Alessandro era morto da diversi anni, la sua anima era stata reclamata troppo presto.
Colui che poteva unire Oriente e Occidente in un unico impero. Ho ancora nella mente il ricordo vivido di quando stavamo organizzando la spedizione in Arabia, pretenziosa più della campagna in India, gli allenamenti dei nuovi giovani soldati macedoni e persiani. E noi abbiamo distrutto le sue conquiste, il suo sogno lo abbiamo preso fra le mani e come sabbia lasciata scivolare fra le dita.
Come infanti che distruggono castelli di sabbia e costruzioni innalzate con impegno da altri bambini, noi non ci siamo comportati diversamente.
La nostra sete di potere ha spezzato queste amicizie e la poca nobiltà d'animo che avevamo.
Osservo la mia Alessandria, la sua città che non vedrà mai, e amare lacrime scorrono sul mio volto.
A che prezzo ho avuto l'Egitto, la Cirenaica, il suo catafalco?
Perdicca il reggente è morto, giace sottoterra, indirettamente per causa mia.
Cratero a malincuore ha abbandonato la sua amatissima Fila per una battaglia in cui perirà. Povero valoroso Cratero, mio vecchio compagno di innumerevoli guerre.
Ahimè, la nobilissima figlia di Antipatro teneva in grembo il figlio di quel grande generale amato da tutto l'esercito. Un bambino condannato a non conoscere mai il padre se non per i racconti degli anziani soldati.
Atalanta morirà poco dopo il fratello Perdicca, abbandonando i giovani figli per la condanna a morte ordinata da tutti noi.
Ammiravo quella donna, non ha fatto resistenza quando l'abbiamo catturata e portata fuori dalla tenda per giustiziarla e non è fuggita. Ha camminato a testa alta e questo ha dimostrato la sua forza e il coraggio che aveva.
Assieme a lei erano condannati anche suo marito e l'altro fratello, Alceta.
Abbiamo sterminato la famiglia di Alessandro: prima le due mogli, poi i fratelli e la madre e infine i suoi figli e le donne amate da lui.
L'unica superstite era Cleopatra, la sorella più cara ad Alessandro.
Tutti noi abbiamo le mani lorde, immerse nel sangue.
Abbiamo tentato di ripulirci dalle nostre colpe, anche onorando il figlio di Filippo e giustificando le nostre azioni dicendo che servivano a mantenere intatto il suo impero. Ho provato a salvare ciò che restava della dinastia Argeade, come aveva fatto Eumene il greco, ma non era abbastanza.
Cleopatra mentre saliva sulla nave che l'avrebbe portata qui ad Alessandria venne assassinata da Antigono Monoftalmo, e il povero figlio rimase in Epiro, orfano e senza nessun parente.
Ora degli amici di Alessandro siamo rimasti solo io, Seleuco e Lisimaco, vecchi e sterminatori di troppi macedoni.