JOKER

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Questa storia riguarda un paziente, un paziente molto pericoloso, presente nel manicomio di Arkham a Gotham City. Il paziente è conosciuto per la sua pelle bianca, il perenne ghigno che presenta in volta, i capelli verdi e per la sua personalità completamente folle. Se non sapete di chi io stia parlando preparatevi a scoprire la storia del più grande criminale che il crociato incappucciato Batman, abbia mai affrontato. Lui era lì, avvolto dalla sua camicia di forza, con i piedi ammanettati a terra e seduto davanti ad un tavolo. La stanza era completamente vuota, solo il tavolo e due sedie. Lui era lì che si guardava intorno continuando a ridere, rideva sempre, trovava sempre qualcosa di divertente, una frase, un gesto, un oggetto, rideva di tutto, non importava quanto la situazione fosse tragica o meno. Gli importava solo di sé. Poco dopo la porta si aprì e, in quella stanza bianca e vuota, entrò una dottoressa, il paziente iniziò a ridere di gusto mentre ella si sedeva di fronte a lui. -Salve signor... - ma lui la bloccò immediatamente.-Oh no no, mi chiami solamente Joker, al massimo Mr. J. Il nome che avevo prima appartiene ad una persona morta, non sono più lui, sono solo il Joker – la dottoressa non si sbilanciò ma collusse alla sua richiesta e dopo un sospiro proseguì.-Va bene, signor Joker. Io sono la dottoressa Harleen Quinzeel. Sarò la sua terapeuta lungo tutto il suo percorso qui ad Arkham. Vedrà, la posso aiutare-Il Joker le rise in faccia, di gusto. Quel gesto scosse profondamente la dottoressa che si sentì offesa. Dopo quella fragorosa risata, il paziente le rispose. -Vede dottoressa Harley? Io non voglio essere aiutato. Io sto bene, sono felice e forse... l'aiuto lo ha bisogno lei –Harleen rimase stizzita dal tono del paziente, perciò decise di mettere dei paletti tra di loro: -Prima di tutto, mi chiamo Harleen, non Harley. Secondo, lei mi deve chiamare dottoressa Quinzeel e terzo, cosa più importante, le ricordo che lei è un pericolo per tutta la comunità di Gotham e passerà molto, ma molto tempo qui. Veda di non crearmi problemi – Il Joker le lanciò solo un sorriso e un occhiolino, poi si leccò le labbra e le rispose. – Sa che le dico? Mi piace il suo tono da dura, la rende più interessante... Harley- A quel nome la dottoressa Harleen sbuffò e decise di lasciar perdere quella battaglia. -Allora vuole iniziare a raccontarmi quando il suo vecchio io è morto e come sia nato lei? Oppure dovrò chiamarla con il suo vero nome, signor J... - sentendo la frase della dottoressa, Joker ebbe un momento di rabbia e le gridò contro. -Le ho fottutamente detto di non pronunciare quel cazzo di nome. Giuro su di me, perché ammettiamo Dio in confronto a me è nulla, che se pronuncia ancora quel nome, io l'ammazzo... e vedrà, sarà una morte molto lenta e- sussurrandolo – dolorosa –La dottoressa Quinzeel ebbe un sussulto dovuto alla rabbia e la cattiveria che vennero visti negli occhi del suo paziente ma decise di non mostrarsi spaventata e, restando il più fredda possibile, gli rispose: -Le ripeto, mi racconti la storia di come lei è nato, Joker. – e solo allora il clown del crimine le sorrise e tornò calmo. -Lo farò, ma mi aspetto qualcosa in cambio –-Cosa? – la dottoressa sembrava leggermente intimorita. - Oh no no no, non si spaventi Harley. Voglio solo sapere la tua di storia, chi sei veramente, come mai sei qui. Ma soprattutto, cosa si cela dietro quel visino angelico --Mister Joker, inizi a parlare poi, se ne riterrò il caso, le dirò qualcosa di me – Harleen