Capitolo 1

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1.

Pioveva quando Mitch uscì dal Noir, il night club in cui lavorava.

Come sempre negli ultimi giorni, la perturbazione che aveva colpito la costa Est dell'Atlantico non accennava a dare segni di tregua, anzi, sembrava intenzionata a trasformare la città nel regno di Atlantide. A lei non dispiaceva: con la pioggia Metrocity appariva quasi piacevole. Quasi.

Nulla avrebbe mai cancellato la ripugnanza per quella fogna a cielo aperto che chiamavano metropoli. Più che l'epicentro del mondo ne era il buco del cesso, dove gli abitanti se ne stavano aggrappati alla tazza per non finire nello scarico mentre lo scopino, alias la Leeman Tower, sede delle Leeman Industries, cercava di spingerli sotto la superficie stagnante dell'acqua.

La Leeman Tower, che svettava con la sua architettura tutta vetri tra le nuvole come un obelisco di depravazione morale, si vedeva da qualunque angolo della città, anche dal confine più lontano, e avresti potuto scommettere cento dollari a occhi chiusi che non era stata una scelta casuale.

Mitch si tirò il cappuccio del parka sopra la testa e si avviò in direzione della fermata della metropolitana più vicina. Imboccando le scale, afferrò una copia del City News dal dispenser di giornali che ne fiancheggiava l'accesso e si cacciò in bocca una caramella al gusto forte di caffè. Dato che il suo orologio biologico si era invertito e la notte non dormiva più, aveva sviluppato una dipendenza dalla caffeina in tutte le sue forme per restare sveglia durante il giorno e sbrigare le mansioni legate al mantenimento del suo lavoro, come firmare il foglio presenze, ritirare l'assegno dello stipendio e altre formalità burocratiche/amministrative che necessitavano della sua presenza fisica.

Quando ebbe raggiunto e attivato il tornello, il giornale era già un pastone di cellulosa e inchiostro annacquato; le macchiò le dita.

«Ottimo» borbottò tra sé, più fantasma che corpo in carne e ossa. Affrontare la luce del sole la riduceva a uno spettro. Ormai era una creatura notturna.

Si pulì sui pantaloni della divisa e cercò di dare un senso a quello che restava della prima pagina. Il City News era l'unico quotidiano che valesse la pena acquistare tra l'immondezzaio delle altre testate giornalistiche: il più importante, ma anche il solo a non essere un concentrato di notizie scandalistiche e a non scadere nel tabloid.

La fotografia associata all'articolo mostrava il rampollo delle Leeman Industries in tutta la sua oscura bellezza. Un volto spigoloso caratterizzato da sopracciglia folte, occhi ambra tendenti al giallo – quasi demoniaco – e mascella definita sopra un corpo scolpito nella pietra. Impeccabilmente abbigliato di un completo Armani, i capelli scuri erano ingellati ad arte per scoprirgli la fronte; un trucchetto che avrebbe dovuto ispirare fiducia, aprire lo sguardo e altre cazzate legate all'immagine creata a tavolino su di lui dall'entourage di social media marketers che gli volteggiava attorno. Peccato che fosse il nemico pubblico numero uno.

Nella finanza, almeno. E nell'avanguardia ingegneristica e meccanica. E anche nella produzione farmaceutica, così come nel settore astronautico... Non c'era un vero e proprio campo da cui tenesse alla larga i suoi artigli affilati.

Mitch non credeva in Dio, ma se ci avesse creduto avrebbe sostenuto che Connor Leeman fosse la progenie di Satana (non era poi troppo lontana dal vero, considerato quello che aveva fatto Leeman senior). Tanto attraente quanto diabolico, la sua figura si ergeva in un mare magnum di sparizioni improvvise, morti misteriose, testimoni messi a tacere, magnati dalle spalle robuste che d'un tratto ritiravano la loro offerta e si ammansivano come cagnolini scondinzolanti, pronti a corrergli attorno alle gambe e a cagare a comando. Non era un segreto che ovunque egli allungasse la mano, infatti, ottenesse lo stesso risultato: i suoi affari prosperavano mentre quelli dei suoi avversari avvizzivano.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 15 ⏰

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