EPISODIO 02: Sofia

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Per ascoltare il primo episodio su Spotify: https://open.spotify.com/episode/0fJ46xALWQUSMZ7ERiGqSL?si=gZFps3NcTzOG1QsVIYdGkQ

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https://youtu.be/fcn2pDQj27E?si=6MOxTnvRL2BuS6Xa

Durata episodio: 10:55

SOFIA:  

Sto tornando a casa, è stata l'ennesima giornata orribile, mi sento triste,  vorrei solo rannicchiarmi nel letto e mettere le cuffie e ascoltare musica fino ad addormentarmi.

Salendo le scale incontro papa’, mi accorgo che non è di buonumore.

Durante la cena papà non parla, sta seduto con la testa china sul piatto. Ha una profonda ruga che gli taglia la fronte e gli occhi inespressivi. 

Mamma azzarda una domanda sulla giornata e di risposta riceve solo un grugnito.

Poi ancora silenzio.

Finito di mangiare mi metto in camera con il computer a studiare.

Mamma e papà sono in soggiorno, sento distintamente le loro voci. Lei prova a fare una conversazione ma papà risponde a monosillabi finché entrambe le voci non iniziano ad alzarsi. Dalle urla di mio padre intercetto alcune parole: negozio, ragazzi, muro, bombolette.

Sono incuriosita! In questa casa regna sempre il silenzio assoluto, questa sera qualcosa è diverso. 

‘Maledetti ragazzi, tre quattro non di più. Non c’è più educazione e nemmeno rispetto.’ (sospiro) 

‘Chissà da dove arrivano, sono dei vandali, domani sentirò l’avvocato per capire come sporgere denuncia.’ 

(driin sveglia)

Non ho alcuna voglia di alzarmi dal letto. La sensazione di calore del piumone la mattina non la baratterei con nient’altro. 

Uscire da qui e cominciare la giornata mi spaventa, non sopporto più la monotonia delle giornate, la scuola che non mi permette di valorizzare tutte le mie potenzialità e per ultimo la costante percezione di sentirmi fuori luogo, estranea ad ogni contesto. 

Questo è più o meno quello che penso tutte le mattine, e proprio come tutte le mattine scendo dal letto e comincio la giornata. 

Nel pomeriggio vado a vedere il negozio di papà. 

Dove prima c’era la parete bianca dell’ingresso del negozio ora si intravedono le linee abbozzate di un disegno chiaramente interrotto. Nel tratto di colore si riesce a distinguere l’immagine di un uomo con la barba circondato da frutta e verdura. 

Mi chiedo perché qualcuno dovrebbe disegnare un vecchio in mezzo a prodotti alimentari, poi mi ricordo una frase che papà ripeteva spesso quando ero bambina. ‘L’arte è l’espressione del pensiero più profondo nel modo più semplice’ (voce del padre). Chissà cosa aveva in testa e cosa voleva raccontare l’artista. 

Altra sveglia, altra giornata. Dopo scuola ho intenzione di farmi un giro nel parco , magari ne approfitto per portare fuori anche Felix. Il parco ha aperto dopo la fine dei lavori prima era un vecchio parcheggio abbandonato, che a detta dei nostri vicini di casa, era un luogo frequentato da persone poco affidabili.

Entrando nel parco noto subito che non c'è quasi nessuno, forse a causa dell'orario. Oggi dopo tutti quei compiti di greco e latino sono uscita più tardi del solito.

C'è una ragazza seduta a gambe incrociate su una panchina, ha un caschetto che le copre il viso mentre sta leggendo.

Facendo il giro del parco mi fermo a guardare le fontanelle, ognuna è una piccola opera d'arte, sono state fatte in collaborazione all'accademia di belle Arti della città.

Mentre ne sto guardando una dove tra i vari spruzzi d'acqua si forma un arcobaleno, il mio cagnolino sembra aver notato qualcosa vicino ad un albero.

"Felix!!" 

"Lascia stare gli scoiattoli!!!"

Mentre lo rincorro noto che si è fermato dalla ragazza con il caschetto, che ha smesso di leggere e sta accarezzando il cane.

