Saint Claire

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Vivian Mallory.

E' questo il nome che hanno scelto per me quando sono arrivata. Ero solo una neonata in fasce che non aveva colpe eppure mi avevano affidato il pesante fardello dell'abbandono. A quanto ho saputo nei successivi 17 anni della mia vita, sono stata lasciata davanti alla porta nella classica cesta con una coperta. La stessa in cui era Dumbo quando arrivò al circo. Quindi per una buona parte della mia inutile vita, ho creduto fosse colpa della cicogna. La fottuta cicogna. Non sapevo nulla sul mondo esterno, continuavo semplicemente con la routine, la cosa più normale del mondo no?

Apro gli occhi crogiolandomi nel letto e attendo che la mia voglia di vivere scorra nelle mie vene arrivando al cervello.
Mi aspetta l'ennesima, monotona giornata all'istituto. Mi tiro su e stiro ogni millimetro del mio corpo allungando le braccia al cielo mentre inspiro profondamente. Mi guardo intorno, le altre stanno ancora dormendo, oggi sono stranamente mattiniera. Decido quindi di alzarmi dal letto e sistemo le coperte, prendo i miei vestiti, la solita veste grigia lunga e le scarpe bianche semplici. Appena termino il tutto una testolina vagante attira i miei occhi, Carla si è appena svegliata e vedo che è ancora mezza addormentata mentre si tira su con le braccia staccando la testa a fatica dal cuscino. Si gira notandomi con ancora i capelli color cannella attaccati al visto e appena i suoi occhi incontrano i miei il cenno di un sorriso si forma sulle sue labbra."Buongiorno principessa" dico posando con cura l'ultima coperta appena piegata sul letto. Carla ha 13 anni ma rispetto alle sue coetanee è più propensa a parlare con persone di una fascia di età più alta. Prende gli occhiali neri dal comodino accanto al suo letto e li indossa. Ognuna di noi ha solo un letto e questo comodino con due scompartimenti è più che sufficienti per le poche cose che abbiamo."Buongiorno Geco"le sorrido. Mi chiama geco da sempre. Dice che sono bava a nascondermi proprio come un geco che si mimetizza nelle foglie. In effetti capita spesso che la mia presenza venga ignorata, non so come io faccia ma è come se riuscissi a renderla una
nulla , e a nascondino riesco sempre a vincere perché nessuno è capace di trovarmi. " Smettila con quel nomignolo" incalzo ridacchiando e mi risponde semplicemente scostando la testa in segno di no. " Vieni a fare colazione con me?" mi avvicino a lei mentre si alza dal letto e fa tutto ciò che ho appena terminato di fare anch'io. "certo dammi un minuto e arrivo ".
Il rumore di sottofondo delle varie persone che parlano sedute ai diversi tavoli si fa strada nelle mie orecchie e devo sforzarmi per sentire cosa mi sta dicendo Carla "davvero da non crederci, lei è stata adottata giusto ieri ma non credo durerà molto, ha un carattere pessimo e sarà difficile nasconderlo costantemente ai suoi adulti" i miei occhi vagano tra le varie pietanze che servono oggi mentre scorriamo in fila con un vassoio tra le mani.Una zuppa dal colore per niente appetitoso e una specie di purè, poi alcuni frutti e un tortino alle noci. "sono sicura che abbia i suoi motivi per essere così..." mi soffermo un secondo guadagnandomi una smorfia da parte di Carla seguita da un movimento di incoraggiamento della sua testa che slitta in avanti. "insomma così...Sam!" Riprendo semplicemente facendo spallucce. Sam ha un carattere davvero difficile ma è oltremodo graziosa, ci credo sia stata adottata nonostante l'astio nei suoi occhi verdi. "Si esatto! È Sam dannazione, siete tutti troppo accecati dalla sua bellezza per capire di cosa è capace quella ragazza." i nostri vassoi vengono riempiti in modo quasi disgustoso delle varie pietanze , e il suono vicino dato dalla collisione del purè nel vassoio mi chiude lo stomaco. Ririto il vassoio e attendo Carla, ci avviamo verso un tavolo libero e troviamo posto per sederci. Mando giù a forza i bocconi ormai abituata alla mensa della nuova cuoca, non è che avessi molta scelta tra questo e la morte a causa della fame. "A proposito Vivi hai sentito la storia di Jack?" mi fa attirando nuovamente la mia attenzione."no cosa succede?" mi sventola una mano davanti al naso e mi fa segno di avvicinare il mio orecchio a lei "Jack dice che l'altro giorno ha trovato il cadavere di uno dei bambini più piccoli" mi giro guardandola mentre le sopracciglia mi si incarnano creando un'espressione di stupore sul mio viso. "stai scherzando spero." rispondo guardandola dritta negli occhi onestamente curiosa di sapere di più. "Lui dice che era davvero affezionato al bambino e che quando è stato adottato prima di andare via aveva dimenticato un peluche a cui era molto legato, quindi lui ha deciso di portarglielo e si è allontanato dall'istituto!"La guardo e sgrano gli occhi" stai dicendo che gli adulti hanno ucciso quel bambino?" mi guarda e fa cenno di non saperlo. "non lo so ma di sicuro è successo qualcosa. La grande Signora gli ha detto che per lui era troppo tardi e che purtroppo era molto malato. Quando è stato adottato per la troppa emozione non ha retto e appena ha visto gli adulti è morto." la grande signora è nostra madre, lei ha costruito il Saint Claire per permettere a tutti noi di vivere una vita tranquilla nonostante il mondo non abbia apprezzato la nostra nascita.Tutti noi rispettiamo la grande Signora, gli adulti sono persone che hanno compiuto i 18 anni, sono usciti dall'istituto a loro volta e ora tocca a loro accudire altri bambini. Tutto il mondo è pieno di questi istituti che prendono i bambini portati da dio alla loro porta e se ne prendono cura. Tra meno di un anno avrò l'età da matrimonio. Non vedo l'ora di uscire da qui. "Povero bambino, spero non sia stato male prima della sua dipartita" dico sinceramente per poi terminare il cibo nel vassoio e godermi il mio meritato tortino alle noci.
"Beh si..." dice prima di continuare col suo pasto. Finiamo tutto e andiamo verso le aule dove ci attende la lezione di canto. Al termine ci spostiamo nei corridoi, Carla mi avvisa che ha dimenticato qualcosa in aula e decido di aspettarla sulle scale all'entrata.
Mentre mi dirigo verso il mio obiettivo vedo la grande signora parlare con un uomo distinto, si sfrega le mani e una piccola goccia di sudore le bagna la fronte, passando di lì sento per caso un pezzo della loro conversazione. "Mi hanno riferito che lei ha materiale di ottima qualità." Il suo tono freddo e distaccato emana potere da tutte le parti, ha intorno a sè una strana aria e un brivido mi gela la schiena improvvisamente.
"Certo certo signor Arnold le assicuro che sono tutti ben istruiti e pronti all'uso." Dice lei sorridendo nervosamente. Una fitta scarica di adrenalina percorre lr mie ossa, come se avessi paura di qualcosa e non capisco cosa. I miei sensi diventano più acuti e i miei passi diventano più incerti. Dietro di loro una figura corvina sovrintende la conversazione, e mi sta guardando. I suoi occhi glaciali sono il motivo del mio stress, sembra disinteressato alla conversazione ed è concentrato su di me.
Raccolgo tutte le forze che possiedo e riesco a fare finta di nulla mentre sorpasso la scena e mi dirigo sulle scale.
Arrivata in una zona sicura il fiato sembra mancarmi e le gambe tremano così tanto da costringermi a sedermi su uno dei gradini.
Cosa mi sta succedendo?

Bloody OrphanageDove le storie prendono vita. Scoprilo ora