Una squadra di brave persone

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E così, senza fare in tempo a rendermene conto, il mattino successivo ero seduto a un tavolo della mensa di Home One con tre dei più famosi eroi ribelli.

Luke aveva una tazza di kaf fumante nella mano sinistra e la destra appoggiata sul droide astromeccanico che lo seguiva come un'ombra. Leia scorreva distrattamente su un datapad mentre sgranocchiava una barretta proteica. Chewbacca probabilmente aveva già fatto colazione - non ebbi il cuore di chiedermi con cosa - e se ne stava lì a guardarci perplesso.

"Allora, partiamo dal principio" disse Leia dando un colpetto deciso a un tasto del datapad, parlando come se si stesse rivolgendo a una classe delle elementari. "Ci serve il Falcon. Chewie dice che il Falcon va riparato. Quanto ci vorrà?".

Il wokiee disse qualcosa, ma era linguaggio troppo tecnico per le mie conoscenze limitate della sua lingua. Colsi qualcosa che somigliava a iperspazio.

"Quindi l'iperguida? Di nuovo?" protestò la principessa.

Chewie abbaiò lamentoso, facendo sobbalzare una giovane Ribelle poco distante e il suo vassoio della colazione.

"Non è ottimizzata dopo... dopo quello che è successo" disse a mezza voce Luke.

Mi sentii come se mi fosse piombato un grosso sasso in fondo allo stomaco. Naturalmente, era colpa mia se l'iperguida era stata disattivata, ed era solo per pura fortuna che un piccolo droide era riuscito a farla ripartire appena in tempo per fuggire da Vader.

Ma gli altri parlavano come se io non fossi nemmeno lì.

"Ovviamente è attiva, ma ci serve che possa funzionare più a lungo e coprire distanze maggiori" stava dicendo Luke. "Chewie dice che quando è andato con Lando a Tatooine ci hanno messo tantissimo. Non sappiamo come starà Han quando lo ritroveremo, potrebbe servirci tornare qui in fretta".

La mano di Leia scivolò sul datapad. Nessuno disse nulla per qualche secondo: lei perché stava certamente pensando a Han, io perché mi sentivo ancora una volta tremendamente in colpa. Davamo per certo che il mio amico - chissà se anche lui mi avrebbe mai considerato amico - sarebbe sopravvissuto, ma la verità era che non esistevano certezze.

Luke si gettò a capofitto sul suo kaf; la sua mano tremava. Per un po' l'unico rumore fu il tintinnio di posate di sottofondo.

"Dobbiamo parlarne, però" disse all'improvviso il ragazzo, con un tono che sembrava allo stesso tempo arrabbiato e infinitamente triste. "Anche a me fa male pensare a Han, ma se non possiamo neanche nominarlo non lo riporteremo mai a casa. Possiamo comportarci da squadra per trenta secondi? Siamo qui apposta per parlare di lui".

Con mia grande sorpresa, Leia sospirò e abbassò lo sguardo sul tavolo.

"Scusate" disse. "Allora diamoci una scadenza. Una settimana per riparare il Falcon, ce la farete?".

"Credo di sì" risposi io, accogliendo subito quello che era evidentemente un tentativo di dimenticare le nostre divergenze in favore di un bel discorso sulle navi spaziali. "Alla fine bisogna solo fare qualche ritocco, il vostro droide ha fatto un ottimo lavoro".

La testa a cupola del robottino, che spuntava appena oltre il piano del tavolo, dondolò cinguettando.

"Ti aiuto" disse Luke. "Non ho niente da fare".

Chewie brontolò il suo assenso.

"Va bene, allora" acconsentì Leia. "Voi tre dedicatevi alla nave. Io purtroppo sono impegnata con l'Alto Comando, ma possiamo trovarci tutti insieme di sera per definire un piano. Va bene?".
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Fummo tutti d'accordo. Leia, evidentemente, non sapeva che per rendere amici tre uomini - o wokiee - di un certo spessore basta metterli a lavorare a un motore, ma ciò che ottenne fu comunque un terzetto affiatato di meccanici entro sera.

