Capitolo 2

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Il mattino dopo Alice fu svegliata alle 9 in punto dalla sua fastidiosa sveglia. Le ci volle poco ad alzarsi perché quella domenica mattina sarebbe andata al mare con Matteo e non vedeva davvero l'ora. Era un po' scettica sul fatto che sarebbero andati al mare d'inverno, non avea idea di cosa si sarebbe dovuta portare o come si sarebbe dovuta vestire. Decise di fare una veloce colazione. I genitori erano stupiti dal fatto che fosse in piedi così presto. Lei li avvertì dei suoi programmi senza accennare al fatto che sarebbe andata con un ragazzo: voleva tenersi l'informazione per se perché voleva che fosse una specie di segreto. Per lei raccontare a tutti la sua vita pesonale la faceva sentire come se togliesse valore ad avvenimenti che invece per lei erano davvero importanti. Finita la colazione tornò in camera per preparare lo zaino. Controllò il telefono e vi trovò vari messaggi dalle sue amiche ai quali decise che avrebbe risposto più tardi. Aprì l'armadio e prese un paio di leggins neri e una maglietta a maniche lunghe molto leggera che avrebbe messo sotto ad una felpa chiusa di colore grigio con la scritta "Universite Paris" che aveva appunto comprato a Parigi. Andò in bagno a lavarsi e a vestirsi. Tornata in camera si infilò le sue vans nere e riempì lo zaino di scuola con due teli, un costume (in realtà non sapeva perché l'aveva preso ma nella vita non si sa mai), occhiali da sole, cuffiette per la musica, portafogli e chiavi di casa.
Non ebbe nemmeno il tempo di sedersi un attimo che il suo telefono si illuminò:

Da Matteo:
Scendi piccola :)

Alice preferì non soffermarsi sul nomignolo che le aveva affibiato e prese lo zaino, salutò i genitori e usci di casa.
La visione di Matteo le ricordò molto la sera prima: aveva fatto lo stesso gesto con i capelli e aveva lo stesso sorriso che aveva sfoggiato il giorno precedente appena l'aveva vista. Ora che si avvicinava di più a lui notava come il colorito delle sua pelle fosse pallido e avesse delle strane occhiaie sotto gli occhi. Alice decise di non chiedere nulla, se avesse voluto sarebbe stato lui a raccontarle il motivo, lei non voleva fare troppa pressione.
"Ciao" disse Matteo avvicinandola a se. La sua voce era dolce proprio come i suoi movimenti, non voleva spaventarla, non voleva osare troppo ma non poteva mentire al desiderio di volerla vicino. L'aria tra di loro non era imbarazzante, non era tesa, era piacevole proprio come se si conoscessero da una vita e se qualcuno li avesse visti non avrebbe mai detto che si conoscevano solo da un giorno. Si guardarono negli occhi per almeno 5 minuti e non servirono parole per parlare, loro stavano già comunicando con gli occhi e quello era un discorso che rimarrà per sempre un segreto tra di loro. Fu Matteo a sciogliere lo sguardo e a dare ad Alice un lieve bacio a fior di labbra.
"Andiamo ad Ostia. Ci vorrà qualcosa come un'oretta o forse qualcosa di più quindi è meglio andare"
"E faremo il viaggio in moto?" disse Alice con un pò di preoccupazione nella voce che fece ridere Matteo e di conseguenza anche lei.
"Si ma ti puoi reggere a me, come ieri"
Detto questo salirono sulla moto e si avviarono. Per parlare dovevano quasi urlare per farsi sentire dall'altro e superare i rumori della strada. Parlarono un po' di tutto, proprio come la sera prima e non mancarono le loro risate.
Arrivarono a destinazione, precisamente a Stella Polare, dopo circa un'ora e un quarto. Parcheggiarono vicino a uno dei pochi stabilimenti aperti. Quando entrarono dal cancello sentirono subito il rumore delle onde che si infrangevano sul bagno asciuga. Il mare era un po' mosso ed aveva un colorito azzurro scuro non essendo colpito dal riflesso del sole. Alice guardò istintivamente gli occhi di Matteo che la stava guardando, imbarazzata abbassò lo sguardo. C'era un po' di vento ma non faceva tanto freddo. Si avvicinarono un po' alla riva e stesero i teli. La spiaggia era quasi vuota tranne per poche persone che passeggiavano qua e là.
"Allora raccontami qualcosa su di te"
"Non so che dirti che già non sai" rispose Alice ridacchiando
"No, io solo che ti piace leggere, che ascolti un po' tutti i generi musicali, che ami i cibi spazzatura, ami viaggiare e sei un genio a fare figuracce" disse Matteo ridendo per quest'ultima affermazione
"Lo sapevo che mi avresti preso in giro, non avrei dovuto raccontarti tutte quelle cose!" disse Alice per poi mettersi le mani davanti al viso per nascondersi cosa che fece ridere ancora di più l'altro.
"Dai anche io ti ho raccontato cose abbastanza imbarazzanti anche se le mie non batteranno mai il fatto che tu a Londra abbia vomitato sui piedi di una coppia che passeggiava tranquillamente e poi sei scappata dicendo 'Oh sorry, sorry!'" Matteo non riuscì a trattenersi e si buttò all'indietro sul suo telo ricominciando a ridere.
"Oh avanti smettila, tu sei caduto dalle scale a scuola mentre parlavi con la ragazza che ti piaceva! Io almeno avevo la scusa di avere la febbre! E la tua scusa quale sarebbe?" lo prese in giro lei facendo una faccia da chi ne sa una in più del diavolo. Matteo non rispose ma cominciò a fare il solletico ad Alice che, presa alla sprovvista, emise un piccolo urletto e si alzò in piedi cominciando a correre via da Matteo che però la rincorse. Alice corse avanti e indietro nell'intento di sfuggire alla presa del ragazzo ma lui la raggiunse stremato, troppo stremato. Appena toccò i fianchi di lei per riniziare a farle il solletico dovette tenersi un secondo al palo della staccionata che segnava la fine dello stabilimento. Iniziò a fare grandi respiri ed era diventato un po' più pallido di prima. Alice, preoccupata dalla reazione esagerata, gli mise una mano sulla spalla: "Tutto bene?"
"Si si solo un secondo, ci possiamo sedere?"chiese con un filo di voce.
"Certo, torniamo ai teli e-"
"No no va bene qui" disse lui per poi sdraiarsi sulla sabbia e tirandola per un braccio per farla sedere accanto a lui. Le mise un braccio intorno alle spalle e la fece poggiare il viso sulla sua di spalla. Non sapevano per quanto tempo rimasero abbracciati a guardare il mare mentre il respiro di Matteo si regolarizzava e Alice si poneva delle domande a cui non trovava le risposte.
Ormai erano le 12.30 quando si alzarono per tornare ai teli e andare a mangiare qualcosa. L'umore di Matteo era totalmente diverso da prima: era pensiero e decisamente... triste? Alice si chiese se avesse fatto quacosa di sbagliato ma non aveva intenzione di laciarsi sopraffare anche lei da altre domande e dubbi, era lontana da casa di un'ora non avrebbe potuto scappare via.
"Allora...andiamo a mangiare qualcosa?" Matteo sembrò risvegliarsi.
"Cosa? Oh si va bene, andiamo"
Così si incamminarono verso il bar dello stabilimento. Arrivati Alice disse di dover andare in bagno e chiese a lui di prenderle un pezzo di pizza.
Quando tornò dal bagno vide che Matteo era seduto ad un tavolino. Quando la vide si alzò in piedi e quando lei raggiunse il tavolo l'abbraccio e lei semplicimente ricambiò l'abbraccio, sorridendo. Rimasero così due minuti pieni.
Quando si sedettero mangiarono e parlarono del più e del meno finché lui, tutto sorridente, tornò al discorso precedente:
"Allora me la racconti o non qualcosa su di te?"
"Cosa vorresti sapere?"
"Tutto"
"Tutto? Perché pensi che ci sia qualcosa di tanto interessante in me?"
"Lo so e basta, l'ho capito"
"E cosa hai capito?"
"Ho capito che fai finta di essere una ragazza timida ma sei solo stata ferita; ho capito che ti nascondi dietro ad una maschera perché pensi che non valga la pena mostrare che persona simpatica, spiritosa e meravigliosa tu sia; ho capito che non riesci a comprendere quanto la tua immagine rimanga impressa nelle perone; ho capito che sei così fragile che da quando ti sei spezzata non hai più avuto qualcuno che ti ripetesse quanto valesse la pena non lasciarsi andare e che tu hai tutta la vita davanti; ho capito che non hai la forza di staccarti dalle persone che ti fanno stare male perché nessuno ti ha mai preso la mano per accompagnarti nel tuo cammino, o almeno tu non l'hai mai visto". Alice rimane basita, non poteva credere al fatto che l'avesse capita così bene, non era possibile. Lo fissiava con occhi sbarrati e lui semplicemente le sorrideva ma non era un semplice sorriso, era un sorriso incoraggiante. Fu in quel momento che lei capì che di lui si poteva fidare.
"Era l'estate del primo liceo, io e Federico come tutti gli anni andammo in vacanza nella sua casa al mare in Sardegna dove avevamo un gruppo di amici. Lui è il ragazzo di cui ti ho un po' parlato in questi giorni. A quei tempi eravamo migliori amici o almeno così credevo io. Una sera io e le ragazze raggiungemmo i ragazzi in salone e sentimmo Federico dire: "Scommettiamo!". All'inizio non avevo collegato quella parola a tutto ciò che successe dopo, mi do ancora della stupida per questo. Nei giorni seguenti stavamo sempre appiccicati, lui mi diceva cose che nessuno mi avrebbe mai detto, sapeva quali erano le cose che avrei voluto sentirmi dire. L'ultima sera stavamo in spiaggia. Eravamo seduti sulla sabbia quando lui mi baciò. Fu il mio primo bacio. Sentii il flash di una macchinetta fotografica e mi girai. C'erano tutti lì e in mano tenevano dei fogli con tutti i messaggi che in passato avevo inviato a Federico, c'erano stampati anche discorsi molto personali. Poi ci fu il colpo finale: "Avevi ragione Federico, è cotta di te!". Quando mi girai verso di lui vidi che aveva una scatoletta in mano e quando l'aprì mi tirò degli scarafaggi addosso, sai, ho la fobia degli insetti. Corsi in casa e piansi come non avevo mai fatto.
Ti chiederai perché lo frequento ancora e perché mi fa ancora uno strano effetto quando si avvicina: me lo chiedo anche io, ogni giorno. Forse è perché lui mi è stato vicino durante i problemi familiari, durante il primo anno di liceo che è stato duro e forse per paura di restare sola anche agli occhi degli altri e convincermene ancora di più e magari anche perché ho paura di staccarmi dalle abitudini.
Lui giurò che non avrebbe mai detto a nessuno di quello scherzo ma io ho come la sensazione che non abbia mantenuto la promessa. Da quel momento non ho più fiducia in nessuno, non ho più raccontato nulla a nessuno e ho paura degli sguardi degli altri. Sarà stupido ed egocentrico ma mi sento costantemente presa in giro". Matteo la guardò per tutto il tempo pensieroso e poi affermò: "Non puoi fare di tutta l'erba un fascio. Perché non hai la forza di allontanrti da lui?"
"Perché nessuno mi ha mai preso la mano per accompagnarmi nel mio cammino" Alice citò le stesse parole che Matteo aveva pronunciato qualche minuto prima.
"Questo fino ad ora" Alice sorrise e abbassò lo sguardo. Pensò che non aveva mai conosciuto la dolcezza prima di incontrare quel ragazzo.
"Non lo fare ti prego, non abbassare lo sguardo, hai un sorriso stupendo". Alice sorrise ancora di più e fece di tutto per non arrossire ma fu inutile
"E tu invece? Non c'è niente che vorresti dirmi? Da dove la tiri fuori tutta la tua saggezza?"
Matteo pensò che l'avrebbe potuto dire, pensò che avrebbe avuto la forza di raccontare tutto ciò che lo preoccupava e che lei lo avrebbe aiutato. Lo avrebbe fatto, avrebbe detto tutto se non fosse stato per il suo telefono che iniziò a squillare: era la madre.
"Scusa devo rispondere, ci metto un attimo" e si allontanò.
Tornò al tavolo, le prese la mano e si avviarono di nuovo verso i teli. Alice non ebbe il coraggio di tornare sull'argomento.
"Ti va di fare il bagno?"
"Il bagno? Scherzi? Non ho vestiti di ricambio e poi fa freddo!" disse Alice accompagnando le parole con gesti confusi.
"Non hai nulla con cui cambiarti?"
"Beh si un costume"
"Ti togli la felpa, i pantaloni e ti metti il costume poi ti rinfili la maglietta che hai sotto. Se non dici di si ti ci butto a forza" e Alice come faceva a dire di no a quel sorriso?
"Va bene, ma vado a cambiarmi in bagno"
"Bene, anche io, mi vado a mettere il costume"
"Farai il bagno in costume?"
"Beh mi risulta che il bagno si faccia così" disse Matteo ridendo e le prese di nuovo per tornare al bar. Ognuno andò nel bagno che gli corrispondeva.
Alice si mese il suo costume semplice nero, si rimise la maglietta grigia a maniche lnghe e i leggins. Appena uscì trovò Matteo che al posto dei jeans aveva un costume a pantaloncino blu e la maglietta a maniche corte di prima. Uscirono dal bagno e una volta ai teli Alice si levò i pantaloni lasciandosi la maglietta invece Matteo restò con solo il costume addosso. Alice si avvicinò alla riva per sentire l'acqua: era gelida. Avrebbe sicuramente cambiato idea se non fosse stato per il fatto che Matteo la prese in braccio e corse dentro l'acqua con lei che, presa alla sprovvista per la seconda volta in quel giorno, emise un piccolo urletto aggrappando le braccia al collo di lui. Non le diede nemmeno il tempo di dire una parola che si immerse sott'acqua con lei. Da quel gesto partì una guerra di schizzi e si affogarono l'un l'altro e il tutto era accompagnato dal suono armonioso delle loro risate insieme. L'acqua non sembrava più tanto fredda. Ci fu un instante in cui i loro sguardi si incontrarono ed erano a due centrimeti di distanza: in quel momento Alice si sentiva così giusta e non pensava di aver mai provato qualcosa di così simile all'amore prima di conoscere Matteo e per la prima volta era certa che lui pensasse la stessa cosa e semplicemente si baciarono. Fu uno di quei baci dolci e lenti a cui ne seguirono altri e altri ancora.
Fu una delle giornate più belle che Alice avesse mai passato e l'ultima cosa che voleva era uscire dall'acqua e andarsi a cambiare per tornare a casa.
Arrivarono a casa di Alice verso le 6 e mezza e decisero di fare un giro per il piccolo quartiere. Iniziarono a parlare un po' di tutto come ormai avevano imparato a fare tra di loro.
Alice iniziò a raccontare nei dettagli i probemi che aveva avuto con i suoi genitori: non li vedeva quasi mai e da quando il fratello non viveva più con loro la tensione in casa era aumentata: litigavano ogni minuto e lei non riusciva più a parlarci di niente.
Era un sollievo sfogarsi con qualcuno ed era la prima volta che ci riusciva così facilmente.
Matteo aveva accennato alla partenza del padre e da quello che aveva capito Alice, lui non l'aveva presa molto bene: diceva che era stato un codardo ma non spiegò il perché e lei preferì non insistere perché vedeva molta rabbia nei suoi occhi quando ne parlava.
Matteo fissava Alice cercando di assorbirne ogni minimo particolare, cercando di capirla fino in fondo.
Tornarono davanti casa di Alice verso le 19.30.
"Bene allora ci vediamo domani a scuola. Ti va se ti passo a prendere?" disse Matteo tenendole ancora la mano.
"Si certo, alle 7 e 40 qui sotto?"
"Perfetto"
Si salutarono con l'ennesimo bacio di quella giornata e ognuno di loro andò per la sua strada.
Entrata a casa Alice decise di rispondere alle amiche:

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