Ritrattare

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È passato un mese dalla mia fuga. Un mese che è sembrato un eternità.
I primi giorni li ho completamente passati a letto a contemplare il soffitto visto che il mio contratto iniziava esattamente una settimana dopo.
Ho messo in standby tutti i social, li riprenderò quando mi sentirò pronto a farlo, a ricominciare. Si dice che il tempo curi tutte le ferite giusto?
Allora non mi resta che aspettare, sono arrivato a questa conclusione.
Passerò le mie giornate così, come fanno tanti…vivendo la giornata.
Ho cambiato numero di cellulare…dato che sono in Giappone è molto più comodo averne uno del posto. Questa è la scusa che mi sono raccontato visto le continue chiamate da parte sua. Mi sento già uno schifo, non voglio affrontarlo, non me la sento di sentirmi ancora più in colpa.

“Eravate entrambi consenzienti”.
<<Non lo so P. Eravamo ubriachi, è vero non era la prima volta che ci baciavamo dopo aver alzato troppo il gomito ma finiva con una risata e Khaotung che riempiva nuovamente i bicchieri>> Il solo nominarlo mi fa mancare il respiro, provo un dolore costante all’altezza del petto, una sensazione di vuoto e di abbandono. Fisso i tre cubetti di ghiaccio nel bicchiere ricoperti di liquido ambrato, lo raccolgo e lascio che questi si scontrino con il vetro emettendo un leggero tintinnio. Il sapore acre e forte del whisky riempie il palato, lo stomaco brucia ed un senso improvviso di calore mi pervade per poi scemare, nella bocca ancora un sapore amaro. Come la mia vita.

Osservo il barman che da qualche settimana è diventato il mio punto di riferimento, il suo bar il mio posto sicuro. È un locale piccolo, appartato e non lontano dal mio appartamento. La luce soffusa rende ancora più elegante il legno del bancone, delle tiepide luci verdi percorrono le mensole di vetro illuminando delicatamente le bottiglie.

“Questo lo offre la casa” Allunga sul bancone un altro bicchiere di Jack con qualche oliva ed accenno un soffuso ringraziamento perso nei miei pensieri. Questo posto mi piace perché capiscono quando e il momento di lasciare i clienti soli con loro stessi e son sempre disponibili nel momento in cui hai bisogno di parlare. Sono come dei diari scritti con inchiostro trasparente, assimilano tutto quello che gli viene scritto e restano lì, qualche volta indelebili ed altre di passaggio pronte per esser dimenticate.



“meung…andiamo, il locale deve chiudere…meung…” apro appena gli occhi cercando di mettere a fuoco la persona che si palesa affianco a me.
<<P…!!>> il viso perfetto e sempre sorridente di Tay prende lucidità davanti ai miei occhi <<perché sei qua? New ti ha mandato ancora in bianco?>>
Rido da solo alle parole che ho appena pronunciato “se succede davvero per colpa tua lunedì te la farò pagare. Mi ha chiamato Earth dicendo di venire a prenderti.” Con difficoltà mi rivolgo all’amico barman dicendo che sono in grado di andare a casa da solo come sempre, così sulle mie gambe.

Mi alzo dallo sgabello ma poso male il piede al pavimento e finisco con la faccia nuovamente sul bancone…questa volta fa male.
Le braccia di entrambi mi sorreggono rimettendomi seduto. Rido della mia sfortuna lamentandomi poi per il dolore al naso.

“non riuscirò mai a portarti a casa da solo.” Rispondo che può aiutarlo Earth ma questo, giustamente, declina la mia richiesta dicendo che deve occuparsi del locale. Avverto Tay sospirare mentre osserva il cellulare, la sua espressione è tra il contrariato ed il preoccupato. <<E’ New?>> Annuisce sospirando di nuovo
“se non sono a casa tra 1 ora mi farà dormire fuori…cavolo…dovrò portargli dei Dango per farmi perdonare…” . <<vuol ballare il Tango?! Amico lasciatelo dire ogni tanto il tuo ragazzo ha dei gusti…>> non finisco la frase perché il maggiore si mette al telefono “meung hai riposato? Si son con lui, aiutami a portarlo a casa non è lontano dall’appartamento, ti mando la posizione.” Chiude la chiamata rimettendo l’apparecchio nella tasca dei jeans. I miei sensi si stanno offuscando sempre più, lo sento pronunciare un nome molto familiare ma rido, figurati se lui, quella persona è qua.

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Impreco portando le mani alle orecchie, la testa sembra voler scoppiare dalle fitte che ricevo ed il martellante suono della sveglia mi da la nausea.
Allungo il braccio per spegnere lo strumento diabolico ma quello che tasto sotto il palmo della mano non è il freddo vetro del comodino ma qualcosa di morbido, lanuginoso. Confuso sposto il braccio più in là avvertendo il tepore del parquet. Fantastico ho dormito a terra. Chissà come diavolo ho fatto a tornare a casa…ricordo Earth, e Tay e…spalanco gli occhi tirandomi su di scatto e picchiando la testa al vetro sporgente del comodino impreco, il mio malessere è aumentato assieme al dolore corporeo ma nella mia mente continua a girare un unico nome…Khaotung.


<<NONONONONONO NON E’ POSSIBILE, NON PUÒ ESSERE POSSIBILE LUI NON PUÒ ESSERE QUA. LUI NON DEVE ESSERE QUA…>> corro praticamente ad aprire la porta di quella che sarebbe stata la sua stanza osservandolo poi interdetto e con la bocca aperta <<…è qua…>> sbatto la porta e corro a rifugiarmi nella mia camera imprecando contro me stesso ed il karma.






Pov Khaotung



“Meung…quando hai intenzione di dire a First che ti piace?”

<<Quando lui la smetterà di ritrattare i nostri sentimenti. L’ho baciato consenzientemente più di una volta e ci sono anche andato a letto e cavolo lo rifarei ancora, in ogni momento ma non se deve scappare così ogni volta.
Colpa dell’ alcool…non è colpa dell’ alcool è colpa del fatto che già da sobri vorremo mangiarci in ogni momento ma lui non riesce ad ammetterlo…fa male P…come ti sentiresti se New scomparisse senza dirti niente dalla tua vita?>>

Lo sguardo del più grande si oscura costringendolo ad ammettere che lo odierebbe. Varchiamo la soglia di quello che è il nostro nuovo appartamento, giusto per due persone è semplice ma carino.
<<Aiutami a metterlo a letto…>> lo trasciniamo fino alla sua camera anche se è dal locale che continua a pronunciare frasi sconnesse e di dubbio significato.
In dieci minuti mi ha professato il suo amore per poi ritrattarlo rovinosamente almeno sei volte ed il suo sguardo appena mi ha avuto davanti agli occhi è stato per me sia una carezza che un pugno nello stomaco, la sua espressione ha avuto un cambio repentino di sentimenti.

Mi siedo sul letto, accanto al corpo semi incosciente di quello che dovrebbe essere il mio migliore amico. <<Codardo.>> Lo sussurro forse più a me stesso.
So che la sua più grande paura è la mia ma siamo andati fin troppo oltre, tanto che la stava rendendo reale. Qualsiasi cosa lui deciderà lo accetterò perché non voglio vivere una vita senza di lui.

<<First…meung alza le braccia.>> so quanto odia dormire vestito, è pesante ma riesco lo stesso a tirarlo seduto mentre gli sfilo la maglia, sospiro gettandola a terra, ha un odore nauseabondo <<ma quanto hai bevuto?!>> Poso una mano dietro la sua nuca, cercando di ri-appoggiarlo delicatamente sul materasso ma mi ritrovo tra le sue braccia, il viso sul suo petto ed il corpo avvinghiato al suo. Mi stringe, così come si stringe il mio cuore quando scoppia in un pianto isterico, mi tiene a sé come se volesse inghiottirmi col suo corpo, accarezza i miei capelli ed alzo di poco il viso per osservarlo, i miei occhi pieni di lacrime e la sua perfezione contorta dal dolore. Faccio l’unica cosa che in questo momento mi sembra plausibile, mi sporgo sulle sue labbra sussurrandogli il mio amore e confortandolo, lui risponde con un profondo bacio a stampo per poi tornare a farmi posare la testa sul suo petto, l’odore acre del whisky sulla sua pelle ed il suo respiro che va calmandosi sono la mia culla.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 17 ⏰

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