Epilogo

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L'unica cosa che vedevo davanti a me era una finestra, chiusa oltretutto. Erano circa tre secoli che continuavo a chiedermi perchè fosse chiusa, voglio dire, chi è che terrebbe chiusa una finestra del ristorante di un albergo? Immaginai che il panorama dietro alla persiana non doveva essere poi così male, anche perchè Baltimora era una bella cittá. Mi sarebbe piaciuto visitarla eccetera eccetera, ma i miei amici erano contrari. A loro interessava solo la partita di baseball.
"Ehi bella addormentata hai intenzione di mangiare o no?"
Abbassai la faccia sul tavolo e vidi il piatto di insalata che avevo ordinato, a volte mi pentivo di essere vegetariano, non che volessi mangiare carne o roba simile, solo che nei menù dei ristoranti non c'erano molte cose vegetariane, ecco.
In ogni caso mangiai ascoltando, o meglio, cercando di ascoltare, quello che dicevano i miei amici.
Parlavano di baseball. E non avevano certo tutti i torti, dopotutto eravamo a Baltimora per quello, per il baseball dico. James, il tipo biondo seduto alla mia destra, mi aveva convinto, anzi diciamo pure costretto, ad andare con loro.
Lasciatevi dire che non ci capisco una mazza di baseball. L'unica cosa che sapevo era che quelli di Los Angeles non avevano speranze col Baltimora, che l'anno scorso hanno vinto il campionato, ma i ragazzi volevano assolutamente assistere a questa "storica" partita dal vivo.
In ogni caso, smisi di cercare di ascoltarli dopo neanche due minuti, concentrandomi sulla mia insalata che, a dirla tutta, faceva pure schifo.
Alla fine rinunciai a mangiare e ritornai all'osservazione della finestra chiusa.
Contai un centinaio di volte le crepe che c'erano attorno alle persiane chiuse e arrivato alla centunesima, sentì movimento nel tavolo dietro di noi. Qualcuno aveva spostato rumorosamente la sedia per sedersi, odiavo quando la gente lo faceva, era veramente irritante. Decisi di dedicare la mia attenzione al maleducato, o maleducata ancora non lo sapevo, seduto dietro di me.
"Allora hai intenzione di venire alla partita con me o no?"
Mi battei una mano sulla fronte.
Baseball.
Ancora.
Oltre ad essere maleducato aveva anche una voce terribile.
Sospirai e tornai ad osservare la finestra, mi piaceva sempre di meno ogni secondo che la guardavo. In quel momento la trovavo orribile. Presi un'altra forchettata di insalata e me la portai alla bocca.
"Non lo so Richard, non mi è mai piaciuto il baseball."
L'insalata mi andò di traverso ed iniziai a tossire come un matto, stavo soffocando.
Non poteva essere.
Eppure la voce era la sua.
Non poteva essere.
"Frank stai bene?!"
L'espressione di James era un misto tra il divertito e il preoccupato. Annuì tossendo ancora un po' e continuando a sputare insalata. Presi il bicchiere pieno fino all'orlo che mi stava porgendo Todd, il moro seduto alla mia sinistra.
Mentre bevevo soffocando, pensavo alla strana situazione che si era creata circa un anno prima.
Avevo incontrato James e Todd casualmente, era il mio compleanno ed ero andato in un pub a festeggiare con Jamia, avevamo lasciato i bambini a casa con la babysitter e la serata si prospettava niente male. A un certo punto della serata, quando l'alcool scorreva ormai a fiumi nelle mie vene, un tipo alto e biondo mi si scaraventò addosso facendomi cadere dal mio sgabello. Mi ricordo che Jamia rideva, in preda alla sbornia e io guardavo senza capire il colosso biondo che mi si era piantato a cavalcioni sullo stomaco. Mi ricordo che un tipo ancora più alto del biondo comparve dietro di lui e lo tirò su per le braccia, rimettendolo con fatica in piedi. Poi mi aiutò ad alzarmi, scusandomi del comportamento del suo amico.
Così ho conosciuto due di quelli che adesso posso considerare cari amici.
Il biondo era James, ovviamente e il moro Todd. I due erano l'uno l'opposto dell'altro eppure erano amici sin dal liceo, era una situazione buffa no? L'angelo e il diavolo in poche parole.
In ogni caso, pensavo a queste cose mentre bevevo l'acqua che mi aveva dato l'angelo Todd.
Finito di bere e di soffocare, tornai ad ascoltare i due seduti dietro di me, a quanto pare stavano ancora discutendo sulla partita.
"Avanti non posso andarci da solo!"
"Io non ho intenzione di venire Rich."
Era la sua voce.
Ne ero sicuro.
L'avrei riconosciuta tra un milione, la voce di Gerard Way.
Sará perchè ho passato dodici anni della mia vita ad ascoltarla.
Sará perchè l'ho sempre trovata stupenda in ogni sua sfumatura.
Qualsiasi cosa fosse, era la sua ne ero sicuro al cento percento.
Potevo girarmi, direte voi, certo potevo, ma non avevo il coraggio di farlo, non volevo vederlo ma soprattutto non volevo che lui vedesse me.
"Ma siamo venuti a Baltimora proprio per la partita Gerard! Devi venire!"
Gerard.
Se prima ero sicuro al cento percento, adesso lo ero anche al duecento percento.
"Va bene, in fondo siamo venuti qui apposta."
"Quindi verrai?"
"Si, verrò."
Non potevo crederci.
Dico davvero, non riuscivo proprio a crederci. Voglio dire, sembrava tutto così incredibile. Passai il resto della cena in una specie di trance, non vedevo e sentivo più niente, dopo l'ultima frase di Gerard, non riuscivo neanche a pensare.
"Ehi bella addormentata, noi torniamo in camera vieni?"
La voce di James mi arrivò da molto lontano, da un altro pianeta, da un altro universo e mi ci volle un po' per capire il significato delle sue parole. Quando afferrai il cocetto mi alzai molto lentamente, senza fare rumore. Non avevo il coraggio di voltarmi verso il tavolo di Gerard, anche se non li sentivo più parlare nè niente.
Passai la notte a fissare il soffitto dal letto della mia camera, mi ci ero buttato senza neanche cambiarmi o spogliarmi, mi sentivo come una stella marina sul suo scoglio, sdraiato a quel modo. L'unico pensiero che passava per la mia testa era quel "Domani vedrò Gerard"
Che poi avrei anche potuto non incontrarlo o vederlo, magari decideva di non andarci alla partita, ma ero troppo eccitato al pensiero di vederlo e compagnia bella, che non mi importava di quei piccoli particolari, dopotutto domani avrei visto Gerard.

Baseball Match (Frerard)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora