Part 1

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6 Luglio 1958

Caro Jungkook,
Sono appena arrivato. L'afa assopita dei campi mi ha colto alla sprovvista e cerco disperatamente di risparmiare aria.
Io sto bene, delle accoglienti mura mi stanno attorno, d'un legno chiaro e luminoso.
Ti scrivo dal tavolino posto poco avanti la cucina; vanta una finestrella che ne lumeggia gentilmente la superficie, intiepidendola d'un tepore confortevole al tatto. Ti lascerò uno schizzo del vaso coricato sul davanzale, contenente un mazzetto di rosmarino che di tanto in tanto disturba le mie narici. Una volta incontrato il suo pungente aroma, il tuo viso mi è apparso alla mente come un sogno d'infanzia, vivido e tenero. Da sole le mie dita si sollevarono per accarezzarti, ma si infransero nell'aria a metà strada non potendo raggiungerti.

Non ho ancora riposto i miei abiti, né organizzato le mie cose in questo nuovo spazio: avrò tempo di farlo nel tardo pomeriggio.
Troppo è stato lo sgomento di afferrare carta e penna per tenerti aggiornato, sperando di sentire presto tue notizie. Dalla fretta ho addirittura ignorato la presenza di un pianoforte senza coda dietro il divano. Non potrò suonare per te, ma ti prometto di inviarti degli spartiti. Suoni ancora, vero? Dimmi che non hai abbandonato il piano te ne prego; era tanta la grazia con cui sfioravi i tasti, ed ogni melodia, anche la più stridente, a te s'adibiva a dolcissimo canto.
Ricordo ancora quando mi chiedesti di insegnarti... Mi auguro che almeno questo rimanga un lieto ricordo per te.
Per me, ogni tua traccia è giubilo.
Ma le tue distratte immagini non bastano: anelo il tuo tocco, muoio per udire la tua voce. Anche questi verdi e prosperosi campi non eguagliano il tuo splendore, anche l'odore agrumato dell'aria non raggiunge l'allegria del cuore mio quando incontra il tuo profumo, anche il calore che mi sfiora la pelle non ha a che spartire con le tue lievi carezze.
Senza te il mio corpo è intangibile e la mia anima inconsolabile.
La intiepidisco dunque e la inebrio con asprissimo nettare, che scorre in gola incendiando il suo cammino. Quando il capo si fa pesante, corico il mio corpo martoriato al suolo freddo; a contatto col gelo la pelle ardente sfuma in condensa.
Eppur quel calore, nonostante nocivo, è così simile al tuo umile abbraccio, e mi ci contorco fino al capogiro.

I paesaggi del posto sono ricchi di verde, di frutti maturi, di colori brillanti, ma il mio pensiero già corre all'inverno; in cuor mio questa bellezza è già sprecata, e caduca giace sul terreno, spappolata come membra sacrificali; e che fine fa quel colore? che mi lascia questo senso di gioia che provo osservando i vigneti se essi saranno tra poco meno di concime?
È questo il pensiero che tento di eliminare, è questo sentimento schivo alla pace che combatto e che mi ha portato qui.
Quando mi desterò al mattino ed il canto gentile dei fringuelli non mi parrà una trenodia, il mio animo sarà così libero, ed io a gran voce griderò il tuo nome, pieno d'amore.

-Yoongi

Lettere dall'Oltretomba [myg;jjk]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora