Il primo caso Ezra Lewis

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Ed ecco che dopo tanti anni mi ritrovai di nuovo in centrale, sin da piccolo saltavo con elevata costanza la scuola per stare al lavoro con mio padre, ricordo che mi sedevo in una sedia girevole vicino alla sua scrivania,delle volte annoiato iniziavo a girare sulla sedia come una trottola, ma mi elettrizzavo quando arrivava una telefonata e ciò che si dice quando si alza la cornetta. anch'io, un giorno, avrei voluto dire "centrale di polizia, qual è il suo problema?", ed è arrivato. Finalmente mio padre mi aveva assunto, lui era sempre contrario, voleva che diventassi un medico o qualcosa di simile, continuava a ripetermi che era un lavoro che toglieva tempo alla famiglia e non voleva che lo facessi anch'io. Avendo 20 anni senza alcuna esperienza nell'ambito lavorativo non pensavo di farmi una famiglia, almeno per ora. Fui affiancato con mio padre, di nuovo in quella sedia, mai cambiata perché in fondo sapeva che sarei ritornato. La prima chiamata della giornata, mi spaventai, fui preso di soprassalto, quell'ufficio profondava in un silenzio ormai da ore. Rispose mio padre.

"centrale di polizia, qual è il suo problema?" Non mi stancherò mai a rimane affascinato da quella frase.

Una voce femminile rispose con un tono spezzato dalle lacrime "Una ragazza, le sue compagne di sport l'hanno trovata in una pozza di sangue negli spogliatoi". Ero allibito non mi era mai capitato di sentire un caso di omicidio, perché in fondo era di questo che si trattava. Uscì dalla stanza mentre mio padre si faceva dare più informazioni dalla telefonata, io andai a bere un bicchiere d'acqua, tutto ciò mi aveva fatto contorcere le budella dello stomaco.

"Ezra" mi voltai sentendomi chiamato

" si papà?

"Domani dobbiamo andare da Diana Gray, per indagare sul caso." Avevo ancora la nausea non credevo mi portasse con se. Vide la mia smorfia di paura e disgusto.

"Ezra sapevo che non eri pronto, non importa vado con qualcun altro"

"No" risposi in modo stroncato

Mio padre mi racconto la vicenda, non potevo arrivare li senza sapere l'accaduto. Karen Hunt, vittima di una atroce violenza, fu trovata morta,negli spogliatoi di una squadra femminile di pallavolo, dalle sue compagne dopo una partita con delle pugnalate al petto e al torace e due sulla schiena, in tutto 9. L'arma, si presume un pugnale da caccia, sparì insieme l'artefice della morte di Karen.

Il mattino seguente ero già pronto molto prima dell'incontro, non riuscì a dormire quella notte sapendo che se non avessimo trovato l'assassino, potesse attaccare ancora. Arrivati davanti al centro sportivo si notavano varie macchine di polizia della centrale e i curiosi limitati da nastro giallo che delimita la zona. Per fortuna il corpo era già stato portato via, non sarei riuscito nemmeno ad entrare sapendo che dentro c'era ancora la ragazza. Entrai nell'ufficio dell'allenatore della squadra di Karen, mio padre iniziò a fargli delle domande, non era un interrogatorio,fuori la sede poteva solo avere un certo tipo di comportamento. L'allenatore Hemmings era molto agitato, quasi insicuro nelle risposte. Furono richiesti degli interrogatori per l'allenatore e per le compagne di squadra, in tutto sei sospettati. Qualcosa mi diceva che stavamo andando del tutto fuori strada.

Una settimana dopo entrai in ufficio e vidi le compagne di pallavolo di karen sedute nella sala d'attesa, non sapevo i loro nomi e decisi di dargli dei numeri dalla prima alla quinta.

Entrò la prima.

Raccontò l'amicizia con Karen

"Io e karen non ci frequentavamo al di fuori della pallavolo, era una tipa molto timida, le voci in giro dicono che abbia fatto qualcosa e che l'abbia pagata così, ma io so che Karen non aveva fatto nulla, era una ragazza per bene, non si sarebbe cacciata nei guai". Anche la seconda e la terza ragazza hanno detto la stessa cosa per Karen. Chi mai poteva ucciderla? E perché? Se era una ragazza per bene come dicono, sarà stato un pazzo ad ucciderla?. Mi sta esplodendo la testa, odio gli enigmi e questo caso di più. Entrarono la quarta e la quinta ragazza insieme,strano, di solito si entra sempre uno a uno. Erano le migliori amiche.

"che rapporto avevate con Karen Hunt?" chiese mio padre

Le due ragazze si guardarono e poi risposero "Noi e Karen eravamo migliori amiche, ci dicevamo tutto, sapevamo qualsiasi cosa di lei e lei di noi".

Mi intromisi io e dissi "Sapete qualcosa di lei che nessuno sa?". Un silenzio durato dieci secondi fu spezzato da una delle due con un secco "si". Ci raccontarono che non era timida come tutto il quartiere credeva che fosse. Si era lasciata da poco con il suo ragazzo da un paio di mesi e nessuno lo sapeva, perché nascondersi? Mi faceva pensare che c'era qualcosa dietro, devo trovarlo senza far sapere nulla a mio padre. Non capiscono che stanno andando tutti dalla parte sbagliata, mio padre sospetta di più delle ragazze e non dell'allenatore Hemmings e del nuovo ragazzo nominato. Dopo una lunga riflessione decisi di indagare da solo, a mio padre dissi che non volevo più fare parte di questo caso. Giorni dopo andai al centro sportivo e mi misi a parlare con l'allenatore, quando mi vide scappò non capii il perché, feci il giro e lo ritrovai davanti non aveva più vie di fuga. Non aprì bocca che lui già stava piangendo, non dissi niente e andammo nel suo ufficio. Ancora in lacrime mi raccontò che aveva avuto una relazione con lei, giustificandosi che sapeva di avere il doppio degli anni di lei, cioè 15, e di aver interrotto la relazione pochi mesi dopo.

"ma quindi è lei il ragazzo di cui parlano le migliori amiche di karen?".

"No non sono io, c'era un altro ragazzo, veniva sempre agli allenamenti non smetteva di fissarla, a Karen dava talmente fastidio che usciva dal campo e andava negli spogliatoi e lui la seguiva" rispose.

"Sa descriverlo?" Chiesi

"No, indossava sempre una felpa diversa e si copriva col cappuccio, notai solo una volta che ha i capelli biondi poiché gli era arrivata una pallonata che gli aveva fatto cadere il cappuccio, ma il suo volto non lo ricordo". Parlammo ancora un po' ma non mi disse nient'altro di importante. Uscì dalla stanza, impossibile... c'era il ragazzo descritto da Hemmings, no sarò diventato paranoico io, questo caso non mi faceva dormire la notte,essendo il primo in tutta la mia vita.

Ma decisi di seguirlo lo stesso. Ero dietro di lui continuava a camminare, senza mai fermarsi. Da una porta uscirono mio padre e il suo collaboratore, mio padre mi vide e mi chiamò "ezra? Tu che ci fai qui? Non è più compito tuo", il ragazzo incappucciato si girò, alzò il capo era coperto da una benda tranne gli occhi e disse "Lewis?!". Come faceva a sapere il mio cognome? Quella voce sembrava familiare. Senza nemmeno accorgermi di nulla lui stava già correndo via, mio padre stava venendo da me e decisi di scappare come il misterioso ragazzo, ma uscendo lo vidi e iniziai a seguirlo. Dopo una decina di minuti di corsa lui inciampò, che fortuna! non ne potevo più di correre. Gli serrai i pugni le lo misi faccia al muro, tentava di liberarsi ma gli veniva difficile. Si calò la benda scoprendo il volto, non potevo crederci, era lui, il mio migliore amico che non vedevo dai tempi di scuola. "Lewis, lasciami andare, amico!" non esitai alle sue parole, lo strinsi più forte, era un pericolo sin da piccolo, per questo motivo mi allontanai da lui. Sentii l'urlo di mio padre, mi aveva seguito anche lui, distraendomi il mio vecchio amico Lucas non perse tempo e prese dalla tasca un pugnale, ancora sporco di sangue vecchio,sembrava quasi ruggine. La punta della lama toccava il mio collo, mio padre impugnava la pistola, ero spacciato, mi avrebbe sgozzato con o senza una pistola puntata.

"Dai,Lewis, hai ancora paura?"

"Non ho paura"

"Diceva la stessa cosa Karen, ma guarda che fine gli ho fatto fare"

"Cosa?! Sei stato tu?"

"E chi sennò, amico."

Arrivarono altri agenti da dietro e lo ammanettarono. Facendo esaminare il pugnale e il sangue presente era quello di Karen, era lui il colpevole l'ha anche confessato,era impossibile negarlo. In centrale confessò che geloso che Karen potesse avere altri uomini oltre lui decise di ucciderla, gesto ripugnante per persone sane di mente, ma lui non era così, dal suo punto di vista era anche normale. Mio padre si meravigliò con me credendo che avessi capito già tutto, ma era stato solo un caso,quasi fatto apposta, non mi presi nessun merito, l'assassino doveva essere fermano indipendentemente da chi fossa stato a scoprirlo. Il caso di Karen Hunt fu chiuso con un colpevole, Lucas Gray, nipote della signora che chiamò in centrare annunciando la morte della ragazza, arrestata anche lei,accusata di essere complice.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 22, 2015 ⏰

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