«Ao, Manuel! Un numeretto o' devi girà, 'o sai come se gioca, sì?»
I rimproveri di Chicca non gli erano mancati: adesso che la ragazza frequenta una scuola differente, si vedono meno, però è stata comunque invitata quella sera insieme agli ex compagni di classe.
Lei un briciolo gli manca, ma i suoi rimproveri no, anche se, a dire il vero, quello gli serve per recuperare, in parte, un contatto con la realtà.
Si è perso nei propri pensieri da qualche minuto - tredici, per l'esattezza - da quando hanno iniziato quello stupido gioco di società.
Manuel non ha mai giocato a tombola a Natale perché ci vogliono tante persone e lui ha sempre passato le feste soltanto con la sua mamma - non che questo gli sia mai pesato, sia chiaro, però non gli ha permesso di fare quell'esperienza di giochi da tavolo insieme a infiniti parenti che si vedono tre volte all'anno.
Forse, da un lato, dovrebbe persino ringraziare, almeno si è risparmiato anni de e la fidanzatina?
Ad ogni modo, non ci ha mai giocato, eppure conosce le regole e sa anche che si dovrebbero puntare dei soldi per i vari traguardi. Tuttavia, si trova ad una festa organizzata da Matteo, quindi non si sorprende del fatto che al posto di cumuli di monete, al centro del tavolo ci siano dei bicchieri pieni di gin e vodka.
Lui non ne ha ancora toccato uno e non perché non voglia, ma non ha coperto nemmeno un numero delle sue tre cartelle.
«Guarda che me piacerebbe, così non bevo 'n cazzo!» commenta, smorzando una risata.
Non ha bevuto nulla. Qualcuno dalla parte opposta di quel tavolo rotondo, sì, e parecchio.
«Oh, Simó!» esclama Matteo, seduto di fianco a Manuel «Ma come fai a sta' già ubriaco che avemo appena iniziato a giocà?»
Delle risate riecheggiano in quella piccola cucina troppo piena per ospitare tutti i dieci presenti.
«Perché stava già pieno prima, Mattè!» lo informa Luna, sistemata accanto al ragazzo nominato. Tiene in mano un bicchiere di shot vuoto, dato che ha appena coperto la casella del numero otto estratto.
Ridono di nuovo tutti, tranne Manuel.
Di norma, lo farebbe, si lascerebbe trasportare dalla leggerezza del momento, eppure, in quel momento, non riesce a farlo.
Resta serio, mentre il suo sguardo si posa Simone, sui suoi ricci scuri che gli si sono incollati alla fronte, i suoi occhi che si son fatti rossi e lucidi, sul sorriso storto e sul modo in cui si regge malamente la testa con una mano.
«Sto benisssssimo» lo sente dire, allungando e storpiando le lettere «sto pure—vincendo. Sfigati.»
«Non stai a vince niente, hai due numeri abbassati!» rimbecca Luna.
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Sotto al tappeto
FanfictionDelle volte, a Manuel capita di riporre qualcosa che è successo e che gli fa paura sotto ad un tappeto come si farebbe con la polvere, una sorta di se non lo vedo, non esiste. E per un po' funziona, per qualche tempo il suo cuore non duole, ma dopo...