ᖴᖇᗴᗩᛕ ᔕᕼᗝᗯ☆ (𝘽𝙩𝙨 𝙊𝙣𝙚𝙨𝙝𝙤𝙩)

Jack in the box (Hoseok)

Lo specchio era il suo incubo peggiore. Hoseok lo pensava ogni sera, ogni singola sera che si doveva preparare per il suo famoso spettacolo. Odiava ciò che vedeva. Un volto inespressivo e privo di gioia.

Questo era lui.

Prese il batuffolo impregnato di quella odiosa tinta banca e con svogliatezza se lo passò per tutto il viso. Era il momento di creare ancora la sua maschera, quella che disprezzava più di ogni cosa. Doveva fingere di essere chi non era, doveva impersonificare un felice pagliaccio che faceva ridere grandi e piccini. Sogghignò.

Lui, proprio lui che faticava a sorridere nella vita quotidiana, doveva far gioire gli altri.

Era così assurdo.

"Devi essere perfetto, tu sarai perfetto Hoseok, il migliore di tutti"

Sentiva ancora la voce della madre dentro le orecchie, gli ripeteva spesso e volentieri che doveva dare il suo massimo. Sarebbe dovuto diventare il clown migliore che il "Freak Show" avesse mai avuto. I suoi genitori avevano fatto parte del circo per così tanti anni, che ognuno dei suoi colleghi li ricordava con sincero affetto. Erano passati alla storia come i più abili tra gli acrobati che il tendone avesse mai avuto e da bambino li aveva ammirati così tanto. Non poteva dimenticare quanto fosse emozionante all'epoca vederli volteggiare insieme tra le luci colorate e con il sorriso sulle labbra. Erano i suoi eroi speciali.

Con lui fino all'età di sei anni erano sempre stati amorevoli e bravi genitori, tuttavia quando notarono in lui l'allegria e l'energia ideale per poter diventare un buon clown, da quel momento lo misero sotto torchio, senza nemmeno chiedergli cosa volesse essere davvero, chi volesse essere davvero. Col tempo capì che il loro figlio non era altri che un progetto, un fenomeno da baraccone già improntato per lavorare con loro. Desideravano creare una famiglia completa, felice e famosa grazie a lui.

Infondo doveva solo far ridere la gente, cosa sarebbe potuto andare storto?

Aveva dei ricordi così vividi di quel periodo che quasi faticava a credere che erano passati più di 10 anni dalla loro scomparsa, perché i suoi genitori dopo che lui ebbe compiuto 15 anni, erano spariti magicamente nel nulla e nessuno ne aveva saputo più niente. Aveva faticato, aveva lavorato duramente per loro e poi... lo avevano abbandonato lì a fare ciò che non gli riusciva più.

Ridere.

"Bello schifo"

Si truccò gli occhi con la matita creando delle lacrime nere che scendevano sino alle guance e si colorò le labbra con un rossetto in tinta. Si guardò ancora e trattenne l'impulso di distruggere lo specchio con un pugno. Era il suo compito, fingere.

Fingere durante il giorno, recitare durante lo show e mentire sempre.

Era mai stato sé stesso almeno una volta? Non lo sapeva e questo gli metteva tristezza. Non riusciva nemmeno a ricordare se avesse mai avuto una sua propria personalità, dato che doveva sempre indossare delle vesti che non gli appartenevano.

Guardò il suo cappello da giullare, se lo mise in testa sistemando le ciocche corvine al di sotto di esso e dopo aver fatto l'ennesimo sospiro si alzò dalla sua seduta e si lisciò il vestito largo e colorato dello spettacolo.

Si diresse verso il backstage, lì dove avrebbe dovuto fare la sua entrata in scena, spostò la tenda e guardò il collega che stava finendo il suo numero. Il nuovo acrobata era davvero bravo, non ricordava come si chiamasse, ma di certo con quei capelli lo avrebbe riconosciuto tra mille. Tutti si sarebbero ricordati del trapezista dalla chioma rosa confetto.

«Hoseok, sei pronto? Tra poco tocca a te» concitato Namjoon, il presentatore più carismatico che avesse mai visto in vita sua, gli fece cenno di entrare «Ma certo, sono sempre pronto» rispose, piegando le labbra in un grande falso sorriso.