PART 1
«Non pensavo di dirlo, però ora ne sono convinta....... Mia mamma è una criminale!?» Mi svegliai di colpo sbattendo contro la parete,un fortissimo mal di testa mi venne di punto in bianco,uno strano incubo su mia madre, forse ieri sera ho esagerato un tantino di troppo con il thè.
Decisi di prendere un caffè per svegliarmi visto che, parlando tra noi, io non sono una tipa che si sveglia facilmente, rimango piuttosto strambata da appena sveglia. Mi alzai di scatto e scesi le scale con fatica, la testa mi girò tanto e la difficoltà per scendere le scale era tanta, visto che vedevo nero, in quel momento.Il rumore delle mie pantofole era ingombrante e fastidioso. Scendendo le scale, sentì delle voci parlare in cucina, escludendo quella di mia madre.
La voce era dura e decisa. Non era un tipo che balbettava ogni cosa che diceva. Ovviamente non capivo bene ciò che diceva, perché stavo origliando al muro, anche perché mi ero appena svegliata quindi scesi altri due scalini con attenzione e vidi sul tavolo un cappello, delle manette e qualche arma quindi mi sorse un dubbio... Era venuta la polizia a casa nostra?! Perché mai era venuta qui?! Non capivo, noi, una famiglia, anzi, una coppia composta da madre e figlia che rispettava tutto e tutti, avevamo tanti soldi e fama, avere la polizia in casa? E perché non dirmelo certo, perché io ovviamente ero la più scartata nelle discussioni di famiglia, ciò mi ha reso una menefreghista.
Scesi finalmente tutte le scale, presi un bel respiro prima di iniziare la discussione che mi sarebbe rimasta in testa per tutta la vita visto quanto sarebbe stata traumatica. «Mamma sai per caso perché la polizia è a casa nostra?» Le chiesi curiosa.
«Nulla tesoro, sono solo affari», sempre la stessa risposta ogni volta, mi sono pure seccata a questo punto di chiedere. Dopodiché, ovviamente, mi disse: «Che ne dici di prendere il tuo caffè e salire in camera tua per vestirti?»e mi fece un sorrisetto. Le feci un cenno di sì e salì le scale fino ad arrivare al muro per origliare senza farmi scoprire. Da lì, ripresero a parlare, ma stavolta, la voce del poliziotto si fece più acuta ma sempre decisa, si abbassò gli occhiali e chiese: «Allora, di cosa stavamo discutendo con lei signora Kaya?» e diede un occhiata minacciosa a mia madre, che di certo stava nascondendo qualcosa visto il modo in cui la guardava. Fece finta di pensarci sú, poi fece uno schiocco di dita e la guardò
«Giusto! Di lei che ha rapinato per l'ennesima volta in un'altra nazione non è così?» urlò con tutta la sicurezza del mondo.
Cosa?! Non puó essere! Rimasi scioccata, e delusa soprattutto «Io non so di cosa stia parlando signore eheh...»
«Cosa vogliono dire allora... Queste foto!» sbatté le foto con violenza sul tavolo, prima che le tolse presi la macchina fotografica di corsa e feci qualche foto. Ma quella era veramente mia madre?! Rimasi sotto shock, non era possibile... «Lei in queste foto ha rubato gioielli di alta qualità! In un'altra di queste c'è lei che ha rubato la Monnalisa, travestita da giornalista, diceva che doveva "intervistare" una persona di alta classe, detta come il suo pittore per il quadro»
«Bugie!»Urlò mia madre senza vergogna, si vede dal suo modo di urlare che cercava di nascondere l'accaduto. Mi stavo vergognando tanto. «Non posso essere stata io per forza!»
«Invece sì, lei è la signora Kaya o me lo sto sognando per caso?»
«Che cazzo vuol dire questo! Non vuol dire che se una fa di cognome, per esempio Gian Peppino! Deve essere per forza quella persona» diede con tutta la sua rabbia un pugno pesante al tavolo. Non so che dire, povero tavolo, sta subendo troppi abusi oggi. Apparte gli scherzi, non riuscivo a guardare più mia madre con gli stessi occhi con cui la guardavo prima.
Osservavo attentamente la scena, era straziante e a dir poco scioccante.
«È impossibile che non è lei! Se non era lei a quest'ora io e la mia squadra di agenti non saremmo qui a discutere di questa cazzata! Non ci credono nemmeno i dinosauri che non è lei!» Si alzò dalla sedia con aria minacciosa, sbuffò, ormai era ovvio che si era stancato quindi una volta per tutte guardò mia madre e disse minacciando
«Signora, o la verità o il carcere»
«Nessuno dei due testa di cazzo!».
Prese la pistola dal tavolo e la puntò dritto verso il poliziotto «Eh? Che te ne pare?» chiese con aria divertita.
Avvolte lei si lasciava andare troppo facilmente con la rabbia, non sapeva mai chi aveva davanti, come in questo caso, che aveva davanti l'agente di polizia più importante della Turchia.
Che imbarazzo, ma...Che cos'era quella?
«Che cos'è quella, signora?»
«Secondo lei? È ovvio! Una piccola freccetta di sedativi, capace di fare addormentare in modo molto semplice tutte le teste di cazzo come lei!», mise la piccola freccia nel buco della pistola e sparò, così, senza nemmeno prendere la mira giusta per almeno tre ore. Tutto ad un fiato. Il poliziotto ne subì le conseguenze, gli arrivò dritta al petto e...
«Eh?»
Oh no, stavo parlando ad alta voce? Ma allora... Lo sto facendo anche adesso? «No sciocchina hihi» ma se non stavo parlando ad alta voce, chi mi stava dicendo ciò? «La tua piccola vocina»non di nuovo.
E nel mentre della distrazione che mi ero presa, sotto stava succedendo la terza guerra mondiale.
«Assaggia questo!» prese delle tazze piene di vino o acqua e le buttò verso il povero poliziotto che ormai,
steso a terra come un salame, aspettava la sua morte. Mi sento in colpa per lui povero poliziotto.
«Poveretto! Il grande e grosso poliziotto, si è arreso e steso per terra come un salame? Che vergogna!».
E già... Che vergogna devo dire. Ora avevo capito tutto.
Che le dovevo dire?
Che ero contenta di ciò?
Arrabbiata?
Non sapevo nemmeno cosa provavo!
Scesi tutte le scale e finalmente le mie parole uscirono tutte, ma ciò che ne uscì, fu un'immensa cagata
«Mamma...Sei per caso una criminale?».