"Per fortuna si è fermato, grazie"

"Ciao, di niente, (abbaio) come si chiama?"

"Felix, ed è un Border Collie"

"Comunque mi chiamo Margherita, piacere"

"Io sono Sofia, cosa stavi leggendo?"

"È il nuovo numero di Arte magazine"

"Anche io lo leggo, ma devo ancora prenderlo questo mese"...

Il tempo mi sembra essere volato. Avrei voluto fermarmi di più a parlare con lei ma purtroppo devo andare via. A quanto pare non abita più in questo quartiere ma sembra conoscerlo molto bene. 

Rimetto Felix al guinzaglio e mi avvio. Il sole sta scendendo e la vernice splendente dei palazzi si illumina di rosa.

Allungo un pò il giro e ripasso davanti al negozio di papà. Nonostante mi dispiaccia vederlo arrabbiato spero che chiunque abbia fatto quel murale torni a completarlo perchè ogni volta che lo vedo mi piace sempre di più.

Appena metto piede in casa mia mamma mi avvisa che la cena è pronta. Vado in camera velocemente e mi cambio. Mentre metto nell’armadio i jeans mi ricordo che la ragazza del parco mi aveva scritto il suo numero, visto che io, come mio solito, avevo dimenticato il cellulare. Prendo il foglietto e lo appoggio sulla scrivania ripromettendomi di scriverle il giorno seguente.

Tornata da scuola, mentre aspetto che la pasta si cuocia, riprendo il foglietto e mi salvo il numero. Prima di scriverle guardo la sua foto profilo; c’è lei che sorride alla fotocamera seduta davanti a dei secchi di vernice, in questa foto ha i capelli lunghi e la maglia bianca che indossa è sporca di colori.
Ieri mi ha detto che è appassionata d'arte e questa è una cosa che abbiamo in comune, solo che io con i colori sono proprio negata.

Quando sto per mandarle il primo messaggio mi ritorna in mente che ieri stava parlando del fatto che questo quartiere negli ultimi anni sia molto cambiato.

Tiro fuori il Computer e inizio a fare ricerche su questa parte di città (suono tastiera).

Scopro che la modernizzazione di questa zona fa parte di un progetto del comune chiamato “riqualificazione urbana”, che serve per avere un influsso positivo sulla qualità della vita di tutti i cittadini.

Si fa attraverso azioni che mirano a recuperare e migliorare edifici già esistenti, o parchi, sottopassaggi o piazze malviste, soprattutto nelle periferie più degenerate.

Questo compito andrebbe portato a termine dando priorità al benessere dei residenti e al rispetto per l’ambiente, ma sono vari articoli che dicono che il benessere dei residenti è stato trascurato perché molte famiglie sono state costrette ad andarsene a causa dell’aumento dei costi.

Mando il messaggio a Margherita. La risposta non si fa attendere, facendomi spuntare un sorriso.

Da quando ho conosciuto Margherita le mie giornate sembrano colorarsi.

La scuola non sembra nemmeno così lunga, i compiti li facciamo insieme al parco dove ci siamo conosciute.
Spesso si uniscono i suoi amici, e quindi ci vediamo quasi tutti i giorni.
È un gruppo un po' stravagante, soprattutto Laila, ma mi sto ambientando piuttosto bene anche io.

Mi vesto ed esco di casa di corsa. Ho talmente voglia di vederla che mi tremano le mani.

Per arrivare al parco devo camminare qualche minuto così mi infilo gli auricolari.

Varco i massicci cancelli in ferro battuto e supero la targa con il nome dell’ architetto che ha progettato l’ampio giardino. Mi siedo su una panchina e aspetto. I minuti passano ma Margherita non arriva; avevamo appuntamento mezz’ora fa, probabilmente il suo autobus ha avuto un ritardo. 

Nell’attesa tiro fuori dal mio zaino il numero di Arte Magazine appena uscito e inizio a sfogliarlo. Alla seconda pagina mi fermo perché le avevo promesso che lo avremmo guardato insieme. Attendo ancora invano finché non me ne vado dal parco.

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