fece un sorriso ammiccante e il Joker si leccò le labbra. -Questa storia inizia così... --L'anima che ospitava questo corpo prima di me era un tipo davveroooo noioso, un impiegato comunale alla banca di Gotham. Il tizio, da bambino aveva un sogno, voleva fare il clown, un pagliaccio. Per aiutare i bambini in difficoltà, i malati e farli ridere! Che cosa dolce non è vero? Ma c'era un solo problema, piccolissimo e insignificante ma che ha cambiato tutta la vita di quel bambino: era nato nobile! Era appartenente a quella cerchia di ricchi che provava piacere a vedere i poveri sempre più poveri e i malati sempre più malati. Il padre del ragazzino ... - mentre parlava la dottoressa Quinzeel intervenne: - del giovane Ja... --HO DETTO DI NON PRONUNCIARE QUEL NOME – urlò il Joker dimenandosi e scalciando alzandosi in piedi. – Non fare la troia Harley, perché non mi piace quando dico qualcosa e le persone fanno l'opposto. Sono. Stato. Chiaro? –La mano della dottoressa Quinzeel iniziò a tremare mentre due guardie entrarono a bloccare Joker. Una delle due, un uomo di due metri, muscoloso e ben piazzato sbatté la testa del criminale sul tavolo, con violenza, mentre l'altro, più mingherlino, gli iniettò un tranquillante. In pochi secondi il Joker chiuse gli occhi e venne riportato in camera, di fronte ad una Harleen che si lasciava in un pianto impaurito. La dottoressa decise di non arrendersi, seppur impaurita da quel gesto del suo paziente, lei era convinta delle sue abilità, della sua bravura come medico e il giorno dopo tornò in quella sala pronta a continuare quelle sedute. Poco dopo arrivò anche il Joker, con la camicia di forza, le gambe ammanettate e accompagnato dagli stessi due del giorno precedente. Il volto era maleficamente sorridente, si leccava le labbra mentre guardava fisso la dottoressa, i capelli verdi erano in disordine e cadevano sugli occhi neri infiammati. In quegli occhi si poteva ammirare il caos, la follia, il fuoco. Se gli occhi erano lo specchio dell'anima allora l'anima del Joker era il disordine puro. Si sedette di fronte a lei continuando a leccarsi le labbra e fu il primo ad aprire la bocca. -Ciao Harley, ti chiedo scusa, umilmente, per il mio atteggiamento di ieri – disse con un sorriso allo stesso tempo inquietante e rassicurante, la seconda sensazione, però, rendeva molto più ansiosa la dottoressa. Optò per non mostrare il suo stato d'ansia e sorrise. -Scuse accettate, vuole continuare a raccontarmi la sua storia? –-Oh no no no no Harley, io non ho intenzione di raccontare proprio nulla... tocca a te ora... Harleyuccia, parlami un po' di te, mi importa – di nuovo quel sorriso. Harley sospirò e pensò "potrei raccontare qualcosa, nulla di segreto, per dimostrargli la mia fiducia" e così parlò. -Sono nata in una famiglia benestante e cattolica, ho passato un'infanzia felice, andavo a messa la domenica. Posso dire di essere stata fortunata –-No no no Harley, non è questo che mi interessa, mi interessa del tuo io oscuro, della ragazzina ribelle, hanno vinto loro? Hai ucciso il tuo lato ribelle o ancora vai in giro a succhiare cazzi? E dimmi, Harley, a chi ti piace succhiarlo, ai bravi o ai cattivi ragazzi? A me, lo succhieresti? – Il Joker pronunciava quelle domande così intime tra le risate, come a sbeffeggiare la dottoressa, toglierle il suo ruolo e renderla una ragazzina... proprio come quei bulli a scuola, quelli che la maltrattavano ma che lei soddisfava nonostante tutto. Harleen credeva di essere ribelle ma si ritrovava ad essere sempre succube di qualcuno. La dottoressa Quinzeel diede uno schiaffo al paziente che smise di ridere e la osservò. – Le sembra il modo di parlare alla sua dottoressa? Stia al suo posto e parli, mi racconti la sua storia e alla prossima frase fuori luogo chiamo le guardie e fidati, so quanto amano torturare con il taser i detenuti, soprattutto quelli come te – Harleen aveva avvicinato troppo il volto al Joker, alzandosi in piedi e sporgendosi verso di lui e così il clown del crimine le leccò la guancia, vicinissimo a toccarle le labbra. -E guarderai Harley? Magari toccandoti la tua fighetta bagnata? Stringendo una tua tetta? Porti la quinta vero? – il Joker diventava sempre più disgustoso e Harleen lo sentiva, tremava mentre lo guardava leccarsi le labbra osservandola come un cane osserva un osso da sgranocchiare. Harleen urlò e le guardie entrarono. – Taser, insegniamo al Joker il rispetto – e così le due guardie iniziarono a elettrizzare il paziente che si rannicchiò prima e poi si mosse a furia delle scariche. Poco prima di svenire dal dolore sussurrò alla dottoressa un – maledetta puttana – Il Joker si risvegliò venti minuti dopo, legato a quella sedia, ancora intorpidito e dolorante guardò la dottoressa, i suoi occhi non sembravano arrabbiati, anzi le sorrise – Opsy ahahahahahahah, mi sono proprio meritato questa scossa ahahahahahahahah, Harley, cucciola, ho esagerato alla grande ma sei così sexy e ho immaginato il tuo corpo ma ora, ahahahahahah, prometto di fare il bravo. Ecco come continua la mia storia... - Harleen lo guardava distante, con gli occhi arrabbiati... ma non solo, gli occhi di Harleen erano infiammati di vari pensieri "è un bell'uomo, dalla sua cartella risulta anche molto intelligente, devo salvarlo, posso salvarlo... perché sto pensando che è un bell'uomo? Harleen non iniziare, è un tuo paziente, sei una dottoressa, un po' di contegno" -Racconta, Joker –-E va bene, Harley tesoro. Quel ragazzino che tanto voleva diventare un clown per puro divertimento personale era povero e vide il suo sogno infrangersi. -Povero? Avevi detto che apparteneva ad una famiglia benestante-- Ho detto così? Allora mi ascolti davvero Harley. Chissà qual è la verità ahahahahahahahahahahahahahahahahah- divenne serio all'improvviso. – Comunque il ragazzino crebbe, divenne un ragazzo e andò a scuola, lo sai bene quanto possono essere crudeli dei ragazzi delle scuole superiori, il ragazzo era magrolino, debole e troppo gentile, divenne quindi la vittima prediletta dei bulletti sia ricchi che poveri, lo immagini questo ragazzino bullizzato? Magari dalle stesse persone a cui tu ti sei concessa--Joker... non tergiversare –Joker sbuffò ma poi le sorrise, un sorriso gentile, lo si vedeva dagli occhi "che occhi stupendi... Harley, Harleen smettila!" -Dicevo, quel ragazzo crebbe debole, suddito, tutti gli mettevano i piedi in testa ma lui aveva troppa paura, troppa paura Harley per dire la sua e ribellarsi e così accettò il lavoro in banca del padre e conobbe una donna... Tu sei molto più bella Harley, lo sai? Lei era bruna, tu bionda, mi piacciono le bionde –-Joker, continua a raccontare – "ha detto che sono meglio di quella donna, e che preferisce le bionde, evviva... aspetta, non devo farmi influenzare..." -Parlami di questa donna e del rapporto con il ragazzo – Harleen seguì il filo della narrazione del Joker, mettendo molta enfasi nel far notare che parlava di lui, del suo alter ego, del suo vero io, come se fosse una persona diversa. -No no mia cara, ora tocca a te raccontarmi qualcosa –- Cosa vuoi sapere? –- Sai, Harley... io sono molto popolare tra le persone di Gotham, ho molto potere e le voci girano e girano, tutto arriva a me... Voglio sapere perché eri una ribelle durante gli anni del liceo e perché hai smesso di ribellarti – mentre parlava il Joker si avvicinava sempre di più al viso della dottoressa che iniziò a guardarlo a bocca lievemente aperta e con gli occhi carichi di desiderio per poi riprendersi nel momento in cui sentì il respiro del suo paziente sulle sue labbra. -Joker, stai provando a minacciarmi? – disse allontanandosi e simulando una voce distaccata e aggressiva. - Io? Io non minaccio, Harley... avvisavo solamente che se avessi voluto avrei già potuto scoprire tutto di te, come ho scoperto il fatto che tu fossi una ribelle. Mi chiedo chissà cosa io possa scoprire di te –La donna si allontanò di scatto, infastidita e preoccupata. -Come hai scoperto queste cose su di me? –-Ho i miei informatori, Harley –Sempre più spaventata la dottoressa Quinzeel cercò di calmarsi sapendo che Joker era bloccato ad Arkham senza la possibilità di incontri. -Sei confinato qui, non hai possibilità di incontrare nessuno, non puoi orchestrare nulla da qui –Il Joker fece un sorriso beffardo, si leccò le labbra e disse: - Ne sei sicura Harley? Sei sicura che io da qui non possa assolutamente far nulla? –Con il respiro affannoso e tremante la dottoressa urlò alle guardie che entrarono correndo. -Isolamento, immediatamente- e Joker venne portato via mentre rideva a crepapelle, una risata disturbata ed inquietante fece eco per tutta la stanza. Lo sguardo della dottoressa Quinzeel era pallido, tremava, gli occhi erano sbarrati e lucidi, la paura stava prendendo il sopravvento. "Harleen deve essere un bluff, non può davvero avere degli informatori qui dentro, no è impossibile... e se invece stesse dicendo la verità? Potrebbe sapere tutto di me e minacciarmi, o uccidermi... oppure proteggermi... magari sotto quella maschera da cattivo si cela un animo buono, un buono ferito a tal punto da trasformarsi... devo farlo tornare buono e magari poi potrei instaurare una relazione sentimentale con lui... dio Harley stai tergiversando." Quella sera Harleen tornò a casa con i nervi a fior di pelle. Si guardava intorno, continuava ad osservare con sospetto chiunque incontrasse. Chiunque avesse una faccia sospetta, chiunque desse uno sguardo di troppo lo preoccupava e non sapeva se preoccuparsi del Joker o di qualunque altro possibile crimine. Velocizzò il passo, aumentò sempre di più l'andamentopur di arrivare a casa il prima possibile, pur di trovare un luogo in cui sentirsi al sicuro, in cui sentirsi bene.Arrivò incolume nonostante esseri viscidi dei bassifondi che facevano commenti molto volgari sulla dottoressa, commenti che non vi riscriverò ma che potete benissimo immaginare e lì, una volta chiusasi a chiave, scoppiò a piangere per espellere tutta l'ansia e lo stress accumulato. Passò una settimana mentre il comportamento della dottoressa diventava sempre più paranoico arrivando alla nuova seduta in uno stato disastroso. I capelli erano in disordine, il trucco era assente, le occhiaie erano ben marcate e in mostra, i vestiti sgualciti, volto pallido. Il terrore aveva fatto casa nei suoi occhi mentre tremava ad ogni passo. Era nervosa, muoveva la gamba e la penna mentre era seduta, movimenti nervosi, pieni di paura e tensione. Aveva pianto tantissimo, ogni giorno, dormiva poche ore, se chiudeva gli occhi ad ogni minimo rumore si risvegliava, stava impazzendo, quel paziente la stava facendo impazzire. Tra la paura di stalking e i suoi pensieri, Harleen si trovava in grave difficoltà, sentiva un peso enorme sulle sue spalle. La paura era decisamente troppa e aumentò quando lo vide entrare. Il sorriso sul suo volto, l'orgoglio. Osservava la dottoressa mentre si sedeva con calma.-Ciao Harley, notte brava? –-Fottiti Joker – disse rabbiosa la dottoressa. - Di cattivo umore oggi? Quell'uomo non ha saputo soddisfarti? Ahahahahhahahahahahah- - Ho. Detto. Fottiti--Eddai Harley, si scherza... so benissimo che hai passato una pessima settimana. La paranoia era sempre più grande, la paura di essere seguita, spiata, magari anche attaccata... ma ti voglio solo proteggere, quelle persone ti seguono solo per proteggerti, non ti farei mai del male... a meno che tua non sia una di quelle a cui piace il sesso doloroso, in quel caso ci potremmo divertireHarleen iniziò a tremare mentre dentro di lei vari pensieri si facevano sempre più pesanti... la paranoia, la paura erano miste ad altri pensieri. "Quelle persone? Sono più di una? Come diavolo ha fatto ad avvisarle? Dio ho paura... ma... ha detto che lo fa per proteggermi? Forse prova qualcosa per me? Forse sto riuscendo a salvarlo... in fondo mi propone spesso di voler farlo, magari è perché prova qualcosa. Ma no... probabilmente è solo un depravato" -Perché... perché dici di proteggermi? – chiese Harleen tremando sempre di più, con le lacrime agli occhi. Joker se ne accorse, fece uno guardo serio e si leccò le labbra. – Perché sei una persona da proteggere... e mi ricordi la mia ex moglie... ma, come dicevo, tu sei più bellaHarleen spalancò gli occhi e arrossì in volto, rimase sorpresa dalle parole e dal modo serio in cui le ha dette, sembrava sincero. Dopo un respiro profondo e calmante, chiese: -Parlami di lei –-Dopo aver preso il lavoro in banca, l'uomo incontrò questa donna, bruna, con gli occhi chiari, sempre sorridente... sorrideva ad un uomo che aveva perso il sorriso da tempo, che faceva un lavoro che odiava ma lei riuscì a riscaldarlo, a dargli nuova vita... e si innamorarono. Lei rideva alle sue battute e lo spronava a provare a realizzare i suoi sogni e lui... lui ci credeva... - Joker iniziò ad avere gli occhi lucidi, abbassò lo sguardo e tirò su con il naso, cercava di trattenere le lacrime e non piangere. -Cosa successe? –-Lui iniziò a fare cabaret... non faceva ridere nessuno, perciò non poté licenziarsi dalla banca ma lei continuava a spronarlo, a dirgli che tutto sarebbe andato per il meglio perché erano in tre ormai... era incinta... Hai mai perso qualcuno, Harley? – chiese con lo sguardo colmo di lacrime. - Sì... mia madre... la morte di mia madre rese mio padre molto protettivo, e così diventai la ribelle... e violento, mi picchiava in continuazione, perciò me ne sono andata il prima possibile –-Che bastardo – disse serio il Joker... Harleen aveva gli occhi lucidi e il fiato corto. -Direi che per oggi basta così, continueremo la settimana prossima. Vedi Joker? Se non si è volgari o senza rispetto non hai bisogno del taser –-Grazie dottoressa – disse abbozzando un sorriso e alzandosi ma, una volta rientrato nella sua cella vuota, provvista solo di un letto, di un gabinetto e di un lavandino, fece un ghigno diabolicoHarleen quella sera tornò a casa più tranquilla, Joker le aveva spiegato che era seguita per protezione, non per danno: "mi ha ringraziata, mi sta proteggendo, oggi ha pianto ed era sincero... ci sto riuscendo, sto salvando il Joker... sto facendo la differenza."Ma mentre camminava assorta nei suoi pensieri un uomo la afferrò per la mano e le mise un coltello al collo. -Tu devi essere la dottoressa di Joker, riferisci allo psicopatico che io, Alexis, ho creato un piccolo esercito tra i suoi sottoposti, ci ribelliamo a lui e prenderemo Gotham, uccideremo lui e il pipistrello –-Mi farai del male? - disse Harleen piangendo. -No, non stavolta. Mi sono limitato ad uccidere le tue due guardie del corpo. Riferisci il messaggio. Domani stesso –L'uomo allontanò il coltello e se ne andò mentre la dottoressa Quinzel crollò in ginocchio gridando dal pianto. Il giorno dopo entrò in furia nell'Arkham Asylum, subito diretta nella cella del Joker. "Ieri ero in pericolo, devo avvisarlo, mi ha messa in pericolo." Ordinò alle guardie di aprire la porta e tirò uno schiaffo al Joker. -Harley che succede? Mi hai fatto male –-UNO DEI TUOI UOMINI IERI MI HA ATTACCATO. HA UCCISO DEI TUOI UOMINI E HA INSTAURATO UNA NUOVA BANDA. VUOLE PRENDERSI GOTHAM,UCCIDERE TE E BATMAN –Joker non si scompose, si leccò le labbra, ragionò un po' e poi si alzò in piedi. -Non la passeranno liscia. Chi ti ha colpito? –- Alexis--Quel miserabile – scoppiò in una risata. -Ora la pagherà cara, lui e tutti i ribelli di sto cazzo –- Come vuoi fare? Sei rinchiuso qui –- Mi aiuterai tu Harley, puoi farmi uscire di qui –- No, non posso. Tu sei un criminale Joker-- Vero, lo sono ma ora sono la tua unica speranza. Ti hanno attaccato, posso fermarli prima che facciano del male a qualcuno o a te. Sia la polizia che Batman ci metteranno tempo e sarà troppo tardi. Hai delle amiche no? –Harleen fu dubbiosa ma poi cedette e, con ingegno, attuò un piano per far evadere il Joker. I due stordirono una guardi, il Joker si cambiò, coprì il suo volto e riuscì ad evadere.-Ottimo piano Harley... per la cronaca, avevo anche un piano nel caso tu avessi detto no, ero pronto a far esplodere la mia cella ahahahahahah, ti sto rendendo cattiva eh –-Non dire idiozie, finita questa emergenza tornerai all'ospedale--Ahahahahahahah mi piaci Harley, davvero tanto. Dopo ti racconto come finisce la storia –Harley lo guardò confusa, non riusciva a capire le sue parole, significava che si fidava di lei? Che si stava innamorando di lei? Cosa significava? I suoi pensieri vennero disturbati da delle guardie del Joker che li aspettavano all'uscita. -Harley, queste due guardie stavano per farmi evadere, ti presento... come diavolo vi chiamate? –-Joshua e Antony, signore –-E mi siete ancora fedeli? –-Si, sir.--Allora andiamo a mettere una pallottola nel cervello di quel bastardo di... come diavolo si chiama? –-Alexis – disse Harleen seguendoli. - Cercherò di ricordarlo mentre gli sparo. Andiamo –Mentre Joshua, un uomo sui trenta con i capelli legati guidava, Antony, suo fratello gemello, informava Joker e Harleen su tutto--Alexis era uno dei capitani, aveva anche una sua sede. Le nostre fonti dicono che ora è lì –-Quindi un mio capitano mi ha tradito, faremo così: chiederò agli uomini di darmi Stronxis, se dicono no li ammazziamo tutti –Harleen era in imbarazzo in silenzio, aveva paura di tutto e lo sguardo del Joker non la tranquillizzava. L'uomo aveva lo sguardo furioso mentre si cambiava in macchina, mettendo il suo completo viola e riordinandosi i lunghi capelli verdi. Arrivarono in dieci minuti. C'erano alcune macchine con gli sgherri di Joker ad aspettare fuori un edificio abbandonato. -Harley, aspetta qui – e senza aspettare la risposta, Joker uscì. - Avete piazzato le bombe? – chiese il clown del crimine ad uno dei suoi sgherri. -Sì capo –-Fate esplodere tutto, nessuno di quei traditori deve restare vivo-- Agli ordini – urlarono Antony e Joshua e in pochi secondi il palazzo crollò con tutti gli uomini dentro. Dalle macerie uscirono una decina di uomini e Alexis e Joker prese la sua pistola. -Sparate agli uomini ma lasciate Alexis in vita, lo devo ammazzare io –Gli uomini aprirono il fuoco e tutti i traditori caddero morti mentre Alexis avanzava ferito con la pistola in mano. -Joker, pezzo di merda, ti ammazzo e prenderò i tuoi uo...