Scoprii che Chewie era probabilmente l'unica ragione per cui il Millennium Falcon non era mai stato distrutto, perché lo conosceva e lo amava come un figlio. Questo mi fece pensare con una vaga nostalgia a quando avrei dato qualsiasi cosa per essere io a possedere quella nave. Mi resi conto anche di non averci pensato per giorni e giorni: i sensi di colpa mi avevano allontanato perfino dal mio consueto modo di ragionare, ma ora, con quella stupida idea, mi sentivo un po' più me stesso.

Anche Luke, come Chewie, fu un'autentica sorpresa: quando aveva in mano una saldatrice diventava improvvisamente molto più sicuro di sè e parlava il doppio rispetto al solito. Scoprii così che veniva da Tatooine (dovetti fare uno sforzo per immaginarmelo abbronzato), non aveva mai visto il mare e aveva una smodata passione per la cioccolata calda.

Dopo cena eravamo riuniti intorno al tavolo come i più vecchi amici, giocando a un sabacc vergognoso senza soldi in palio. Avevamo attinto alla riserva di whisky corelliano di Han, in sua memoria, e sembravamo tutti e tre un po' brilli, anche se per quanto riguarda Chewie doveva essere solo una mia impressione.

Alle undici standard il gioco si stava facendo lento, silenzioso, e Leia non era ancora arrivata.

Luke ci stava mettendo un'eternità per scegliere la carta da scartare. Aveva gli occhi lucidi e le guance rosse; aveva detto di non essere abituato a bere, ma di voler scacciare qualche pensiero. Non sembrava avesse funzionato.

"Secondo voi, capita che il Tusken cada lontano dal Bantha?" domandò all'improvviso, in tono estremamente serio.

Mi venne da ridere, forse per l'alcol. Chewie emise un latrato divertito.

"Bah, se un Tusken fosse a piedi, e inciampasse in un sasso, potrebbe farlo anche se è molto lontano dal suo Bantha" risposi, ridacchiando. "Mi sa che hai bevuto un po', ragazzo. Lasciamo che i Tusken si arrangino, se inciampano".

Luke contemplò le sua carte per qualche secondo, concentrato. Non accennava a scartare.

"È un detto" concluse, dopo un po'. "Si usa per dire che i figli assomigliano sempre ai genitori".

Non conoscevo il detto e non avevo mai pensato alla risposta per quella domanda, nè ero il tipo di persona che filosofeggiava inutilmente. Il whisky rispose al posto mio.

"No, i figli non assomigliano sempre ai genitori" dissi. "I miei erano ricchi e rispettabili, e adesso guarda me. Alla fine sono le tue decisioni che ti rendono una brava o una cattiva persona".

Buttai giù un altro sorso.  Chewie scuoteva la testa, chiaramente ridendo delle parole che da sobrio non avrei mai detto.

Luke mi guardò in un modo strano. Non sembrava più troppo ubriaco e mi osservava con serietà, come se mi fosse estremamente grato, ma non abbastanza da sorridere. Gli brillavano gli occhi, non saprei dire se per il loro colore naturale o per qualche lacrima ben nascosta.

"Tu sei una brava persona, allora" disse poi, dopo una lunga pausa di riflessione.

Ebbi un lampo di lucidità. Non ero affatto una brava persona, né lo ero mai stato.

Canaglia, traditore.

"Come mai dici così?" chiesi, quasi con aria di sfida. Odiavo che lo pensasse, anche se probabilmente era il liquore a parlare per lui.

"Hai deciso tu di cercare Han" disse Luke.

Diede un'ultima occhiata alle sue carte e finalmente scartò, facendo una pessima mossa, ma non osai ridere di lui o contraddire l'ultima cosa che aveva detto.

In fin dei conti, secondo quello che io stesso avevo appena spiegato ai miei compagni, le mie ultime decisioni mi rendevano una brava persona.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 20, 2023 ⏰

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Canaglia, traditore - Lando CalrissianDove le storie prendono vita. Scoprilo ora