QUANDO TUTTO SEMBRA PERFETTO

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Avevo disegnato ogni angolo di quella casa ed ogni piccolo spazio era occupato da oggetti scelti dalla piccola Helìs. Il mio sogno era quello di recuperare le vecchie tradizioni ed il legame con le mie origini. Per me e Luca, abituati ad avere le mani incollate nelle tastiere e costretti a vivere giornate intere negli uffici, la sola idea di poter passare del tempo nel cuore delle colline umbre, rigenerava la nostra mente. Negli anni eravamo riusciti a ritagliarci solo pochi giorni per passarli in quel meraviglioso posto, ma bastavano per riattivare le nostre passioni più importanti. Era lì che volevamo insegnare a nostra figlia lo spirito di solidarietà ed il buon uso della generosità.
L'aria che si respirava in quella tenuta ricca di alberi e piante di varie specie, aveva il profumo di una vita sana e salutare.
Era una cascina immersa in una vallata di area compresa tra i seimila e diecimila mq ed apparteneva ad una vecchia famiglia nobile, di nome Langiotti, ben nota in quella località umbra. I pronipoti dei Langiotti, coloro che ci mostrarono per la prima volta la proprietà, ci raccontarono che la residenza risaliva al 1800, l'era del romanticismo e della bella vita per le famiglie benestanti. I loro bisnonni per non perdere tutto il patrimonio acquistato con grande astuzia, attraversarono momenti molto difficili. All'epoca quel territorio era una zona molto contesa perché ricca di grandi risorse naturali, per questo molti aristocratici anche i discendenti della stessa stirpe, invidiosi della loro espansione, mettevano in atto delle vere e proprie lotte di potere, provando con intrighi segreti, ad impossessarsi di quelle terre. La loro era una famiglia di commercianti di lino, ma quando capirono che i guadagni investiti in palazzi e cascine, gli procuravano grande ricchezza, sfruttarono al meglio questa nuova scoperta. Era l'epoca che segnò un grande processo di modernizzazione soprattutto nel campo industriale. Fu in questo periodo, grazie allo sviluppo della grande urbanizzazione che la famiglia Langiotti divenne una delle più potenti. Il loro patrimonio aumentò in maniera esponenziale fino a quando la grande guerra, provocò un devastante contraccolpo. Ci fu un netto peggioramento del reddito nazionale e le precarie condizioni di vita degli operai provocarono delle grandi ondate di scioperi. Molti dei loro terreni vennero occupati dai braccianti che li vide impegnati in prima linea nelle proteste per diversi anni. I vecchi cugini che per anni avevano tentato di accaparrarsi le loro ricchezze, furono ben contenti di vederli disperarsi in quella terribile fase di recessione, tanto che approfittarono della crisi, per presentarsi come gli unici acquirenti.
La mancanza di disponibilità economica in quel momento, obbligò la famiglia Langiotti a dover cedere gran parte delle loro terre che fino ad allora avevano tutelato e protetto in ogni modo. Furono quelle vendite che gli permisero di mantenere con cura l'ultima grande cascina rimasta, ossia la stessa che in futuro avremmo acquistato. Mi affezionai a quel racconto, a quelle persone che non conoscevo, ma che si percepiva essere gente capace di saper misurare il loro potere anche in momenti di difficoltà. Fu proprio quella virtù a renderli più forti di quanto già lo fossero. Saper scegliere la cosa giusta per non perdere tutto, fu una grande lezione di vita. Quando decidemmo di acquistarla non ci furono grandi modifiche da apportare. L'idea era quella di lasciare lo stesso stile che ricordava la sfarzosità dei nobili di quegli anni. Al primo piano, dove una volta risiedeva la stanza del custode, lasciammo i tre vani come erano predisposti, dedicandola interamente alla nostra zona notte. Al secondo piano invece, dove soggiornavano i parenti stretti, Helìs decise di trasferirsi portando tutte le sue cose ed implorandoci di lasciarle piena libertà.
Il piano terra era la parte più grande dove si tenevano riunioni tra intellettuali. Decisi di non togliere niente di ciò che avevamo trovato. Feci restaurare solo dei mobili a stile impero perché logorati dal tempo. Mentre la cucina, quella a cui mi sentivo più affezionata, fu una delle cose che acquistai in un negozio del comune. Il color avana e le decorazioni in oro classico facevano da cornice alle ante superiori e anteriori, mentre l'estremità erano disegnate da lunghe lingue di fiori color bronzo. Nella parte superiore della cucina si alternavano ante a specchio con al centro dei rombi in oro.
A pochi metri, risiedeva una tavola rotonda di legno antico. La verniciatura dorata ai bordi, l'avevo fatta lavorare da un artigiano del posto, al quale avevo raccomandato di garantirmi lo stesso colore della cucina. Il suo lavoro fu impeccabile, era stato infatti capace di far riflettere tutta la sua maestosità ed imponenza. A qualche metro di distanza dal tavolo, si trovavano delle grandi vetrate a forma di arco, dalle quali poter ammirare gran parte del parco esterno. Il portico coperto da un pergolato in legno massello divideva la casa dai giardini. Da quella parte non si poteva ammirare purtroppo la schiera di alberi secolari che facevano da ingresso ad un ponticello di legno, sotto il quale un piccolo laghetto, faceva da dimora alle tanto amate anatre di Helìs. Poco più avanti di quell'area verde, risiedeva un tempietto, realizzato in memoria della famiglia Langiotti. Era stato costruito sopra un rettangolare rialzo in calcestruzzo, utilizzato come pedana per poterlo vedere da più vicino. Le quattro colonne in pietra sorreggevano due tondi cerchi in ferro. Non avevo mai capito la loro utilità. Alla destra della casa patronale posteggiavano dieci carrozze risalenti al XIX secolo. Per non lasciarle demolire dall'acqua, avevamo deciso di far costruire una copertura in legno che riprendeva lo stesso stile del portico. Posava su degli archi distanti tra loro di almeno quattro metri, distanza necessaria per lasciare le carrozze in mostra. Quella tenuta, fu per noi un enorme investimento, ma tutto venne ripagato dalla pace che solo quel posto riusciva a donarci. Helìs aveva due anni quando la portammo per la prima volta e ricordo ancora la sua irresistibile felicità nel rotolare a piedi nudi tra le distese di quel parco. Non vedeva l'ora di tornarci ogni week-end, anzi portava il broncio se saltavamo la settimana.
In quel periodo, il lavoro per me e Luca era aumentato e per distrarci da quella routine frenetica, decidemmo di trascorrerci una lunga settimana. La prima dopo tanto tempo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 23 ⏰

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