-nemmeno il tempo di finire la frase che un colpo gli trapassò la testa e una fragorosa risata iniziò ad espandersi. -Tu volevi prendere i miei uomini? Ma sei stupido? Come se fosse possibile AHAHAHAHAHAHAHAH e poi chi cazzo ti conosce AHAHAHAHAHAH coglione –Continuando a ridere tornò in macchina. Harleen guardava sconvolta.-Che c'è Harley? Dovevo farlo! –- Avevi detto che avresti ucciso solo lui –Rise ancora, con una risata angosciante e spaventosa. -Ho cambiato idea tesoruccio. Ora seguimi, devo portarti in un posto--Dove vuoi portarmi? –-Sarà una sorpresa tesoro, ormai sei pronta –-Vedrai ahahahahahahah –In dieci minuti arrivarono in una vecchia fabbrica abbandonata. C'erano grosse cisterne di acido e il Joker camminava silenzioso con Harley dietro e i due uomini Joshua e Antony dietro di lei. -Dove mi stai portando? – chiese la dottoressa impaurita e pensierosa.- Qui finisce la storia, Harley. Quell'uomo fece un altro spettacolo e venne deriso e tornò a casa depresso, sconfitto e senza più voglie ma il fato non aveva finito con lui, arrivò sotto casa sua e vide la polizia e l'ambulanza. Fiamme e fumo fuori le finestre della sua casa e la polizia chiedere il suo nome e informarlo che, a causa di una presa della corrente nociva, ci fu un incendio nel suo appartamento, moglie e bambino deceduti. Scoppiò a piangere e corse, corse senza una meta, voleva solo fuggire, voleva solo morire. Incontrò due uomini, due criminali che lo convinsero a fare un crimine, qui. Quell'uomo era talmente disperato che accettò ma commise un errore e il pipistrello arrivò. Quei due uomini iniziarono ad insultarlo e lui ormai era troppo stanco, in un impeto di rabbia li uccise e rise, una risata potente e liberatoria, una risata fatta di lacrime di tristezze. Rise anche all'arrivo di Batman, rise talmente tanto che cadde nell'acido e morì... da lì però uscì qualcun altro, Io- -Cosa fece Batman? –-Cercò di salvarlo, ma non ci riuscì. Siamo arrivati –Harleen vide legato suo padre, in ginocchio, imbavagliato e con lo sguardo terrorizzato. -Perché lui è qui? –- Perché voglio che tu lo uccida. Ti ha fatto del male, ti ha maltrattato e continuava a farlo mentre tu ti ribellavi. Ora puoi essere libera, puoi essere chi vuoi – le porse un coltello. Harleen lo prese e spuntò in lei un mezzo ghigno. "Ma è sbagliato, uccidere è sbagliato, uccidere mio padre è ancora più sbagliato ma... mi ha trattata sempre di merda, ora mi ha vista con Joker... devo farlo... Su Harleen, fammi spazio, fai spazio ad Harley" -Scusa, paparino ma devi morire – e con un colpo netto gli tagliò la gola mentre rideva e si sporcava la faccia degli schizzi di sangue del padre. -AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH Sì Harley, bravissima ora vieni qui – la baciò con passione e la buttò nell'acido.- Harley la tua trasformazione è quasi pronta, ti aspetto. Uccidi Harleen Quinzeel e nasci, Harley Quinn. Ah Harleen, ho ucciso io la mia ex moglie e il bambino nel grembo, mi insultava, non apprezzava le mie battute e mi tradiva quella troia, era rimasta incinta di un altro. Addio Harleen –Harleen cadde nell'acido per poi uscirne ridendo, cambiata e molto, molto più folle

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 10, 2023 ⏰

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