Il tarlo che ci rode

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"Se un sogno si attacca come una colla all' anima tutto diventa vero tu invece no. Ma puoi quasi averlo sai! Puoi quasi averlo sai!Tu puoi quasi averlo sai! E non ricordi cos'è che vuoi. Ha ancora un senso battersi contro un demone quando la dittatura è dentro te?"
(Padania – Afterhours)

1° settembre 2017

Harry stava lottando, strenuamente, contro l'impulso di seguirlo e afferrarlo per il braccio.
Respirò a fondo, maledicendosi per la sua debolezza. Dopo tutto quel tempo, dopo tutti gli anni trascorsi, non era ancora riuscito ad imparare a sottrarsi a quel demone acquattato nell'anima. Poteva dimenticarsene, ignorarlo per lunghissimo tempo, ma era sempre lì: un mostro rintanato nell'ombra, pronto a saltar fuori all'improvviso e a lasciarlo in cenere.
Malfoy non sarebbe mai scivolato via dalla sua mente... dalla sua pelle.
Rivederlo era stato scioccante.
Osservare di nascosto i danni del tempo sul suo viso ancora di più. Sempre corrucciato, sempre con un'ombra a gravargli sugli occhi: perché  il destino sembrava accanirsi contro di lui? Gli si strinse il cuore.
Rabbrividì, guardandosi intorno smarrito, certo di averlo al fianco, ma non c'era nessuno e per la prima volta, da anni, tornò a sentire l'odore nauseabondo della solitudine. Si appoggiò al muro, per sorreggersi e ritrovare il suo equilibrio.
Respirò a fondo, maledicendo il dolore che provava allo stomaco, imprecando contro le paure di bambino che sembravano aver rialzato la testa.
Com'era possibile che al solo vederlo il mondo tranquillo e solido che tanto gli piaceva, e che difendeva strenuamente ogni santo giorno, sembrava essere andato in frantumi?!
Cercò di concentrarsi sull'immagine di Ginny e dei suoi tre figli: un conato di vomito gli contrasse l'esofago. Era una marea nera di senso di colpa quella che premeva per uscire.
Non di nuovo.
Non doveva assolutamente percorrere gli stessi errori di un tempo e mettere a repentaglio tutta la sua felicità per un fantasma. Malfoy era un fantasma e tale doveva rimanere. La sua ricomparsa non significava nulla.
Ma nonostante il suo proposito,  non poté fare a meno di rivedere il suo volto mentre volgeva uno sguardo intenerito e preoccupato a suo figlio. Malfoy era diventato padre, si era sposato. Ripensò alla moglie, una donna esile e molto bella, all'apparenza fragile. Tuttavia non doveva esserlo poi tanto per essere stata in grado di stargli accanto, a lui e ai suoi luoghi oscuri: Harry stesso era scappato a gambe levate davanti a tutta quell'inquietudine. Astoria Greengrass, sapeva poco o niente di lei.
Harry rise di sé stesso e della sua immotivata gelosia per quella donna che probabilmente era solo molto più coraggiosa di lui.
Deglutì a vuoto, arrossendo violentemente quando si rese conto del corso che avevano preso i suoi pensieri.
Si staccò dal dannato muro e una imprecazione irripetibile gli sporcò la bocca.
"Cinquanta punti in meno a Grifondoro, Potter!"
Harry aprì la bocca e mise una mano sul petto: il cuore galoppava talmente forte che pensò gli stesse venendo un infarto. Quella voce, la sua voce.
Si girò lentamente e trovò due occhi di ghiaccio a fissarlo. L'aveva trovato, riusciva sempre a scovarlo: come se fiutasse il suo odore.
"Malfoy..." disse infine Harry.
L'altro si passò una mano tra i capelli e rispose sprezzante: "Sì, è ancora il mio nome a quanto pare."
La solita strafottenza con la quale nascondeva imbarazzo e paura. Non era cambiato di una virgola.
"Sono passati diciotto anni." Harry parlò senza rendersene conto.
Malfoy annuì: sapeva cosa si celasse dietro quelle quattro parole.
Diciotto anni senza alcun contatto.
Harry sentì il suo sguardo soppesare la sua figura, forse per sovrapporla al ricordo di un tempo, quando entrambi erano giovani... quando in un anno si erano depredati di tutto, nella speranza di trovare qualcosa di sé nello sguardo dell'altro. Non ci avevano trovato nulla: solo una droga per anestetizzare il dolore.
"Ti trovo bene." Fu Malfoy a rompere il silenzio. Questa volta non c'era derisione nel suono della sua voce.
"Anche tu sei in forma. Allora hai un figlio e una moglie! Sono felice... mi sembri felice..." Rispose Harry confuso.
Draco sorrise. Un sorriso dolce.
"Sì, sono felice. Anche se..." Si interruppe respirando rumorosamente.
I sensi di Harry si protesero verso di lui, allarmati dalla nota dissonante che avevano percepito.
"Anche se? Qualcosa non va?" Fece Harry, preoccupato.
"Niente, Potter. Vedo che non hai rinunciato a ficcare il naso negli affari altrui!" Rispose Malfoy seccato. Più con sé stesso che con Harry.
Harry incrociò le braccia infastidito da quel cambio di umore.
In fondo erano rimasti gli stessi imbecilli di vent'anni prima.
"Ti saluto Potter, stammi bene. Salutami Ginevra e la Granger...ops... il Primo Ministro".
Gli voltò le spalle e se ne andò.
Harry era troppo sfinito per corrergli dietro.

IL TARLO CHE CI RODE (solo sangue e non magia)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora