lasciò trapelare sul volto un sorriso divertito ed onesto, effettivamente era il primo a voler esplorare l'immenso mondo in cui si trovava e questo, purtroppo, significava lasciare il villaggio natio. Mentre i due riprendevano fiato, dalla medesima stradina apparve la sagoma di un'affascinante ragazza, dai lunghi capelli castani raccolti con una treccia che cadeva lungo le spalle. Due occhi verdi come il prato in estate, indossava un fiocco per tenere legati i capelli, una semplice maglietta di seta bianca con decorazioni floreali ed una gonna che giungeva fino alle ginocchia di colore nero, ai piedi invece portava dei sandali con anch'essi motivi floreali. La fanciulla raggiunse piuttosto velocemente i due, che la osservarono scendere di grand lena il sentiero che portava al villaggio o ai campi, a dipendenza del senso con la quale si percorreva.
- Primula? Che ci fai qui? È insolito per te sporgerti così in là dal villaggio...
Commentò sorpreso Finnian.
- Stavo cercando proprio voi due...
disse la ragazza, mentre cercava di riprendere fiato:
- Boten vi sta cercando, per Finnian ha degli incarichi da svolgere, mente vorrebbe scambiare quattro chiacchiere con Arne prima che giunga sera, per questo mi ha chiesto di avvisarvi.
Concluse.
Il volto di Finnian accennò subito a una nota di malumore e fastidio, sbuffando e incrociando le braccia come un bambino:
- eh??? No di certo, oggi è il mio giorno libero e devo allenarmi per la cerimonia! Dì al vecchio che ne io ne Arne abbiamo intenzione di raggiungerlo!
Esclamò.
- Ma insomma Finnian!
Si intromise Arne, riprendendo parola:
- non dovresti parlare così di tuo nonno e del capo villaggio! Un giorno potresti ricoprire anche tu questa carica, sii rispettoso ed alza le gambe! Se Boten ha bisogno di noi, per una volta possiamo anche saltare l'allenamento!
Detto ciò, il ragazzo si alzò dal tronco sulla quale era seduto e si avviò verso il villaggio, con grande sorpresa da parte di Finnian, che rimase a guardare incredulo la figura dell'amico che si faceva sempre più distante.
Primula fece una pernacchia in sua direzione e disse al ragazzo:
- impara da Arne, Finnian! Così, oltre ad avere qualche speranza in più per l'esame di cavalleria, magari potresti diventare un po' più famoso anche tra le ragazze del villaggio.
E dopo aver ridacchiato per le sue stesse parole, Primula si mise in seguito di Arne.
Finnian fece le spallucce e rimase seduto a far finta di niente, osservando il limpido cielo, alzando poco dopo lo sguardo e sbuffando nuovamente.
La fanciulla riuscì a raggiungere il ragazzo dai capelli neri piuttosto velocemente, e dopo qualche attimo di silenzio, tentò di avviare una conversazione:
- quiiindi, la cerimonia sembra essere alle porte, quella di prima era la dedizione di un cavaliere? Mi ha stupida come hai reagito alle parole di Finnian, si vede che ci tieni al villaggio e a Boten!
Disse la ragazza.
- Provo un senso di riconoscenza verso il capo villaggio, del resto dopo che i miei nonni sono deceduti, mi ha accolto nella sua famiglia come se fossi sempre stato un suo nipote, il minimo che posso fare è avere del tempo per lui.
Rispose Arne, con sguardo onesto e sincero.
- ah, chissà quante ragazze metteranno gli occhi su di te in città....
sussurrò a bassa voce Primula.
- Mh? Hai detto qualcosa?
Domandò il ragazzo.
La fanciulla fece di no con la testa e corse verso l'ingresso di Dungannon. Dopodiché, i due si salutarono e Arne si diresse verso la casa di Boten, situata al centro del villaggio e costruita con sassi e legna, piuttosto modesta per essere l'abitazione del capo villaggio.
Il ragazzo bussò alla porta prima di entrare e una volta giunto in salotto, seduto su una sedia dondolante vi era Boten, un arzillo anziano dalla lunga barba bianca (poco curata) e dai grigi capelli arruffati, simili ad un cespuglio. Indossava una toga bianca e gialla, con un mantello leggero di colore nero sulla quale vi era inciso uno stemma che raffigurava un campo coltivato e un mulino a vento, simbolo del villaggio di Dungannon.
- Eccomi qui Boten, spero di non averti fatto attendere troppo.
Si annunciò il ragazzo.
- Oh, giovane Arne, grazie per essere venuto con così poco avviso, e scusami per aver disturbato i tuoi allenamenti. Non vedo mio nipote Finnian con te, deduco abbia disertato la richiesta del suo vecchio per prendersi la giornata libera... su, siediti pure, mio caro.
Rispose Boten, indicando con un bastone in legno la sedia posizionata davanti a sé.
Il ragazzo si sedette e aspettò che fu l'anziano a dire qualcosa per primo:
- ho sentito che la cerimonia avverrà a breve, come ti senti a riguardo?
Domandò il capo villaggio.
Arne non si aspettava certo quella domanda, e difatti rimase alquanto sorpreso, del resto Boten si era sempre dimostrato contro il suo sogno e la sua volontà di lasciare il villaggio.
- Devo dire emozionati e impaurito, ad essere onesto. So di non avere l'abilità per entrare nel reggimento dei Cavalieri durante la cerimonia di quest'anno, ma allo stesso tempo vorrei mettere alla prova gli allenamenti che io e Finnian abbiamo ideato. Se non sarò all'altezza, vorrà dire che mi impegnerò ancora di più per essere ammesso tra quattro anni, alla prossima cerimonia!
Spiegò con energia il ragazzo.
Boten si grattò la barba per tutto il tempo, e continuò anche un po' dopo la fine del dialogo, osservando con sguardo serio e puntiglioso il giovane che aveva davanti a sé, prima di sciogliersi in un caloroso sorriso.
- Ahahaha, non dovresti parlare così, giovanotto! In questo modo ti dai già per vinto, e il destino non girerà a tuo favore. Non pensare a cosa puoi o potevi fare di più, o a cosa farai tra quattro anni. Pensa solamente a impegnarti durante la cerimonia e basta, penserai poi a quello che puoi o non potrai fare, e a cosa sarai diventato allora.
Boten era una persona molto saggia e acculturata, con una filosofia di vita molto personale e a tratti astratta, ma che riusciva ad applicare in maniera intelligente e comprensiva non solo sulle situazioni, ma anche alle parole e ai discorsi, e spesso le sue parole riuscivano a far sentire più tranquillo e al sicuro Arne.
- A questo proposito...
Riprese inaspettatamente parola il capo villaggio, porgendo una lettera al giovane:
- credo sia arrivato il momento di darti questa. Me la diede Oswald, tuo nonno, prima di lasciare questo mondo per essere accolto nel regno di Isshtiar. Sotto sua esplicita richiesta, non ho potuto donartela prima, le sue parole inerenti a questa lettera sono state perentorie: non avrei potuto donartela prima di aver raggiunto l'età minima per la partecipazione alla cerimonia dei Cavalieri, poiché sapeva che avresti seguito le orme di chi ti ha preceduto.
Arne rimase un po' sbalordito e sorpreso nello scoprire l'esistenza di quella lettera, tant'è che dovette chiedere conferma a Boten una seconda volta sulla sua effettiva esistenza:
- è davvero una lettera di mio nonno? E di cosa parlerà mai?
Domandò.
L'anziano fece un cenno di negazione con la testa:
- non ne ho idea, ma è giusto che solo tu e tu soltanto sappia il suo contenuto.
Ed Arne, un po' frastornato, rimase immobile ad osservare quella misteriosa lettera...
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Tales of Eldrheima: The Sword of Freedom
FantasyDopo una violenta nascita e crescita di guerre e violenza, il continente di Eldrheima, diviso in tante zone e abitato da diverse popolazioni, deciso di porre fine all'astio e di formare una pace duratura. Quasi cinque secoli dopo, Eldrheima è un con...