Colse uno strano verso, qualcosa di roco, come un respiro fattosi più pesante. L'odore di legno invase le narici.
La nuca stanca cadeva pesantemente sul corpo, attratta dal basso. Ciuffi di capelli blu pendevano nel vuoto e gli occhi socchiusi erano incerti se aprirsi, ogni muscolo era indolenzito e si rifiutava di rispondere ai suoi comandi, vittima già dell'opprimente dittatura delle corde che lo tenevano ancorato ad una sedia. Il tempo necessario per svegliarsi dal torpore del sonno e dare uno strattone, che il rumore del legno e di quei fili che si ribellavano alla sua decisione riecheggiarono nello stanzino in cui si trovavano.Confuso e allarmato il giovane alzò di scatto il capo, trovando un secchio d'acqua e uno spazzolone appoggiati al muro.
Strizzò più volte gli occhi per realizzare che non si trattava di un sogno, i crampi alle braccia e il formicolio alle gambe erano reali. La schiena umidiccia e appiccicata allo schienale ne avvertiva un'altra al suo tergo: qualcun altro era con lui in quella stanza.
Si girò.
La chioma di Ange lo rassicurò immediatamente, ma la serenità durò poco. L'inclinazione del suo capo verso sinistra, abbandonato nel sonno, gli fecero capire che era stato l'unico ad essersi svegliato.
«Ange» non aveva voce. O forse era ancora così stanco che le corde vocali erano ancora assopite, il risultato fu un suono forse poco più forte di un sussurro.
«Ange» riprovò alzando la voce. Niente. Tentò di capire dove si trovassero, rilassò le palpebre cercando di ricordare qualcosa...un vortice viola...
Era sicuro che si trovassero in una radura, erano a caccia. Poi la tempesta, poi...Cynthia! Che fine aveva fatto? Non la vedeva. Era stata presa anche lei da...da quella specie di tornado luminoso?
«Ange!» le serviva sveglia, viva, voleva capire come avevano fatto a finire in quella situazione. Forse qualcuno li aveva rapiti.
Passò un'ora, forse due, e non aveva smesso di spingere per cercare di liberarsi, gli artigli estratti non servivano a nulla se non a procurargli piccoli tagli ogni qualvolta stringeva i pugni. Cominciò a gridare aiuto, ma come si aspettava la risposta gliela diede solo il silenzio.
Il volto arrossato e gonfio per lo sforzo stette per cominciare a mostrare delle lacrime che non volevano fuoriuscire. Inclinò il capo scontrandolo con quello della compagna, e la soffusa luce in alto gli parve accecante. Non poteva sapere che nel sonno, sulle labbra della ragazza si era formato un sorriso raccapricciante.
I minuti continuavano a trascorrere, improvvisamente tutto gli sembrò buffo e incredibilmente assurdo. Gli parse di essere in quei film di spionaggio durante la scena dell'interrogatorio. Provò a ridacchiare senza che la preoccupazione infierisse.
Quando credette di aver recuperato serenità, quando credette che prima o poi sarebbero stati liberati, l'eco della sua stessa risata risuonò nella stanza e si rese conto che la voce non gli apparteneva. Quando tutto questo accadde il viso di Ber si fece ancora più scarno, tutto d'un tratto sembrò che il mondo gli crollasse addosso.
I canini affilati e gli artigli estratti presentavano il risveglio del Vampiro, cosa che non accadeva da più di quattrocento anni. Ella stava scalpitando, impaziente di uccidere.
Il ragazzo urlò il suo nome col tentativo di richiamarla e portarla di nuovo alla realtà, ma dall'altra parte ottenne solo il sibilo di un serpente affamato. Il cigolio della porta prevalse su quel miscuglio di suoni, Bernd non poteva vedere però chi entrava nella stanza. La paura gli impose l'assoluto silenzio, i passi che si affrettarono si dirigevano verso di loro.
Infine il dolore dato dal liquido iniettato nel collo...un urlo di Ange...
In quello stesso istante la presa delle corde si fece più debole, egli cadde a terra. Erano state tagliate.
Frastornato si girò, scalciando per togliersi di dosso gli ultimi pezzi rimasti sulle caviglie. Girando il capo vide vagamente due figure che lottavano, una di queste doveva essere sicuramente la sua amica. Una era nera, non definita, cercava di mantenere la ragazza, finché questa non crollò tra le braccia di quello strano individuo parendo senza vita.
La prima cosa che si udì fu il rumore di una porta esterna che si chiudeva. L'odore del parquet era più forte, l'unica luce di quello stanzino tremolò come a voler simulare un black out, ma tornò sana subito dopo. L'umidità infiltrata ormai tra le sue ossa si unì all'indolenzimento muscolare e al martellante mal di testa.
Bernd sbatacchiò confuso le palpebre finché non gli tornò la memoria, ed allora le convulsioni di terrore raggiunsero il suo corpo costringendolo a mettersi a sedere, poggiato al muro vicino allo scopettone. Sempre a terra, poté finalmente vedere pienamente anche l'altra parte della stanza.
Le sedie a cui li avevano ancorati erano sparite, davanti ai suoi occhi ora solo una porta incorniciata ai lati da due mobili contenenti varie bottiglie.
Non potendo sapere dove si trovasse Cynthia, dove avessero portato Ange, se avrebbero portato via anche lui lo atterriva. Vedeva la porta e le bottiglie ma non le guardava davvero, poiché si concentrava sul vuoto. Guardava oltre.
Cercava di estrarre dai ricordi qualcosa che potesse collegare gli eventi accaduti, di scavare nel passato per rintracciare un possibile errore commesso. La testa continuava tuttavia a scoppiargli e non collaborava, per cui l'unica possibile azione rimastogli da fare era alzarsi e vedere cosa nascondeva quella porta. Avrebbe voluto fare di più, odiava dover vivere passivamente un evento, e adesso che se n'erano presentati una cascata di quel genere oltre al sentirsi inutile era anche stanco e privo di forze; ma non avrebbe mollato. Durante la sua lunga vita dovette affrontare problemi anche peggiori, fu proprio pensare questo che gli diede la forza di avanzare passo dopo passo verso il suo obiettivo.
Non riconosceva il rumore delle sue stesse suole a contatto con il legno, i piedi li sentiva estranei. Si chinò per osservare dalla fessura, tuttavia era troppo sporca perché si potesse vedere qualcosa. Scostò le pupille verso le bottiglie, quel vetro malinconico e vecchio rispecchiava il suo stato d'animo. Vuoto.
Tremava, gli artigli fuoriuscivano all'erta avvertiti dalla paura. Fece un lungo respiro dopo aver tenuto a lungo il pomello senza riscaldarlo, essendo ormai privo di calore corporeo. Anche se fosse stato in vita sarebbe stato gelido a causa del misterioso problema che gli era presuntuosamente piombato addosso.
Contrariamente a quanto avrebbe voluto il cigolio fu piuttosto forte, aprì ancor più lentamente la porta sperando che il frastuono si dissolvesse.
I suoi occhi timorosi puntavano il pavimento, ignorando che in quel piccolo bar una ragazza dalla chioma corvino occupava un tavolino, tutta sola.
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Afterlife's 13
Mystery / Thriller[Vari RPG horror] Nati dall'Inferno Si sa la natura degli RPG Horror; con trame infelici, disturbi mentali o genitori che non sono buoni esempi da seguire. Cosa accadrebbe se avessero la possibilità di rendersi persone reali? Osserveranno una re...