14.

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Quella mattina si svegliò più stordito del solito; tutti gli eventi della sera precedente scorrevano davanti ai suoi occhi, ogni singolo movimento, ogni singola parola, gli andavano a creare nella testa più confusione del solito eppure quei pensieri avevano lasciato lo spazio a un paio di occhi azzurri che lo avevano guardato confuso a fine serata.
Dannazione, quegli occhi azzurri che non lasciavano i suoi pensieri nemmeno per un istante, li sognava anche la notte però...non sapeva a chi appartenessero, anche se dentro di lui intuiva chi fosse il padrone di quel paio, solo perché  quelle lunghe ciglia albine a darne da contorno.
Gojo Satoru; sarebbe stato la sua morte, una morte bianca e piacevole che gli riempiva le giornate in un modo o nell'altro. Si era tirato su da letto, aveva raccolto il cellulare dal comodino e lo aveva acceso: ed eccolo lì che non lo lasciava.
Satoru gli aveva inviato un messaggio del buongiorno, lui li aveva fissato per un bel po' prima di chiudere il cellulare. Lo avrebbe risposto magari nella tarda mattinata, in quel momento aveva da fare; il suo negozio doveva essere aperto.
Prese la giacca, dopo aver dato uno sguardo alla finestra e aver notato la tempesta che imperversava a quell'ora. Si calò il cappuccio nero sulla testa e uscì fuori dal suo appartamento. Percorse le scale a due a due, arrivando fuori dal palazze ed entrando subito nell'auto, giusto in tempo per non beccarsi una grande pioggia che si era scagliata diretta sulla sua auto. La accese, infilando le chiavi nella toppa e subito partí. Non che avesse voglia di rivedere quel nudo bianco che aveva il negozio proprio di fuori al suo, nell'ultimo periodo non riusciva  nemmeno più a toglierselo dalla testa nonostante cercasse di farlo in tutti i modi.
Fece un sospiro, parcheggiando l'auto vicino al negozio e scendendo di fretta e furia per non beccarsi tutte lui quelle potenti gocce d'acqua che sembravano essere più pesanti a ogni passo che faceva per avvicinarsi a quel dannato negozio; avrebbe dovuto mangiare di più, se ne stava uscendo dau suoi stessi vestiti. Qualche anno prima quel giubbotto gli entrava bene, ma in quel momento sembrava essere più grosso di tre taglie.
Riuscì ad aprire il negozio, tolse subito il giubbotto bagnato fradicio e lo appese all'appendiabiti.
Poi fece il giro della cassa e controllò sull'agenda gli appuntamenti che aveva quel giorno. Non li ricordava mai. Venne però distratto dalla porta che si aprì.

"Abbiamo appena ap-"
Alzando lo sguardo, Suguro subito si ammutolì quando notò la figura di Mahito svettare velocemente dalla porta alla cassa dove si trovava lui, stando a debita distanza da lui oltre quel muretto. Bene, per lui, che non sopportava di essere troppo vicino alle persone.
"Cosa ci fai qui ? Il tatuaggio è fatto da poco. Ti avevo detto di ripassare tra una settimana per fartelo controllare."
Disse Suguro, alzando un sopracciglio e notando che l'altro, con un sorriso sulle labbra, aprì la zip del giubbotto e tirò fuori una busta bianca in carta.

"Ti ho portato la colazione in realtà."
Sussurrò, allungando la busta verso di lui.
Suguro non riusciva a capire; il suo sopracciglio era ancora inarcato, il suo sguardo passò da Mahito alla busta che gli aveva dato. Ancora più confuso.

"Grazie ? Presumo."
Sussurrò infine, mettendo da parte la busta e riprendendo a controllare l'agenda.

"Sai, pensavo che magari potessimo andare a cena io e te, da soli, fuori."
Sussurrò Mahito a un tratto. Suguro era ancora più confuso. Perché si stava comportando in quel modo.
"Stasera."
Sussurrò, sporgendosi oltre quel muretto che li separava con le mani premute sulla superficie di esso e il sorriso sulle labbra. Suguro storse appena la bocca; non che gli dispiacesse mangiare qualcosa fuori, nemmeno al suo corpo sarebbe dispiaciuto un po' di cibo, ma lui non sapeva come si sarebbe potuto comportare.

Sospirò, a quel punto.
"Ci penso su."

L'altro fece un sorriso ancora più ampio e si allontanò dal muretto.
"Passo a prenderti per le otto."
Un altro sospiro lasciò le labbra del corvino, mentre l'altro sparì dalla sua vista uscendo alla porta: non si sarebbe arreso mai allora.
Riprese a controllore l'agenda, vedendo altri appuntamenti dei giorni a seguire. Quella mattina ne aveva due.
Nel pomeriggio un altro paio.
Sentì la porta aprirsi nuovamente, pensando fosse ancora quell'idiota e fece per aprire bocca, mentre alzò lo sguardo. La dovette richiudete quando vide Gojo li, proprio di fronte a lui.

"Cosa ci fai qui ?"

"Perché non hai risposto al mio buongiorno ?"

Love is one twisted cursed (JJK)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora